«Ho guardato in lontananza. Ho visto qualcosa che si muoveva. Mi sono avvicinato. Ho visto un animale. Mi sono ulteriormente avvicinato. Ho visto un uomo. Mi sono avvicinato ancora di più. E ho visto che era mio fratello». Questa "favola tibetana" messa in epigrafe del testo di presentazione dell'ultimo progetto di Yann Arthus-Bertrand, - la mostra multimediale 6 miliardi di Altri, ai Mercati di Traiano di Roma fino al 26 settembre - spiega molto della sua filosofia. Per lui essere ottimista è naturale: «Sono un inguaribile, eterno ottimista», confida a Sguardi durante l'inaugurazione della sua mostra a Roma. «Cerco di dare il mio contributo per migliorare il mondo. Bisogna agire, è troppo tardi per essere pessimisti».
Prima di questo lavoro eri conosciuto soprattutto per "La terra vista dal cielo". Ora sei passato dalle immagini fissate in fotogrammi alle immagini continue di una telecamera. Dallo spettacolo della natura alla rappresentazione dell'umanità. Da una visione del mondo - dall'alto - a una con i piedi per terra. Video invece di fotografie, cinque anni di lavoro, 5.600 interviste filmate in 78 paesi da sei registi. Cosa ti proponevi di raccontare con "6 miliardi di Altri"?
Questa mostra è uno specchio, uno specchio delle persone che hanno risposto a domande semplici sulla loro esistenza, come "cosa ti rende felice?", "qual è la tua paura più grande?", "ti senti libero?", "cosa rappresenta la natura per te?", "perché gli uomini fanno la guerra?", "qual è il senso della vita?", "rendi conto a un Dio nella vita di tutti i giorni?". Migliaia di interviste, più naturali e sincere possibili, a un campione rappresentativo dell'insieme, per età, professione, condizione economica, appartenenza etnica o religiosa. Dalla ruandese scampata al genocidio all'attore tedesco, dall'avvocatessa australiana al contadino afghano, dalla professoressa siriana al pescatore brasiliano, dal dentista del Mali e al milionario saudita.
Interviste filmate e poi montate in una decina di ore di storie suddivise in capitoli.
6 miliardi di Altri è innanzitutto una storia d'amore, di tenerezza. Parla delle paure, i sogni, le difficoltà, le speranze di noi tutti. A Parigi c'era gente che usciva dalla mostra ospitata al Grand Palais dicendo che gli si era aperto il cuore, di amare gli altri più di prima. In Francia delle dieci di ore proposte sono state viste in media tre ore e mezzo.
Hai affermato che "La Terra vista dal cielo" ti ha trasformato, in che senso?
Il fotografo fa questo lavoro perché lo appassiona. Non puoi attraversare il mondo per anni, in più di cento paesi, sorvolare la Terra per dieci anni, senza accorgerti dell'immaterialità delle frontiere viste dal cielo. Non puoi parlare con scienziati e contadini, miliardi di persone che lavorano la terra con le proprie mani con il desiderio di nutrire i propri figli, e restare insensibile, indifferente. Ti rendi conto di essere un privilegiato, che non hai il diritto di essere infelice. Che la felicità è altro. Penso sinceramente di essere diventato, in questi anni, un po' migliore. All'inizio, sei giovane, hai molte ambizioni, ti occupi molto del tuo lavoro. Poi ti apri agli altri, hai la sensazione di esser diventato migliore nella vita quotidiana. Sono molto ottimista, vedo la bottiglia mezza piena. In ciascun uomo ci sono due lati, il diavolo e l'angelo, io vedo l'angelo. Mi piace poter mostrare che l'uomo è buono. E per me è un'ossessione capire la ragione per cui non riusciamo a comprenderci, a vivere bene insieme, a coesistere. In questo momento, per esempio, ho una troupe in Palestina e Israele, per chiedere perché l'odio, perché la guerra, c'è una soluzione?
Mosaico © Yann Arthus-Bertrand
È vero che ti ritieni un ambientalista più che un fotografo?
Sinceramente più un umanista. Nel mio lavoro di ecologista-ambientalista ho capito che la chiave di tutto è la coesistenza, cercare di vivere bene insieme. Attraverso le mie immagini, provo a comprendere il mondo e a farlo comprendere. La Terra visto dal cielo o 6 miliardi di Altri, in fondo sono la stessa cosa, sono molto vicini. Prima, parlavo dell'impatto dell'uomo sulla Terra, mostravo il pianeta nel suo fragile splendore, esortavo indirettamente a vivere in maniera sostenibile. Con 6 miliardi di Altri parlo sempre dell'uomo, do la parola agli altri.
