Wim Wenders
Urban Solitude
Fino al 6 luglio Palazzo Incontro, a Roma, ospita la mostra Urban Solitude di Wim Wenders, regista prolifico (uno dei principali protagonisti del Nuovo Cinema Tedesco fin dagli anni ’70) ma anche parallelamente fotografo (che si focalizza principalmente sul tema del paesaggio). La mostra offre una visione dello sguardo di Wenders sul paesaggio metropolitano, toccando luoghi lontani, dal profondo West americano all’estremo Oriente, passando per la Russia, l’Italia e soprattutto la sua Germania. Ritratti di città, spesso protagoniste anche dei suoi film, che divengono pagine di storia, manifesti estetici che scolpiscono nel tempo dettagli cancellati dalla velocità con cui si trasformano. Come l’artista afferma, in L’atto di vedere, «le immagini e le città si evolvono in maniera analoga. Credo che le immagini abbiano vissuto un processo parallelo alle nostre città anch’esse cresciute a dismisura. Anche le nostre città sono diventate sempre più fredde, più inaccessibili; estranee e stranianti».
© Wim Wenders, Woman in the Window
La fotografia, rigorosamente analogica, è per Wenders strumento per fissare, catturare e preservare una realtà dalla quale l’uomo si sta progressivamente allontanando rapito dalla virtualità dell’epoca contemporanea e favorito dall’utilizzo delle nuove tecnologie digitali. Intrinsecamente si legge in queste fotografie l’animo dell’uomo errante, la caratteristica nomadica del "voler" perdersi e contemporaneamente di non sentirsi mai straniero, l’intensa ricerca di messaggi nella natura come nelle città. Wenders mira a catturare il "senso dei luoghi", a instaurare un legame diretto e personale con essi, a farli decantare in un’epoca in cui stiamo progressivamente perdendo il contatto diretto con la realtà. La mostra, curata da Adriana Rispoli, presenta venticinque fotografie in cui il tema del paesaggio urbano, caro all’artista, si intreccia indissolubilmente con quello della memoria, dell’attesa e dell’assenza, declinati attraverso immagini che emanano una sensazione di nostalgia e di desolazione, ma anche di naturale calma e bellezza.
© Wim Wenders, Mississippi Town
A un primo nucleo specificamente rivolto all’indagine sugli scenari urbani, in cui è evidente l’influenza dello sguardo di Edward Hopper sulla realtà americana, se ne affianca un altro più recente e forse più intimo. Tratte dalla serie intitolata Places, strange and quite del 2013 queste immagini ben esprimono una personale visione del mondo che cambia. Tornano ricorrenti alcuni topoi della sua poetica: anonimi incroci e solitari angoli cittadini, facciate architettoniche decadenti le cui finestre o vetrine divengono simboli di attraversamento, diaframmi di una realtà altra che si svolge al di là di esse. L’uomo in questo percorso è praticamente assente: «A volte l’assenza di una cosa ne sottolinea l’importanza», avverte Wenders nei suoi appunti. Dell’uomo sono visibili le tracce come sintomi del passaggio del tempo. La forza narrativa delle immagini si intreccia con l’odore della memoria facendone sinestesie visive, incipit di storie affidate all’interpretazione dei nostri sensi primo tra tutti al sottovalutato e progressivamente dimenticato "senso dei luoghi".
© Wim Wenders, Moscow Backyard
Il corpus di fotografie in mostra rispecchia i filoni principali della ricerca di Wenders: la percezione diretta della realtà nel vedere e nel viaggiare. Immagini sospese che raccontano il passaggio dell’uomo attraverso la sua assenza, la memoria dei luoghi in un silenzioso flusso del tempo. Le opere esposte sono accompagnate da haiku dell’artista che “immortalano” il suo pensiero al pari delle immagini; ne citiamo alcuni esempi ed estratti: «Le città hanno volti e caratteri, come le persone»; «a volte l’assenza di una cosa, ne sottolinea l’importanza. Soprattutto se si tratta di qualcosa che noi diamo per scontato. Come le finestre»; «ci sono luoghi che non riesco ad immaginare come siamo diventati, come siano ora. Ma cosa c’è da vedere qui? Segni o sintomi di una sconosciuta fobia?»; «ogni immagine è una capsula del tempo, dopo tutto».
Paris, Texas - 30th anniversary
Due notizie in parallelo, sul Wenders cineasta e fotografo, provengono dall’appena concluso Festival di Cannes. Da una parte, una copia restaurata di uno dei più noti e di maggior successo film di Wenders Paris, Texas è stata presentata nella sezione Cannes Classics trent'anni dopo aver vinto la Palma d’Oro. Road movie non convenzionale, basato su una sceneggiatura del Premio Pulitzer Sam Shepard, con gli indimenticabili Harry Dean Stanton, nel ruolo di Travis, e Nastassja Kinski, nel ruolo di Jane, e poi, tra gli altri, Dean Stockwell e Aurore Clément, senza scordare la colonna sonora di Ry Cooder.
Le sel de la terre
Inoltre, Wendersè tornato sulla Croisette - nella sezione Un Certain Regard - per presentare Il sale della Terra, film-documentario sulla vita e il lavoro Sebastião Salgado firmato assieme a suo figlio Juliano Ribeiro Salgado. La visione e il viaggio del grande fotografo brasiliano, da testimone di conflitti ed esodi a cacciatore di paesaggi grandiosi e territori vergini. Di seguito, due video del dietro le quinte del reporter Salgado, tratte dal sito ufficiale del Festival (www.festival-cannes.com).
THE SALT OF THE EARTH (Le Sel de la terre) de Wim WENDERS et Juliano RIBEIRO SALGADO
THE SALT OF THE EARTH (Le Sel de la terre) de Wim WENDERS et Juliano RIBEIRO SALGADO