Riviste

Image in Progress

Emanuele Cucuzza

Image In Progress è una vetrina della fotografia creativa contemporanea nelle sue svariate forme (pubblicità, moda, arte), un semestrale rigorosamente cartaceo giunto al suo quinto numero, pubblicato in lingua inglese (da EdiFore) e fondato (nel 2010) da un italiano, con media-partnership internazionali di prestigio, in vendita in edicole o bookshop di quasi 30 paesi e sul sito ufficiale www.imageinprogress.com. Sguardi ha chiesto di presentarla al suo fondatore, Emanuele Cucuzza, figura poliedrica di editore, direttore, redattore, fotografo, giornalista, one-man show di talento.
 


 

«Il progetto Image in Progress nasce principalmente da una personale ricerca di contenuti e di informazioni che, come giornalista, fotografo, appassionato di fotografia ed editoria, consideravo interessanti e utili, ma che avevo difficoltà a trovare o che mi sembravano trattate solo superficialmente da altre pubblicazioni. È quindi una sorta di workshop personale condiviso con i lettori e gli stessi professionisti (o talenti emergenti) coinvolti, un luogo di incontro utile a orientarsi, a capire la fotografia creativa contemporanea (in particolare nei settori dell’arte, della pubblicità e della fotografia di moda), a conoscere meglio la stessa editoria di settore, il mercato fine art.
 


 

Dov’è la novità? La novità sta nel fatto che, a mio avviso, la gran parte delle pubblicazioni internazionali affronta la fotografia soprattutto affiancandola, nel migliore dei casi, a testi critici o spiegazioni su tecnica e tecnologia, più spesso a semplici biografie, articoli, a volte comunicati stampa, o brevi interviste, che mirano quasi soltanto alla promozione dell’artista, del libro o della mostra. Image in Progress non ha la presunzione di criticare, ma si distingue per essere un’ampia e accurata vetrina con una linea editoriale che paradossalmente punta molto sull’esclusività del testo che, considerando la frequenza semestrale e la distribuzione internazionale, non può che essere in inglese e più che approfondito.
 


 

Diamo modo prima di tutto ai protagonisti del settore (e quindi non solo fotografi, ma anche galleristi, art director, postproducer, editori, top model, set designer) di rispondere alle nostre domande e di presentare il proprio lavoro con interviste o testi comunque sempre in esclusiva, di prima uscita dunque tra le nostre pagine e sviluppati con la nostra supervisione. Mettiamo quindi al centro dell’attenzione anche professionisti che in alcuni casi, nonostante capacità professionali più uniche che rare, trovano difficoltà perfino a essere nominati tra i crediti di editoriali, pubblicità, copertine, sfilate (Stylist, Make up artist, Hair stylist, Location Scouter).
 


 

Questi contenuti sono volti certamente anche alla promozione dei singoli (sempre tutti nominati in copertina), ma sono confezionati con cura artigianale per dare al nostro lettore quel che ormai si aspetta da noi: una condivisione su aspetti artistici, creativi e progettuali, un aggiornamento sulle dinamiche lavorative e sull’evoluzione dei mestieri che ruotano intorno alla fotografia e a quella che definiamo The Image in Progress Industry. Sono le esperienze personali vissute, gli incontri e i riscontri, i suggerimenti sull’approccio lavorativo professionale, sull’organizzazione, sul rapporto con gli altri professionisti che decisamente rendono Image in Progress un contesto che forse, a mio modesto parere, mancava. Non è un caso che il formato sia A5, come quello di un libro appunto da leggere, e che pubblicizziamo la rivista con una frase promettente come questa: “Photography, as you’ve never read it before!”.
 


 

In quasi 200 pagine, sono condensati contenuti che, se avessimo sponsor, ci permetterebbero facilmente di infittire le uscite annue senza problemi, mantenendo alta la qualità dei contenuti perfino per un mensile. A volte le nostre interviste potrebbero raccontare i fotografi in maniera molto più completa degli stessi testi che li introducono nei loro libri fotografici monografici. Un altro aspetto importante, oltre alla scelta delle immagini, è l’eleganza della grafica piuttosto snella, che vuole rendere Image in Progress comunque piacevole da sfogliare nella sua varietà di contenuti: un vero e proprio Luna Park per gli occhi, un ulteriore stimolo per ispirare o far focalizzare idee e progetti fotografici. Oltre ai risultati di vendita che contano per ogni numero almeno 1100 copie vendute in oltre 30 paesi (tra edicole, librerie, fiere e sito ufficiale) e che ci permettono quindi di “galleggiare” con le sole vendite, l’aspetto più esaltante è stato il riscontro tra i professionisti ai più alti livelli, già prima del primo numero nel 2010, quando ancora non avevamo nulla in mano se non un’idea.
 


 

La lista di nomi di peso mondiale intervistati in esclusiva è già al quinto numero piuttosto lunga e impressionante: Sandy Skoglund, Albert Watson, Nick Brandt, Josef Hohlehner, Erwin Olaf, David Drebin, Oleg Dou, Catherine Opie, Eugenio Recuenco, Rankin (fotografo e fondatore di riviste cult come Dazed&Confused e Hunger), Zena Holloway, Jens Stoltze (fotografo e fondatore del caso editoriale “S Magazine”), Jean Francois LePage, Guido Argentini, Olivier Valsecchi, Toby Burrows, Tomohide Ikeya, Elena Vizerskaya, Matthu PLacek, Sylvie Blum, l’artista Terry Rodgers, le top model Daniela Pestova e Pavlina Nemcova, il set designer Etienne Russo, le scultrici di carta Amy Flurry e Nikki Sulk di Paper-Cut-Project, la hair stylist Wendy Iles, il postproducer Wieger Poutsma. Anche per questo credo che il numero delle nostre prestigiose media-partnership con Festival, Fiere e Premi internazionali di settore sia in costante crescita».

www.imageinprogress.com

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