Retrospettiva: Herb Ritts

In piena luce

Fino al 30 marzo, l’AuditoriumExpo dell’Auditorium Parco della Musica di Roma presenta la retrospettiva In piena luce. Fotografie di Herb Ritts, oltre 100 foto: dai celebri ritratti alle fotografie di moda, dai lavori sul corpo alle straordinarie immagini della California e l’eccezionale reportage sull’Africa. Così Alessandra Mauro presenta la mostra nel catalogo, edito da Contrasto: «Un miracolo di leggerezza e armonia. Le immagini di Herb Ritts sono la raffigurazione di un equilibrio raro da incontrare e che si esprime con il dosaggio attento degli elementi naturali, l’esaltazione del corpo, l’evidenza dei visi in piena luce. Il mondo come vorremmo che fosse, insomma, fatto solo di giornate perfette, di cieli azzurri, di corpi levigati e di visi spensierati. Il risultato è un gioco visivo apparentemente semplice e accattivante ma che, dietro, nasconde una sapienza tecnica elaborata, una creatività pronta e fresca, un mestiere affinato in tante osservazioni, tante prove, tanti progetti. E una capacità di mantenere sempre, per ogni fotografia, una voglia intatta di sperimentare e inventare. La fotografia di Herb Ritts è un insieme calibrato di spontaneità e di studio, di glamour e immediatezza, di pose sofisticate, supermodelle e divi del cinema, e di tanta, semplice, luce del sole.
 


“In piena luce”, edito da Contrasto
 

Gli elementi naturali di cui si alimenta il suo sguardo - il vento, la luce e la terra della California, l’orizzonte a perdita d’occhio, gli spazi immensi - entrano in ogni sua fotografia, esattamente come avviene per i corpi dei modelli e delle modelle, i loro sguardi, i loro abiti, creando una combinazione rara e preziosa, geniale eppure semplice, di questi ingredienti. Herb Ritts nasce sotto il sole del sud della California, da una famiglia agiata di commercianti, nel quartiere hollywoodiano di Brantwood. Il padre ha una ditta di mobili da giardino in rattan e per un breve periodo, anche Herb lo aiuterà nel lavoro. L’infanzia e l’adolescenza scorrono apparentemente tranquille, tra grandi case californiane, vicini illustri come Steve McQueen e studi regolari a Los Angeles e poi al prestigioso Bard College, sulla East Coast. La fotografia si insinua come una curiosità, un passatempo da coltivare per riprendere gli amici durante i viaggi e le vacanze. Che da hobby potesse diventare lavoro, cominciò a sembrare chiaro quando una sua foto apparve sulle pagine di Newsweek. Ritts aveva avuto un accesso privilegiato e amichevole al set di Il Campione di Franco Zeffirelli e un ritratto di John Voight e del piccolo Ricky Schroder fu pubblicato appunto sulla rivista americana. Qualche tempo dopo, il suo amico Matt Collins, modello di grande fama e fascino, gli presenta Bruce Weber che, a sua volta, gli fa conoscere Charles Hix, scrittore esperto di moda maschile. Nel libro Dressing Right: a Guide for Man che uscì di lì a poco, quaranta delle fotografie in bianco e nero pubblicate saranno appunto di Ritts.
 


