Prima di tutto, il colore.
È senza dubbio il fulcro della mia ricerca dalla
quale si dipartono tutti quei singoli elementi, complementari
e protagonisti allo stesso tempo, che mi permettono di esternare
e sviluppare la mia interiorità. Infatti non mi considero
un fotografo nel senso più stretto del termine: cerco
semplicemente di esprimermi attraverso la fotografia.
All'inizio sono stato trascinato quasi inconsapevolmente
dalle gradazioni e sfumature
che mi circondavano: una sorta di innamoramento con quel
quid misterioso che infiamma e appaga, senza approfondire
le ragioni.
Poi, pian piano, il primo impatto coloristico ha "razionalizzato"
tutta quella serie di elementi che mi hanno aperto svariate
strade di sperimentazione. Sfruttando come cardine il paesaggio.
Terra, acqua, cielo, vegetazione, architettura, nudo, cominciavano
a prendere vita propria, a respirare quell'ampiezza data
loro dalla composizione, dal ruolo chiave della luce, dalla
prospettiva.
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Iniziai a prendere coscienza delle difficoltà
nel riunire tutte queste caratteristiche al momento dello
scatto, e soprattutto nella capacità di saper cogliere
quell'attimo irripetibile.
Lasciarsi andare a ciò che vedo, mi aiuta a focalizzare
il momento, a viverlo appieno senza preconcetti, proprio
come fanno i bambini. Ecco che con il clic si libera energia
allo stato puro. È un'alchimia tra razionale e sogno,
un semplice meccanismo che scaturisce la sintesi, ovvero
l'espressione di un'idea. "Semplificare,
semplificare, semplificare", alla maniera di
Thoreau.
Tante volte si è portati a pensare che percorrendo
strade già battute ci venga graziato un 50% di sbaglio;
ma proprio le molteplici esperienze sul campo mi insegnano
che non c'è mai un solo modo efficace di raccontare
un soggetto, né tantomeno una soluzione scontata.
Uno sguardo, magari imperfetto,
ma dannatamente nuovo, può far scattare un'inaspettata
scintilla di genialità.
Non mi interessa la realtà pura e semplice, ma la
sua trasformazione in un punto di
vista soggettivo, cosi' da renderla processo creativo.
Anche per questo preferisco che le immagini non abbiano
didascalie, che parlino da sole, che ricreino nella mente
di chi le guarda, allusioni e stimoli per l'immaginazione.
Ci dev'essere la spinta a non accontentarsi mai di ciò
che ci si presenta davanti. E il paesaggio toscano non si
lascia soltanto ritrarre, ma dà appunto la possibilità
di creare.
Un'esperienza totale con luce, sensi, rumori, odori, in
cui il fotografo deve saper cogliere gli elementi essenziali
attraverso una profonda ricerca e concentrazione.
L'essere immerso nella natura, soddisfa non solo un'esigenza
artistica, ma soprattutto un bisogno spirituale.
L'uso degli obiettivi è
un po' la chiave di volta della questione: a volte lo scatto
giusto è proprio davanti ai nostri occhi, e il fuoco
lungo non fa altro che portarcelo in primo piano, catapultandoci
in una nuova dimensione fotografica. Altre volte la sintesi
dell'insieme o "l'esplosione" di un piccolo spazio
va colta con un grandangolo.
Coinvolgiamo tutti i nostri sensi per trovare una visione
d'insieme, un equilibrio, dopodiché è la fotografia
a staccare e a rivisitare il soggetto. Può bastare
il taglio dell'obiettivo, una leggera sfocatura,
e il reale si lega all'irreale, rifuggendo le facili lusinghe
del cosidetto "concettuale", che trovo spesso
molto fine a se stesso.
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Qualcosa che ritengo invece molto importante è il
lavoro di revisione dei miei scatti, eseguito con estrema
meticolosità, per prendere coscienza dei potenziali
errori che spesso non si avvertono sul campo.
