Nell'anno del 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia, nove fotografi dell'agenzia fotografica Magnum (Christopher Anderson, Bruce Gilden, Harry Gruyaert, Richard Kalvar, Alex Majoli, Paolo Pellegrin, Mark Power, Mikhael Subotzky, Donovan Wylie) hanno girato il paese per documentare l'immagine dell'Italia del 2011. 400 scatti d'autore, un'occasione di riflessione sulla contemporaneità dell'Italia e degli italiani attraverso la visione dei fotografi Magnum. Un racconto - curato da Gianfranco Brunelli e Dario Cimorelli - allestito fino al 26 febbraio nella sede di Palazzo Reale a Torino, prima capitale d'Italia, città capofila di numerose iniziative per onorare l'anniversario dell'Unità.
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Apre la rassegna Christopher Anderson che focalizza il suo obiettivo sul Mare, elemento in cui la penisola è immersa. Europa sdraiata nel Mediterraneo, l'Italia è "stretta al mare" (con 7.375 km di coste marine l'Italia è il paese europeo con il maggior numero di spiagge). Dal mare viene la nostra storia, sul mare si è costruita la nostra relazione col resto del mondo e nel mare, ancora oggi, ci specchiamo per sapere chi siamo. Il mare è lavoro, piacere, forza indomabile, via di comunicazione, risorsa, frontiera e ultima spiaggia. Il mare è il confronto con il nostro limite, le nostre paure e le nostre utopie.
Donovan Wylie riflette sulle Nuove mura che delimitano i perimetri urbani, confini moderni rappresentati da tangenziali e viadotti, aree industriali e discariche. Nel nostro paese non esistono praticamente più paesaggi non antropizzati. In Italia si vive soprattutto in urbis. Nel 1861 i comuni in Italia erano 7.720, oggi sono 8.094, ma la densità abitativa è più che raddoppiata: dagli 87 abitanti per kmq ai tempi dell'Unità ai 200 del 2010; la crescita demografica e la modernità hanno spinto sempre più a vivere in città e dai primi anni ottanta abbiamo superato la soglia del 90%.
© Christopher Anderson / Magnum Photos
Sicilia, Spiaggia Ponente, Milazzo
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Insieme è il titolo della sezione di Richard Kalvar, che propone uno sguardo su ciò che unisce l'Italia, in termini di spazi condivisi e di gesti comuni in cui tanti si riconoscono: dalla famiglia, dal sistema scolastico nazionale, dal caffè al bar, dal calcio, dalla televisione, dall'importanza del cibo, dal piacere di vestirsi, dai nonni, dal Ferragosto al mare, dal Natale in casa, dallo sposarsi in bianco, dalla piazza, dal mercato.
L'indagine di Mikhael Subotzky si concentra sulle Nuove piazze, ovvero sui nuovi spazi di aggregazione – dai centri commerciali alle discoteche – che sembrano aver sostituito il centro della vita pubblica di un tempo: la piazza. Oggi assistiamo a un processo di de-spazializzazione che ha modificato gli spazi sociali costruiti fino al XX secolo e a una nuova ri-spazializzazione, gli spazi d'aggregazione si sono moltiplicati con i bisogni, le mode e i consumi.
© Mikhael Subotzky/ Magnum Photos
Corso di acquagym, Villaggio Marzotto, Jesolo
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Mark Power, nel reportage dedicato ai Luoghi della memoria, ripercorre le bellezze del paese che non a caso detiene il record mondiale di beni artistici dichiarati dall'Unesco Patrimonio dell'Umanità. Lo spessore storico della penisola italica, la varietà dei suoi quadri ambientali, il suo essere policentrica hanno reso l'Italia una galassia di luoghi identitari, di spazi viventi unici. "Paesaggio con figure", dove natura e storia s'intrecciano e sono la forma della civiltà, un paesaggio "colto". Bruce Gilden in Noi, gli altri sofferma le coscienze sulla vita delle persone "invisibili" che popolano reparti di cura, carceri, baraccopoli e mense dei poveri. Nelle strade, nei mercati, nei parchi pubblici si incontrano i normali immersi nei loro gesti quotidiani. Tra le due condizioni il confine è labile.
La riflessione di Harry Gruyaert, intitolata Artificiale, è condotta sul difficile equilibrio che la società contemporanea sta ricercando tra progresso e natura. Lentamente stiamo imparando a pensare in maniera sostenibile e compatibile il rapporto tra natura e cultura, tra essere e civiltà. I maggiori conflitti sociali ed economici di questi anni riguardano spesso la scelta tra sviluppo e ambiente per la costruzione di una ferrovia o di una centrale elettrica, per la gestione dei rifiuti o per la bonifica di un'area industriale.
© Alex Majoli/ Magnum Photos
Tessuti Rubelli, Cucciago
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Alex Majoli ricorda L'ingegno, il "saper fare" che nei mestieri più antichi come nel presente della quarta rivoluzione industriale racconta le aspirazioni e la determinazione degli uomini e delle donne che lavorano e forgiano la storia del paese. Nei laboratori, nei campi, nelle industrie pesanti, nei porti, nelle aziende alimentari, tra gli artigiani, nelle manifatture e nelle cucine, la loro formula è mischiare competenze e invenzione, passione e creatività, per dare vita ai prodotti e ai servizi del made in Italy: uno stile, un gusto, un habitus mentale che rappresentano il segno di una civiltà.
Conclude il racconto Paolo Pellegrin, con i ritratti di 150 giovani che, nell'anniversario dell'Unità d'Italia, rappresentano il futuro del paese. Investire sui giovani, altrimenti rischiamo di rimanere il paese più vecchio d'Europa, quello con il più alto rapporto tra abitanti con più di 65 anni e con meno di 15 anni. Dal 1872 al 1998 la statura media dei giovani italiani alla visita di leva è cresciuta di 12 centimetri (da 161,6 cm a 174,6 cm); dalla fine dell'Ottocento a oggi la vita media degli Italiani è più che raddoppiata: nel 1881 l'aspettativa di vita era pari a 35 anni sia per le donne che per gli uomini, nel 2010 era rispettivamente di 84 e 79 anni.
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