© Herb Ritts, Wrapped Torso, Los Angeles, 1989
 

Altre sporadiche ma folgoranti apparizioni verranno. Come quando, nell’ottobre 1978, Vogue pubblicherà un ritratto di un giovane, sinuoso e ammaliante attore: Richard Gere. Quel ritratto è di Herb Ritts, amico d’infanzia di Gere, e farà la fortuna di entrambi: dell’attore e del fotografo, consacrando quest’ultimo a ritrattista di prima grandezza. Molto rapidamente, Ritts diventa un affermato fotografo di moda anche se non vive a New York, mecca e storicamente patria, se non altro adottiva, della grande fotografia di moda, quella degli Horst, degli Avedon, dei Penn. Le sue fotografie riempiranno comunque le pagine delle riviste degli anni Ottanta e sarà lui a firmare molte importanti campagne pubblicitarie, a ritrarre i divi di Hollywood, emergenti o affermati, a diventare in pratica un punto di riferimento irrinunciabile per la fotografia e lo stile a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Sembrerebbe una favola: la storia di un bravo, simpatico, intelligente ragazzo baciato dalla fortuna, con una famiglia ricca alle spalle e amicizie nel mondo del cinema e della moda, cui basta imbracciare una macchina fotografica per aver successo. Ma non è solo questo. La storia di Ritts, invece, è fatta anche di tanto lavoro, di un apprendistato continuo, di osservazione attenta e precisa; della consapevolezza del proprio ruolo e del proprio mestiere e, insieme, della conoscenza delle forme e degli stili del passato da reinventare, quasi da “rimasticare”, nell’atmosfera della California.
 


© Herb Ritts, Madonna (True Blue Profile), Hollywood, 1986
 

Uomo colto e sensibile, appassionato di arte e di storia della fotografia, Ritts studia le composizioni classiche, la plasticità del dialogo tra i corpi nell’arte rinascimentale, così come nelle fotografie d’inizio secolo. Rapito dal rigore formale degli esempi del passato, cerca di comprendere il mistero che risiede al fondo di quelle perfette composizioni di luci e volumi. “Non ho fatto studi accademici di storia dell’arte”, dirà, “ma ho studiato la pittura del Rinascimento, e soprattutto la scultura che mi aiuta a tradurre la bellezza del gesto; la bellezza che l’insieme del corpo irradia. La mia fotografia ruota attorno a una domanda: come interpretare in maniera moderna il corpo umano? Io non cerco di idealizzarlo come fa Bruce Weber, ma di tradurre la sua universalità e la sua capacità di eludere la prova del tempo”. Le immagini di Herb Ritts sono sempre state una dedica allo splendore dei corpi, inquadrati in una luce dai riflessi classici e monumentali. La sua preferenza è per una purezza di espressione, una sensualità palpabile e quasi erotica che non arriva mai a diventare del tutto esplicita ma resta a livello di un sogno.
 


© Herb Ritts, Tatjana Veiled Head (Tight View), Joshua Tree, 1988
 

Sono stati evocati paragoni illustri per raccontare il suo stile. Dal suo quasi omonimo, Herbert List - genio della fotografia tedesca degli anni Quaranta e Cinquanta, elegante e concisa - fino alla purezza sensuale e carnosa di Edward Weston o alle allegorie erotiche e geniali di Helmut Newton. Tutto vero; ognuna di queste “lezioni” è diventata parte della fotografia e della visione personalissima di Herb che è però riuscito a costruire un proprio stile inimitabile e inconfondibile. Uno stile genuino e immediato, nutrito, comunque, di buone letture e buone visioni. Il corpo maschile è spesso protagonista di molte creazioni di Ritts, che prima e meglio di altri fotografi ha dedicato alla bellezza maschile e alle combinazioni di due corpi come risultato dell’amore e dell’armonioso intreccio di forme, immagini di grande poesia come nella serie Duo. Eppure, il corpo femminile non è certo relegato in un ruolo secondario, perché al di là dei generi è il corpo umano semmai a essere esaltato nel suo insieme di muscoli, pelle, flessuosità e possibile, perfetta simbiosi. È in nome di questa possibile simbiosi che Ritts si diverte a giocare sulle possibilità combinatorie, così come si diverte a confondere stereotipi maschili e femminili lavorando sempre sulla sensualità che ogni individuo racchiude in sé, al di là delle divisioni di genere e sesso.
 