Tutto questo mi provoca sempre sensazioni molto forti, facendomi
rivivere quei momenti. In più, con la foto a colori
bisogna prestare una particolare attenzione alla composizione,
e far in modo che ogni singolo elemento si inserisca in
un sistema di relazione; uno scatto a colori se non è
bilanciato, ben tagliato, perde significato, forza. Ne segue
che una foto a colori non può essere una foto in
b/n + il colore, bensì deve esprimere il colore
in se stessa.
Una mia particolare attenzione è rivolta, inoltre,
al grado di saturazione dell'immagine:
a volte preferisco una saturazione corposa, che ottengo
con una leggera sottoesposizione, in modo da esaltare la
profondità e l'impatto coloristico dell'immagine.
Ma altre volte rimango incantato dalla "leggerezza"
e dalla morbidezza di scatti sovraesposti, o dove le alte
luci giocano un ruolo fondamentale.
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Parlando a livello tecnico, il mio supporto più
congeniale è la diapositiva, preferibilmente Fuji,
a bassa sensibilità. Il mio corredo fotografico è
composto da alcuni corpi macchina Nikon
F5 e F100, e di obiettivi dal
14 mm al 400 mm.
Inoltre porto sempre in borsa un duplicatore di focale 1,4x
o 2x. Per il formato panoramico uso Hasselblad
Xpan. La scelta del formato 35 mm è dettata
dalla sua praticità sul campo durante i miei frequenti
spostamenti, spesso a piedi, attraverso campi coltivati,
sentieri o stradine altrimenti non percorribili. In più
con tali piccole dimensioni, e soprattutto con un supporto
come la diapositiva, preferisco evitare interventi successivi,
puntando a giocare d'anticipo, così da determinare
definitivamente, sin dall'inizio, la composizione, l'esposizione
e il taglio nel momento stesso in cui scatto. Riguardo all'argomento
filtri, ne utilizzo solitamente
4 o 5: frequentemente il polarizzatore, poi una gamma di
degradanti su tonalità grigie, blu e malva, qualche
filtro warm e lo skylight.
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Cerco sempre di enfatizzare o esaltare una particolare
immagine, o un suo effetto,
facendo attenzione a non stravolgerla mai; per questo non
mi interessa molto l'uso del computer nel campo della manipolazione.
L'unico emendamento alla mia regola d'oro, riguarda quelle
foto scattate per uso pubblicitario, dove un elemento di
disturbo (come un palo della luce, una macchina), potrebbe
deviare l'attenzione dalle caratteristiche del prodotto.
Sono ormai 15 anni che lavoro in questo campo, durante
i quali ho accumulato una notevole esperienza, anche a livello
umano, insieme a discrete soddisfazioni.
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La fotografia ha sempre accompagnato
i momenti salienti della mia vita, fin dall'inizio durante
gli anni del liceo prima e quelli universitari in seguito;
ho iniziato con un archivio di appena 1000 immagini circa,
puntando al settore turistico, come fotografo ed editore
allo stesso tempo.
Alla consistente produzione di cartoline,
calendari, poster, biglietti e altro materiale vario, si
accompagnano diverse pubblicazioni: "Terre
di Toscana" (1989 e aggiornato nel 1992, 1995,
1998, 2001), "Capri"
(1991), "Chianti"
(1993) e "Paesaggi-Toscana e
Umbria" (1997). Collaboro in modo continuativo
con svariate riviste ed aziende, italiane ed estere; insegno
da anni in vari workshop, e a tale proposito mi preme citare
la mia assidua collaborazione con il Toscana Photographic
Workshop (www.tpw.it),
che organizza vari stage durante l'arco dell'intero anno,
coinvolgendo quotati fotografi da tutto il mondo. Diversificata
è la mia attività espositiva in Italia e all'estero.
Nella mia carriera ho ottenuto premi e riconoscimenti vari.
Attualmente sono impegnato nella masterizzazione e riversamento
su cd del mio intero archivio, che si aggira sulla cifra
del mezzo milione di immagini, assieme a una continua progettualità
sulla creazione di nuovi prodotti. Dal 1999 sono socio e
collaboratore del portale www.terraditoscana.com
e ho un sito www.sandrosantioli.com
dove si trova un'ampia selezione del mio lavoro.