La D40X, la sorella maggiore, della piccola e apprezzata D40, non è solo una riedizione di questo modello con un sensore di risoluzione maggiore. È una fotocamera che sa ritagliarsi il proprio campo d'impiego ben specifico, dando del filo da torcere, su specifici aspetti, anche ai modelli di fascia superiore.

a cura di Valerio Pardi

Vista da vicino Sul campo
Lo zoom di serie: 18-135mm f/3.5-5.6
ED-IF AF-S DX Zoom-Nikkor
135mm, un vero tele Scheda tecnica e conclusioni

 

Sul campo

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Il bello di questa macchina è nell'estrema armoniosità tra il corpo e lo zoom 18-135mm f/3.5-5.6 ED-IF AF-S DX Zoom-Nikkor, e per questo rimando ai capitoli successivi. Per quanto concerne la macchina, in se stessa, posso dire che è un interessante passo avanti rispetto alla più piccola D40. Il solo sensore consente di innalzare il livello qualitativo al pari delle reflex del calibro delle Nikon D80 o D200; ovviamente la D40x non può competere con altre soluzioni presenti nei modelli di fascia superiore come la possibilità di comandare, con il flash incorporato, unità flash in remoto nel sistema di illuminazione creativa Nikon CLS (possibile montando un Nikon SB-800 sulla slitta con opzione Commander oppure il dedicato modulo Commander SU-800) o di sfruttare sistemi AF molto più avanzati come quello della D200 o del recente introdotto su D3 e D300 ma tolti alcuni campi d'applicazione specifici, la D40x compete ad armi pari…
…con il vantaggio del peso e del prezzo decisamente più allettanti.

Osservare una stampa di una fotografia realizzata con una D40x, D80 o D200 e poter dire qual è quella realizzata con il modello entry level è in pratica alquanto arduo; la D40x può infatti integrarsi nel corredo di un professionista come secondo o terzo corpo da battaglia, leggero ma assolutamente all'altezza del proprio compito.

Notevoli sono anche i progressi compiuti sul sensore ai livelli di sensibilità più elevati, in cui si perde solo un po' di saturazione e le ombre si chiudono prima; un risultato comunque impensabile solo poco tempo fa.

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A sinistra uno scatto a 100 ISO e a destra la stessa ripresa effettuata a 1600 ISO. A parte una saturazione
dei colori inferiore e le ombre più chiuse per l'incremento di contrasto, la qualità dello scatto a 1600 ISO è notevole.

Un secondo aspetto che ho imparato ad apprezzare è la presenza di un sistema di elaborazione delle immagini direttamente on-board. Una volta scattata una fotografia in RAW/NEF è possibile riprenderla ed applicargli alcune funzione, tipicamente presenti in CaptureNX come il D-lighting per lo schiarimento delle ombre in controluce, una delle funzioni che più apprezzo del software di Nikon. Ovviamente la fotocamera crea una seconda immagine dopo aver applicato i filtri, lasciando l'originale intatto.

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D-lighting dalla fotocamera utilizzato con i parametri più elevati per meglio far comprendere il tipo di intervento di cui è capace.

Per quanto riguarda l'ergonomia dei comandi, e a parte quanto già esposto, rimando all'eXperience sulla D40. La D40x è una delle fotocamere più confortabili da usare che mi sia capitato di provare: è infatti piccola e leggera ma si impugna con facilità e in maniera salda, e tutti i comandi sono esattamente dove ci si aspetta di trovarli; difficile poter chiedere di più.

La risposta al pulsante di scatto è davvero notevole anche se un poco più lenta rispetto alla D200, ma sufficiente anche per riprendere soggetti in rapido movimento. Ho apprezzato anche il limitato tempo di oscuramento del mirino durante lo scatto, così come la luminosità del mirino, in considerazione anche che si tratta di un sistema a pentamirror e non a pentaprisma, quindi fisiologicamente meno luminoso, e la velocità di scrittura sulle schede di memoria Lexar standard ma meglio ancora sulle versioni SDHC. Ottimo, come sulla D40, il monitor da 2,5 pollici, che si è dimostrato ancora una volta estremamente preciso nel mostrare le immagini riprese, esattamente come se si stesse guardando un monitor di un computer opportunamente calibrato; un aspetto per nulla irrilevante anche se è a tutt'oggi arduo pretendere dai monitor delle fotocamere visualizzati nelle più disparate condizioni di luce, densità, contrasto e precisione cromatica "assoluta".

 
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