© Herb Ritts, Waterfall IV, Hollywood, 1988
 

Non solo statue viventi, forme perfette del corpo umano; Ritts ama anche evocare la materialità di quel che fotografa. Come è possibile restituire sulla carta fotografica il tocco serico di un tessuto cangiante, come mantenere l’aura magica di piacere che un abito di alta sartoria emana, come mettere in relazione l’aria densa di un giorno di sole con il vento, la sabbia del deserto, la pelle di una modella? Le immagini create dalla fantasia e dalla professionalità di Herb Ritts nascono dal lavoro intorno a questi temi e dalla possibilità di trovare sempre nuove soluzioni e nuove risposte. Si concentra così sulla consistenza dei materiali: esalta la pelle umana nei suoi rapporti con l’acqua, con i grani di sabbia, con i veli di un vestito che la avvolgono o con il fango che la blocca come in una gabbia. Per ogni immagine, il fotografo crea un gioco di tensioni tra un corpo e gli elementi in cui si muove e noi osserviamo, fotografia dopo fotografia, come un corpo reagisca all’acqua che lo investe, al vento che lo accarezza, al sole che lo brucia, in un plastico azzardo della visione dove tutto sembra possa accadere, tra la purezza delle forme e la felicità dell’atmosfera.
 


© Herb Ritts, Alek Wek, Los Angeles, 1998
 

L’Africa irrompe nella sua vita ai primi degli anni Novanta. Gli ampi spazi, la libertà di movimento che si traduce subito in libertà di azione, diventano ancora di più gli ingredienti del suo lavoro. In Africa come a casa, in assignment per una rivista o un calendario di celebrità oppure fotografando semplicemente per se stesso, la luce naturale sarà un elemento irrinunciabile, così come il sole, la terra, l’aria: di questo è fatta la sua fotografia. “Per le mie origini e la mia educazione californiana ho sempre avuto un’attrazione, un gusto innato per la luce, le materie, il calore. Ho cercato di ritrovarne l’essenza utilizzando come sfondo delle mie fotografie spazi immensi, grandi distese di luce e di materia, come i deserti, gli oceani e i siti monumentali. Ecco perché mi sono sentito così a mio agio in Africa, dove ho dimenticato che mi trovavo quasi all’altro capo del mondo, in un paese straniero, perché sono elementi universali. E credo che questo sia un aspetto del mio lavoro: è universale. Le immagini devono parlarci, anche se ignoriamo la lingua del paese e i codici culturali. Dico sempre che, anche se non si conosce Madonna, di fronte alla sua fotografia la donna dell’immagine deve in qualche modo porre degli interrogativi”.
 


© Herb Ritts, Stephanie with Flower, Los Angeles, 1989
 

Nei ritratti sembra riuscire a porre questi interrogativi, a farsi trascinare dalle forze interne che ogni personalità riesce ad esprimere davanti al suo obiettivo. Così come i lavori sui corpi statuari, anche i ritratti di Ritts appaiono inimitabili, nati ognuno da un’intesa profonda, un’affinità intellettuale, spesso da un rapporto di amicizia. Madonna si affida a lui per la costruzione della sua multiforme immagine e per la foto da usare sulla copertina di True Blue, il suo primo LP di successo. Nello stesso modo Liz Taylor, altra grande amica del fotografo, confida proprio al suo obiettivo tutta la fragilità del suo corpo: la sua testa bianca, quasi completamente rasata dopo l’operazione di tumore al cervello, riempie senza vergogna il rettangolo dell’inquadratura, stagliandosi elegante sul nero dello sfondo. E ancora, lo sguardo e gli occhiali di William Burroughs, le guance straripanti di Dizzy Gillespie che si espandono su uno sfondo bianco.
 


© Herb Ritts,Versace Veiled Dress, El Mirage, 1990
 

Non esiste alcuno standard, alcuna formula preconfezionata. Per ogni ritratto, il fotografo inventa una creazione originale e semplice, tagliata su misura, perfetta. Studia il soggetto che ha di fronte e poi ci gioca in modo lieve e deciso, ribalta ruolo pubblico e vita privata, capovolge stereotipi o rivisita miti cinematografici. Si muove con la consapevole autorevolezza di chi sa che realizzare ritratti, fissare sulla carta fotografica immagini, è un lavoro di responsabilità che va gestito con professionalità e attenzione. “Quale che sia il motivo per cui ci si trova davanti a un soggetto” ha affermato, “in quel momento si ha l’occasione di creare un’immagine che avrà un’influenza sulle persone. Io racconto le persone. Spesso si dimentica che le nostre immagini sono documenti su uomini e donne che in questa parte del secolo hanno avuto un determinato impatto sulla collettività, dal punto di vista politico, estetico, o sociale. Questo è quello che fa la fotografia. Quando si riguardano le fotografie degli anni Venti o Trenta, per esempio, ci si ricorda che anche se si scattano senza sosta centinaia di rullini di pellicola ogni mese, quello che si sta realmente facendo ogni volta che si preme l’otturatore, è documentare qualcosa. Si sta cercando con uno scatto di fissare un momento che un giorno possa parlare per la propria generazione”.
 


