Teoria e pratica della fotografia con foro stenopeico su pellicola e in digitale

A cura di Gerardo Bonomo

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Il pinhole in cartoncino autocostruito dietro a un tubo di prolunga

A questo punto abbiamo cercato di affinare il progetto con un minimo di “decenza”: volevamo che il pinhole diventasse intercambiabile esattamente come gli altri obiettivi: annegato e fissato nel box specchio diventava naturalmente un problema il rimuoverlo per utilizzare un'altra ottica e il riposizionarlo poi all'interno del box specchio. Ci è così caduto l'occhio su un tubo di prolunga da 12mm che aveva al suo interno l'esatta replica della parte posteriore di un obiettivo, ovviamente senza le lenti. Abbiamo così provato a fissare il pinhole direttamente alla parte posteriore del tubo di prolunga, che abbiamo chiuso frontalmente con un tappo anteriore per fotocamere forato al centro. Tra il tappo e il Pinhole abbiamo inserito un cilindretto di cartone in modo da impedire alla luce di spandersi anche lungo i bordi interni del tubo di prolunga, che hanno delle aperture per permettere la trasmissione del diaframma.

Sul campo abbiamo verificato che utilizzando una sensibilità di 1600 ISO il tempo di scatto in una giornata di sole è intorno a 1/10, 1/20 di secondo, tempi ancora sufficienti per scattare a mano libera. Il rumore di fondo indotto dalla sensibilità elevata toglie poco o nulla alla non nitidezza del Pinhole. Abbassando la sensibilità e ricorrendo a un treppiedi si posso ottenere pose molto lunghe anche in pieno sole, comunque sufficienti a evitare di congelare i soggetti in movimento.

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Il sistema di fissare il pinhole direttamente all'interno del box specchio si era rivelata una soluzione efficace per arrivare alla focale minima accettata dalla reflex, ma aveva due grossi inconvenienti, quello di essere difficile da centrare e macchinoso da fissare e rimuovere. Da qui l'idea di montare il Pinhole sulla parte posteriore di un tubo di prolunga, privo di lenti quindi, ma con l'identico innesto di un obiettivo che avrebbe portato il pinhole quasi a filo con lo specchio, ottenendo ancora una volta la minima focale possibile, ma con la possibilità di montarlo e smontarlo come un comune obiettivo. Si perdono forse due millimetri rispetto al montaggio diretto davanti al box specchio, e di conseguenza qualche millimetro di focale nell'ottica ottenuta, ma si rende le operazioni di montaggio molto più agevoli.

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Poiché i tubi di prolunga hanno delle feritoie lungo il margine interno per la trasmissione
del diaframma, al centro del tubo di prolunga è stato inserito un cilindro realizzato con del comune cartoncino
opaco e che andasse a combaciare con il foro nel tappo anteriore per evitare che luce parassita filtrasse
dai bordi interni bruciando le immagini.

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Per chiudere in modo decente ed ermetico il bocchettone anteriore del tubo di prolunga abbiamo
cannibalizzato un tappo anteriore per corpo macchina Nikon.

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Il tappo anteriore Nikon ha la parte centrale prestampata che sembra
fatta apposta per essere usata come dima per la foratura
.

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Usando una punta da 18mm abbiamo forato il tappo, il foro va eseguito bloccando il
tappo in una morsa, e non cercando di trattenerlo con le dita mentre il trapano è in azione:
dopo, per fotografare, le dita serviranno tutte…!!!

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Il tappo prima e dopo la cura

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Il primo tubo di prolunga con pinhole costruito in cartoncino, montato su una Nikon D50

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Il Pinhole non ha né una minima né una preferenziale distanza di messa a fuoco: abbiamo appoggiato la fotocamera direttamente al righello di plastica su un visore per diapositive: con un tubo di prolunga da 12mm l'area minima inquadrata è di 26mm e il livello di nitidezza comunque in linea con le altre immagini, senza sfocature aggiunte causate da una possibile errata distanza di ripresa. Inserendo uno o più tubi di prolunga o un soffietto dietro al tubo di prolunga in cui è stato inserito il pinhole possiamo ottenere vari teleobiettivi con varie focali.


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Italia 2008, ancora un confronto, su pellicola, tra uno scatto eseguito con un'ottica e uno eseguito con Pinhole;
nonostante la risoluzione dell'ottica sia immensamente superiore a quella del Pinhole, la profondità di campo
del Pinhole virtualmente estesa da un micron dal piano focale fino all'infinito, permette di distinguere nella foto scattata
con Pinhole, più particolari sul piano dell'infinito della foto scattata con l'ottica. Nikon F3 HP con 50mm
e Pinhole Calumet, pellicola Agfa APX100 esposta a 320 IS0; treppiedi per entrambi gli scatti.



 
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