The Cal
Collezione Pirelli
Puntuale, da cinquant'anni, torna il Calendario per eccellenza, il Pirelli, The Cal. Da oggetto di campagna di comunicazione è diventato col tempo oggetto di culto, anticipatore di mode, interprete di cambiamenti, status symbol e opera d'arte, laboratorio di idee, tecniche e tendenze della fotografia per tutto il mondo; una vetrina ambitissima per fotografi e modelle.. Presentato per la prima volta nel 1964, il Calendario Pirelli giunge alla sua quarantaduesima edizione con l'anno 2015, affidato questa volta a Steven Meisel.
Hans Feurer, Isole Seychelles, 1974 © The Cal - Collezione Pirelli
Milano lo celebra con una grande esposizione, a cura di Walter Guadagnini e Amedeo M. Turello, a Palazzo Reale fino al 22 febbraio 2015: Forma e Desiderio, circa duecento immagini scattate da grandi nomi della fotografia contemporanea - da Herb Ritts a Richard Avedon, da Peter Lindberg a Bruce Weber, da Peter Beard a Steve McCurry, da Patrick Demarchelier a Helmut Newton - per realizzare ogni anno l'edizione del Calendario. Accompagna la mostra un ricco catalogo GAmm Giunti (180 fotografie, pp.296, euro 35), con le note biografiche dei quarantadue fotografi.
Peter Lindbergh, El Mirage, California, Stati Uniti 1996 © The Cal - Collezione Pirelli
«Tutti i grandi fotografi protagonisti del Calendario Pirelli - sostiene Walter Guadagnini - da Stern a Weber, da Avedon a Newton, da Testino a Sorrenti, da Ritts a Lindbergh e oltre, si confrontano con la storia, con le simbologie e le mitologie, con gli apparati scenografici e con le composizioni astratte, con la ricerca esplicita della seduzione – magari anche solo quella del luogo, non necessariamente quella del corpo – in un tempo sospeso, tra realtà e illusione, elementi tutti che ritornano con costanza ma con diversi pesi nelle singole scelte, e che danno però la cifra complessiva di una straordinaria avventura fotografica».
Steve McCurry, Rio de Janeiro, Brasile, 2013 © The Cal - Collezione Pirelli
«L'intenzione di questa mostra», spiega Amedeo M. Turello, «è di mettere da parte per un attimo l'ordine cronologico, il susseguirsi degli anni scanditi appunto dai calendari, di dimenticare i riferimenti temporali in un processo di rilettura critica in grado di proporre una nuova dialettica, fatta di relazioni, analogie, citazioni e contrasti fra le immagini». Con un percorso narrativo che va oltre la scansione cronologica, tipica dei calendari in sé, la galleria di immagini di Forma e Desiderio propone un itinerario tematico attraverso cinque stanze, ognuna delle quali dedicata agli elementi che accumunano le foto contenute nello spazio: dalla seduzione alla provocazione, dal mito all'eleganza.
Richard Avedon, New York, Stati Uniti, 1997 © The Cal - Collezione Pirelli
La mostra si apre con la sezione L'incanto del mondo nella quale vengono presentate immagini che, almeno fino al 1972, venivano realizzate con l'intento di guidare lo spettatore attraverso due elementi fondamentali come il paesaggio e l'espressione delle modelle. I paesaggi sono quelli caratteristici della fuga verso i paradisi tropicali, oppure si tratta di interni, come nella serie di Sarah Moon, nei quali le protagoniste si abbandonano alla dimensione sognante avulsa dal tempo della reverie. Si tratta di atteggiamenti e luoghi che nell'immaginario collettivo trovano, in quegli anni, i loro corrispondenti nelle pagine di Love Story e nelle ambientazioni dei primi James Bond e che ritornano come rimandi nei cicli di John Claridge del 1993, di Herb Ritts del 1994, di Peter Lindbergh del 1996, di Bruce Weber del 2003 o di Mario Sorrenti del 2012.
Mario Sorrenti Murtoli, Corsica, Francia 2012 © The Cal - Collezione Pirelli
Una delle caratteristiche più ricorrenti nelle diverse annate è quella della citazione dotta, del d'aprés, ovvero di un rapporto non competitivo ma di rispetto verso alcuni dei monumenti della storia dell'arte del passato. Nella sezione Il fotografo e la sua musa (sedotti dall'arte) si analizza l'omaggio a Leni Riefenstahl che Arthur Elgort le dedicò nel 1990, o quello di Clive Arrowsmith che l'anno successivo elaborò una sequenza di citazioni dei maestri dell'arte quali Delacroix, Velázquez, Rembrandt. Particolare è il caso di Annie Leibovitz che cita testualmente non solo i maestri della fotografia ma alcune precise immagini, al fine di trasformare le pagine del Calendario in una sorta di esercizio di gusto volutamente, e provocatoriamente, accademico. Accanto a queste fotografie si troveranno quelle originate da simboli, figure mitologiche, incarnazioni, in cui artisti quali Joyce Tenneson e Karl Lagerfeld fanno assumere alle modelle il ruolo delle muse greche delle arti.
Herb Ritts Paradise Island, Bahamas 1994 © The Cal - Collezione Pirelli
La sezione Lo sguardo indiscreto è incentrata sulle immagini caratterizzate da un misto di provocazione, gioco, trasgressione, che segnano un altro degli elementi caratterizzanti l'identità stessa del Calendario. Dal ‘1969' di Harri Peccinotti, stampato sulla maglietta di una delle ragazze con un non involontario doppio senso, al numero ‘10' attaccato allo slip di Terry Richardson, la sezione passa in rassegna i lavori di Helmut Newton e del suo tipico linguaggio di matrice raffinatamente voyeurista, e dei più recenti e più ammiccanti Mario Testino, Bruce Weber, Patrick Demarchellier, tutti cantori di un erotismo che si dichiara nella sua essenza. Le modelle ritratte sono profondamente carnali, nelle quali provocazione e umorismo viaggiano di pari passo.
Terry Richardson, trancoso, Brasile 2010 © The Cal - Collezione Pirelli
Il Calendario Pirelli propone sin dall'inizio la presenza di immagini costruite sui principi del modernismo fotografico, in cui la visione fotografica del dettaglio, la trasformazione del mondo a seconda del punto di vista prescelto, la metamorfosi delle cose grazie all'inquadratura, sono elementi cruciali del linguaggio che, nel corso degli anni, hanno inciso anche nei generi e nelle professionalità.
Richard Avedon, New York, Stati Uniti 1995 © The Cal - Collezione Pirelli
Nella sezione La natura dell'artificio si potranno ammirare gli scatti di Brian Duffy, di Peter Knapp, fino a raggiungere i vertici nella ricostruzione del mondo per via di geometrie, ispirate dalle tracce del pneumatico sul corpo delle modelle, di Uwe Ommer; o ancora di Barry Lategan, o di Nick Knight, autore di una delle edizioni certo più anomale e sorprendenti, vocata alla sottolineatura di una sperimentazione linguistica che travalica il genere della composizione con figure per arrivare ai limiti della pura astrazione.
Uwe Ommer, Bahamas, 1984 © The Cal - Collezione Pirelli
La mostra si chiude idealmente con la sezione Il corpo in scena che rimarca come, nella storia del Calendario, la combinazione tra modella e ambiente ha assunto un ruolo centrale nella concezione della serie realizzata. È questo il caso di Norman Parkinson o di Bert Stern dove persone, luoghi, abiti diventano personaggio, palcoscenico, set cinematografico, costume, studio fotografico non più nascosto allo spettatore ma rivelato nella sua essenza di grande macchina di costruzione di una realtà parallela.
Peter Lindbergh El Mirage, California, Stati Uniti, 1996 © The Cal - Collezione Pirelli
Una concezione che si condensa nella sorprendente sequenza di Peter Lindbergh del 2002, dove la modella interpreta se stessa che interpreta il Calendario, in una totale e ricercata sovrapposizione di ruoli e di luoghi. In modo non meno eclatante, Peter Beard inscena un autentico viaggio nell'esotismo attraverso un gioco che sembra provocare lo spettatore e invitarlo e riflettere sul confine tra la realtà e le proprie proiezioni. Non solo perché è uno tra i calendari più recenti, ma proprio per la molteplicità di interpretazioni che suggerisce, questa serie rappresenta una sorta di sunto, una pagina ulteriore di un'avventura messa in scena per oltre mezzo secolo.
Peter Beard, Abu Camp/Jack's Camp, Botswana 2009 © The Cal - Collezione Pirelli