© Herb Ritts, Tony in white, Hollywood 1988
 

Le creazioni di Herb Ritts nascono quasi tutte da occasioni di lavoro. Sono fotografie commerciali, nel senso migliore e più alto del termine. Come ogni bravo lavoratore, come ogni ottimo artigiano, ha immaginato per ogni occasione una soluzione formale felice e unica, originale e fresca. Oltre alla moda, ai ritratti, all’intenso rapporto con il cinema, Ritts si è misurato anche con l’immagine in movimento realizzando video musicali. Il primo è stato Cherish di Madonna per cui l’autore ha creato una sequenza assai innovativa, combinando la tecnica e la pratica del video amatoriale, girato poi in bianco e nero, con gli elementi propri della sua fotografia: l’acqua, il cielo, la sabbia, l’Oceano. Nel 1991, due suoi video vinceranno importanti riconoscimenti: Love will never do (without you) di Janet Jackson e Wicked Game di Chris Isaak. Di nuovo vi riconosciamo i tratti inconfondibili del suo stile: lo scenario imponente, l’orizzonte lontano, il deserto, il sole pieno, la luce intensa, il mare aperto. E, al centro di tutto, il movimento coreografico e perfetto del corpo umano - Love will never do (without you) – o il passaggio rapido delle nuvole come presagio e metafora - Wicked Game.
 


© Herb Ritts, Backflip, Paradise Cove, 1987
 

Nelle immagini fisse come in quelle in movimento, i corpi si stagliano in una sorta di universo mitico e lontano di forme da ammirare pur mantenendo, nello stesso tempo, una loro tranquilla spontaneità, una naturalezza profonda che le trasforma in icone. Ma, per così dire, in icone familiari. Qui sta la forza e il fascino dell’opera di Herb Ritts: aver contribuito a costruire nelle sue immagini il desiderio e la desiderabilità, definendo così lo stile di un’epoca della fotografia. Si può senz’altro dire che il suo lavoro abbia cambiato il modo di considerare la fotografia commerciale in rapporto alla fotografia d’arte e comunque di ricerca. E non solo perché Ritts ha introdotto nella sua pratica quotidiana una sensibilità palpabile, un gioco intenso e coinvolgente per ogni soggetto da ritrarre, per ogni incarico da svolgere. Ma anche perché è riuscito a infondere in ogni sua realizzazione una parte di quella profonda consapevolezza della complessità del gesto fotografico, della ricerca intima di valore e senso della professione, che è la base del lavoro dei grandi fotografi di ogni epoca».
 

Un breve filmato-compilation con estratti da video musicali e pubblicità, oltre naturalmente che fotografie, di Herb Ritts
(Edited by Bee Ottinger and Olaf Garcia, original music by John Swihart., produced by Max Makowski.,
He Loves Me Lyzel in E Flat written and performed by Jill Scott).

 

Chi è
Herb Ritts inizia la sua carriera fotografica alla fine degli anni '70. Oltre a realizzare ritratti e servizi di moda per riviste come Vogue, Vanity Fair, Interview e Rolling Stone, Ritts crea campagne pubblicitarie di successo per, tra gli altri, Calvin Klein, Chanel, Donna Karan, Gap, Gianfranco Ferré, Gianni Versace, Giorgio Armani, Levi’s, Pirelli, Polo Ralph Lauren, Valentino, ecc. Dal 1988 dirige numerosi video musicali e spot pubblicitari. Le sue fotografie sono oggetto di mostre in molti paesi. Alcune sue opere fanno parte di importanti collezioni pubbliche e private.

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