Tina Modotti

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L'arte dell'impegno

Sessantuno anni fa, nella notte del 5 gennaio 1942, moriva - colpita da infarto nel taxi che la stava riportando nella sua casa di Città del Messico - Tina Modotti.
Si chiudeva così improvvisamente, ad appena quarantasei anni, una vita intensissima. Vita da romanzo o da film, spesa tra il Friuli delle origini, l'Austria e la California dell'emigrazione familiare, il Messico dell'arte e dei grandi amori, la Russia dell'esilio, la Spagna della solidarietà internazionalista.
Vita da culto, per la serie incredibile di avvenimenti (amori, morti, viaggi, scelte) ma anche per la bellezza ed espressività di un viso e un corpo che ne avevano fatto una modella di pittori e fotografi.


Emigrante giovanissima, attrice a Hollywood, donna libera appassionata compagna di vita di poeti, pittori, fotografi, rivoluzionari, anch'essa rivoluzionaria. Riconosciuta in vita come fotografa di fama internazionale, dimenticata a lungo dopo la morte, tornata all'attenzione da qualche anno per la sua biografia straordinaria ma anche per il talento artistico peculiare, sospeso tra rigore formale e tensione ideale, felice combinazione tra un sofisticato senso di composizione delle forme e un'acuta sensibilità sociale e politica.


Talento che maturò in Messico, come scrisse l'amico pittore muralista Diego Rivera: "Tina Modotti esprime una profonda sensibilità su un piano che, pur tendendo all'astrazione, senza dubbio più etereo, e in un certo senso più intellettuale, trae linfa dalle radici del suo temperamento italiano; la sua opera artistica è fiorita però in Messico, raggiungendo una rara armonia con le nostre passioni".


Ricerca fotografica che all'inizio fu sostanzialmente estetica (realizzata soprattutto attraverso tecniche di doppia esposizione). Poi Tina volle passare a "produrre soltanto buone fotografie, senza ricorrere a manipolazioni" e approdò al reportage sociale. Perché, come scrisse lei stessa nell'introduzione alla sua prima mostra personale (allestita nel 1929 in Messico), "non è indispensabile sapere se la fotografia è o non è un'arte, quel che conta è distinguere tra buona e cattiva fotografia. La fotografia si afferma come il mezzo più incisivo per registrare la vita reale. Da qui il valore documentario, e se a ciò si aggiunge la sensibilità e l'accettazione dell'argomento trattato, ma soprattutto una chiara idea del posto occupato nell'evolversi della storia, ritengo che il risultato sia degno di un proprio ruolo nella rivoluzione sociale".

Per informazioni più approfondite, vedere l'ottimo sito: www.comitatotinamodotti.it


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