Focus

A cura di:

Il mondo in un secolo di grandi immagini
National Geographic



© National Geographic
 

National Geographic, che per oltre un secolo ha stabilito uno standard di eccellenza nel campo della fotografia naturalistica e culturale, pubblica - in ottobre - quello che annuncia come il più grande volume di immagini della sua storia: Through the lens - Il Mondo in un secolo di grandi immagini. Il volume, che sarà dato alle stampe simultaneamente in venti paesi (in Italia sarà edito dalle Edizioni White Star, 504 pagine a colori, formato 25,5 x 25,5 cm, euro 29,90), contiene 231 fotografie che illustrano il lavoro di 110 fotografi, fra i quali Sam Abell, William Albert Allard, Jodi Cobb, David Doubilet, Stuart Franklin, David Alan Harvey, Chris Johns, Emory Kristof, Frans Lanting, Gerd Ludwig, Steve McCurry, Nick Nichols, James Stanfield e molti altri.
Per il presidente della National Geographic Society, John Fahey, “le fotografie riflettono la passione e la dedizione di uomini e donne che sono i migliori nel loro campo. I professionisti di National Geographic si impegnano a produrre le più straordinarie immagini mai realizzate e i risultati che ottengono sono spettacolari. Per catturare i loro soggetti vanno fino ai confini della Terra, spesso con grave pericolo per se stessi: diversi sono stati coinvolti in incidenti aerei, uno è stato attaccato da uno squalo, altri hanno contratto patologie serie come la malaria e la meningite. Recentemente la nostra inviata a Baghdad ha evitato per poco di essere ferita mentre le forze statunitensi bombardavano l’hotel in cui alloggiava”.
“Scattare fotografie in missione ti porta più vicino alla gente”, osserva George Steinmetz, uno dei fotografi presenti nel libro. “Non solo offre una via d’accesso privilegiata che a un viaggiatore normale manca, ma spinge a guardare le cose in un modo diverso, più analitico. Obbliga ad ampliare se stessi, a calarsi nelle situazioni”.

   

© National Geographic

© National Geographic


Cosa rende grande una fotografia? Joel Sartore, altro fotografo presente nel libro, sostiene che sono tre le componenti essenziali: buona luce, buona composizione e uno sfondo che non confligga con il soggetto principale.
E poi l’attimo, che può essere un’emozione o qualcosa che emerge potente sulla scena”. Il tempismo è decisivo. “Infatti”, continua, “gli scatti migliori sono quelli apparentemente impossibili”. “Gli istanti bizzarri che i nostri professionisti scoprono mentre lavorano sul campo per lunghi periodi è una caratteristica di importanza primaria, che pone National Geographic in una posizione del tutto distinta nel campo fotografico”, afferma Leah Bendavid-Val, editor del libro. “I nostri fotografi trattano le altre culture con grande rispetto e hanno la capacità di mettersi in relazione con i loro soggetti sul piano umano”.

   

© National Geographic

© National Geographic

Il volume è organizzato geograficamente in sei capitoli. Il primo è dedicato all’Europa, una delle aree più presenti nell’archivio fotografico della Society. Dal ritratto di tre bambini olandesi in costume tradizionale, realizzata da Donald McLeish nel 1929, allo studio di una manciata di pere poste a maturare su un davanzale affacciato sul Cremlino, datato 1986 e firmato da Sam Abell, fino agli ondulati filari di vite immortalati nel 2002 da William Albert Allard in Italia, le fotografie dipingono un ritratto culturale che tocca molte nazioni e offre interessanti contrasti tra la vita rurale e quella urbana oggi come nel passato.

   

© National Geographic

© National Geographic

L’Asia è l’argomento del secondo capitolo, che illustra terre in rapida trasformazione e ricche di tradizioni durature, luoghi che abbracciano futuristici skylines e antichissimi templi.
Le immagini più notevoli comprendono il ritratto della profuga afghana Sharbat Gula, realizzato da Steve Mc Curry 17 anni dopo il suo primo incontro con la giovane, i cui occhi di un verde stregato apparvero sulla copertina del numero del giugno 1985, e la fotografia dei guerrieri di terracotta cinesi, antichi di 2200 anni, scattata da O. Louis Mazzatenta.
Il terzo capitolo abbraccia l’Africa e il Medio Oriente. I contrasti sorprendenti di questa regione del mondo sono colti da fotografie come quella scattata nel 1906 da Gardiner F. Williams, in cui un gruppo di minatori di diamanti viaggia a bordo di un carrello trasportatore in Sudafrica, da spettacolari immagini naturalistiche e da sguardi generali sulle molte culture che animano questa parte della Terra, viste attraverso la lente del lavoro, della vita quotidiana e delle tradizioni.
Le Americhe sono trattate nel
quarto capitolo, con immagini che mostrano le differenze impressionanti di formazione culturale tra l’America Latina, influenzata dal mondo ispanico e portoghese, e le culture anglo-francesi degli Stati Uniti e del Canada.
Il lettore viene trasportato a Machu Picchu, in Perù, fotografata nel 1912 da Hiram Bingham, tra i danzatori del Messico, pieni di vivacità, e nel traffico di Times Square, a New York, ma anche nel Belize, al cospetto di un giaguaro ruggente, e in Alaska, di fronte a un orso bruno appisolato.
Il
quinto capitolo, focalizzato sull’esplorazione delle isole e del regno sommerso, contiene eccezionali scatti di David Doubilet, considerato da molti il miglior fotografo subacqueo del mondo, e di Emory Kristof, membro del team che ha offerto al mondo i primi sguardi sul relitto del Titanic.
Lo
spazio e la sua esplorazione costituiscono il tema del sesto capitolo, in cui sono presentate fotografie delle missioni Apollo e dei voli degli Space Shuttle, così come le straordinarie immagini colte dalla sonda Voyager e dal Telescopio Spaziale Hubble, che svelano lo spettacolo di colori allestito da pianeti e galassie lontane.

www.nationalgeographic.com
www.whitestar.it

 


©
National Geographic

Metodi di pagamento: