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30 immagini di Lee Miller, fotografa
statunitense, in mostra per la prima volta in Italia
presso l'Associazione Culturale Valentina Moncada (Via Margutta
54 Roma, tel. 06-3207956, fino al 16 marzo). Artista, fotogiornalista,
allieva e compagna di Man Ray
con il proprio obiettivo ha messo in luce gli episodi più
cupi e socialmente dolorosi della storia del Novecento e
ha ritratto molti dei più grandi artisti
e geni creativi dell'epoca. Picasso, Hemingway, Fred Astaire,
Marlene Dietrich, tra gli altri. In oltre quarant'anni di
carriera, Lee Miller non perse mai la propria prospettiva
surrealista, guardando istintivamente al mondo con
gli occhi di un pittore. Con il suo gusto per gli accostamenti
spesso sconvenienti di realtà solo apparentemente
lontane e inconciliabili, la Miller ha scardinato un comune
senso del vedere generando "spostamenti
di senso", déplacements, in un'inattesa
visione che, contraddicendo molte certezze, ne amplifica
i possibili significati. In occasione della mostra, è
stato presentato il primo volume monografico dedicato alla
fotografa surrealista edito in Italia da Olivares (Milano/New
York) in coedizione con l'inglese Thames and Hudson.
Fotografie
Donata Wenders
La compagna di Wim Wenders,
alle prese anche lei con una passione che divide con il
grande regista tedesco: la fotografia.
La Galleria Alessandra Bonomo di Roma presenta fino al
20 marzo (in Via del Gesù 62, tel. 06-69925858) una
serie di venti foto, ritratti
e paesaggi in bianco e nero, diario dei suoi viaggi e incontri.
Zijah Gafic
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La Galleria Grazia Neri (via Maroncelli 14, Milano, tel.
02-625271) ospita fino al 19 febbraio la mostra "In
cerca di identità" del fotografo bosniaco Zijah
Gafic. Gafic ha vissuto giovanissimo e ancora lontano dalla
professione di reporter la drammatica esperienza della guerra
nel suo paese e delle tante morti che hanno colpito la popolazione
civile. A conflitto concluso, ha scelto di testimoniare
con la fotografia l'impatto psicologico e umano che questa
guerra ha avuto sulle persone e ha realizzato questa importante
documentazione fotografica,
in mostra a Milano, sulle conseguenze della guerra; tra
queste il problema della dolorosa e non facile identificazione
delle vittime da parte delle famiglie e della comunità.
Gafic ha saputo comporre con immagini di grande intensità
e lucidità un racconto
profondo, in cui traspaiono tutti i suoi sentimenti di ragazzo,
spettatore impotente di una
guerra ingiusta, di un conflitto che ha sconvolto i pensieri
e il futuro della sua generazione. "Oggi, quando fotografo,
ho nelle narici l'odore della polvere da sparo e nelle orecchie
il rumore di vetri in frantumi. Lo scatto
dell'otturatore mi riporta alla mente le immagini della
mia infanzia vissuta in mezzo alla guerra". Nato nel
1980, Gafic inizia il suo percorso lavorativo in un giornale
locale di Sarajevo, dove lavora per quattro anni. Nel 1999
si reca in Macedonia e Albania per occuparsi della crisi
dei rifugiati. Dopo questo incarico lascia il giornale per
diventare fotografo freelance.
Durante un workshop incontra Paul Lowe, con il quale fonda
la prima galleria dedicata alla fotografia nella ex-Yugoslavia.
Negli ultimi due anni si è dedicato alla documentazione
fotografica delle conseguenze umane e psicologiche del conflitto
bosniaco; ha realizzato una serie di reportage sugli
aspetti più frustranti scaturiti dalla guerra e sulle
spaventose condizioni nella Bosnia del "dopo-Dayton"
affrontando tematiche quali il ritorno dei profughi, i crimini
di guerra commessi durante i quattro anni di conflitto per
l'indipendenza, il problema dell'identità nazionale.
La Ian Perry Foundation premia le sue immagini di The
Last Bosnian village e, al concorso World Press Photo
del 2001, vince un secondo premio con lo stesso lavoro.
Lo stesso anno partecipa al Joop Swart Masterclass. A World
Press Photo 2002 viene premiato con un primo e un secondo
premio in due diverse sezioni tematiche, con Quest
for ID, un lavoro sui crimini di guerra in Bosnia,
e con un secondo lavoro, My family
Album. La città di Praga lo seleziona tra
i vincitori di WPP e gli assegna il suo premio annuale per
la fotografia. Lo stesso anno vince il Prix
Kodak du jeune Reporter, assegnatogli lo scorso settembre
a Perpignan in contemporanea con la presentazione della
sua mostra sulla Bosnia. Nel giugno 2002 inizia un lavoro
sulla Palestina Behind Intifada
e un progetto per il Ministero degli Esteri svizzero, In
Remembrance, che apparirà in un libro insieme
ai lavori di Philip Jones Griffitts, Stephan Vanfleteren
e altri. Zijah Gafic è rappresentato
in esclusiva dall'agenzia Grazia Neri.
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