Dal 16 aprile al
26 giugno il Museo Civico
di Piazza del Santo di Padova
ospita "La Parigi
di Edouard Boubat", promossa dall'Assessorato
alle Politiche Culturali e Spettacolo - Centro
Nazionale di Fotografia, in collaborazione con
Grazia Neri, e coordinata
da Elena Ceratti ed Enrico Gusella.
Edouard Boubat © Grazia Neri |
La mostra di Edouard Boubat (Parigi, 1923-1999), fotografo
dell'agenzia Rapho rappresentato in esclusiva per l'Italia
da Grazia Neri, è costituita da 116
fotografie in bianco e
nero, e si focalizza sulla capitale
francese, dove il fotografo è nato,
dove ha sempre vissuto,
nonostante i suoi numerosi viaggi all'estero, e dove ha
avuto modo di esprimere visivamente la sua particolare sensibilità
legata ad una visione surrealista
delle cose.
La ricerca fotografica di Boubat inizia subito dopo la
guerra, e si sviluppa seguendo due percorsi
paralleli: da un lato il reportage,
attraverso le commissioni della rivista Réalités,
di cui, negli anni Cinquanta, sarà l'inviato internazionale;
e dall'altro lato su Parigi
di cui coglie le suggestive atmosfere.
Come ricorda Françoise Reynaud,
curatrice delle Collezioni fotografiche al Musée
Carnavalet, "gli album che Boubat ha pubblicato, La
Survivance (1976), Pauses
(1983), Les Boubat de
Boubat (1989), mostrano i 'lavori
e i giorni' dell'umanità". Infatti,
in un universo quasi atemporale, Boubat ha colto gli abitanti
del pianeta con le loro gioie e i loro fardelli,
i loro costumi e i loro paesaggi, e ne ha conservato i segreti
secolari dentro poemi fotografici. Allo stesso
modo Parigi risulta essere fonte d'ispirazione delle sue
immagini fuori dal tempo.
Le vedute della capitale francese sembrano ispirarsi
agli stessi artisti che la rappresentarono quale
modello di un costume e della sua quotidianità, secondo
un particolare stile proprio di una famosa canzone dell'epoca
quale "Paris sera toujours
Paris".
Edouard Boubat © Grazia Neri |
Camminatore instancabile e amante della luce che scende
dal cielo e dalle nuvole parigine, Boubat ha raccolto, con
la sua personale delicatezza,
i riflessi argentei dell'acqua e gli scintillii degli alberi
sugli argini, le silhouettes che vanno e vengono o che si
fermano; uomini e animali quali pretesti per comporre una
scena in grado di coniugare serenità ed emozioni.
Lo testimoniano, del resto,
le stesse immagini che rappresentano l'allegria dei bambini
che giocano nei parchi, la solitudine delle persone, di
uccelli e pietre quali esempi delle fotografie più
sorprendenti. Tutto ciò che c'è di insolito
dietro ogni angolo di strada è stato catturato
dallo sguardo del fotografo francese, originale cantore
di una bellezza inaspettata,
imprevedibile e talvolta indefinibile. Sempre pronto a sfruttare
la casualità degli
incontri, il mistero di una luce, di una presenza o di un
gesto, la grazia di un'espressione
o di una forma, Boubat dimostra che il sogno
anima gli istanti della realtà.
Edouard Boubat © Grazia Neri |
Ammiratore di Atget e Alvarez-Bravo,
Eugene Smith, Brassaï,
Cartier-Bresson e Doisneau,
possiede, come loro, il surrealismo
nelle vene, e un classicismo
inevitabile che pervade le fotografie più
trascendenti: gli stuccatori estatici degli Champs Elysées
(1960); i bambini gladiatori del Quai aux fleurs (1954);
Jean Marais mascherato da Hermès (1953) che fissa
l'obiettivo; la bambina con le banderuole sull'avenue de
Saint-Ouen (1950), fino all'anziana donna semi-nascosta
dai suoi materassi alla finestra di rue Mazarine (1950);
lo sguardo corrucciato della bionda Lella (1947) dietro
la sua enigmatica amica bruna; l'atteggiamento sognante
della modella nuda della Grande Chaumière (1956)
e della giovane donna sulla porta di un caffè del
XIV° arrondissement (1952). Sono ogni volta delle occasioni
per fermarsi e donare all'immagine un nuovo significato,
talvolta completamente slegato dalla realtà.
E come egli stesso ricorda:
". ritrovo l'eredità dei poeti, dei pittori,
dei pensatori, dei costruttori di cattedrali, dei passanti
che camminano. E oggi? Oggi, mi trascino ancora per le strade
in compagnia di chiunque! E incontro ancora gli innamorati
che si scambiano gli sguardi, i pittori che dipingono lo
stesso quadro e la moltitudine di turisti dotati di macchine
fotografiche. Parigi cambia ma non si logora mai ed è
questo il suo mistero, il suo male. Se guardiamo gli oggetti
fotografati ci accorgiamo che cambiano a seconda del vento,
della pioggia, delle nuvole, della luce infinita e dell'aria
del momento".
www.grazianeri.com
Edouard Boubat © Grazia Neri |