Quanto sono importanti, per uno che lavora con le immagini, le parole?
In 6 miliardi di Altri la cosa più importante è la parola. Prima, quando fotografavo, non avevo risposte. Ora registro le parole degli altri. Il modo di esprimermi è cambiato, ma non molto. Ho fatto per esempio un film, Home, uscito l'anno scorso e visto da milioni di persone, che in Italia non ha ancora trovato una distribuzione. Trovo che la fotografia e il cinema siano un po' la stessa cosa, molto vicini per quanto riguarda l'immagine. Si tratta, in fondo, di lavorare con la luce, inquadrare, comporre. Non vedrai mai una mia foto senza persone e senza una didascalia che spieghi ciò che sta accadendo e la situazione che è dietro la foto. Mi considero e sono molto di più un giornalista, un testimone, che un artista. In 6 miliardi di Altri non c'è una vera e propria dimensione artistica, altri sono andati in giro a filmare; è un po' un progetto collettivo, l'idea è mia, ma la realizzazione l'ho affidata a una squadra coordinata da Sybille d'Orgeval e Baptiste Rouget-Luchaire. Le stesse domande poste, le abbiamo decise assieme a quelli che hanno realizzato le interviste.
Making of 6 miliardi di Altri © Yann Arthus-Bertrand
Le riprese a volte sono verticali, non orizzontali.
Per la maggior parte del tempo, nelle interviste, abbiamo scelto di ruotare la telecamera dalla posizione orizzontale a quella verticale, per ricreare l'idea di un ritratto fotografico, senza avere qualcosa ai lati che disturbasse, come le foto di una macchinetta automatica dove si mettono i soldi per avere le foto-tessera.
Dopo l'agenzia fotografica specializzata in foto aerea, Altitude, hai creato una fondazione.
Sì, la GoodPlanet a cui dedico il 50% del mio lavoro. Promuove progetti di educazione allo sviluppo sostenibile, con l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sulle tematiche ambientali e di offrire soluzioni concrete per promuovere uno stile di vita più responsabile e un maggior rispetto per l'ambiente. Per fortuna abbiamo molti partner, come Bnl/Bnp Paribas per 6 miliardi di Altri. Ormai sono quasi un imprenditore.
Making of 6 miliardi di Altri © Yann Arthus-Bertrand
Ma riesci ancora a fare foto?
Ho appena finito un libro su New York, ma mi interessa di meno. Ora faccio cinema e anche televisione, in Francia ho un'importante trasmissione tv, in prima serata, su France 2, si chiama Vu du Ciel. Dove racconto, incontro gente, affronto problemi. Come vedi, continuo a occuparmi, da testimone, del nostro fragile mondo.
Chi è
Nato in Francia nel 1946, Yann Arthus-Bertrand ha sempre avuto una grande passione per la natura e, all'età di 30 anni, si è trasferito in Kenya con la moglie Anne, per studiare il comportamento dei leoni nella Riserva del Masai Mara. Lì ha scoperto un modo unico di catturare - attraverso la fotografia - paesaggi mozzafiato, volando su una mongolfiera. Nel 1991 ha fondato Altitudine, agenzia fotografica specializzata in fotografia aerea. Nel 1999 ha pubblicato il libro La Terra vista dal cielo, seguito l'anno successivo da una grande mostra pubblica a Parigi. Il libro ha venduto 3 milioni di copie, tradotto in 21 lingue, e la mostra ha viaggiato intorno al mondo fino a raggiungere oltre 130 milioni di visitatori. Nel 2005 ha creato GoodPlanet. Yann Arthus-Bertrand è stato designato Goodwill Ambassador per il Programma Ambientale delle Nazioni Unite sull'Earth Day come riconoscimento del suo impegno per l'ambiente, e proclamato Champion of the Earth dall'UNEP 2009 nella categoria "Ispirazione e azione". Nel film Home, del 2009 ha illustrato la bellezza del nostro pianeta, le sue problematiche sociali ed ecologiche e la necessità impellente per l'umanità di cambiare rotta.
Yann Arthus-Bertrand
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