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Bruno Bisang, Young Gallery

Immagini di alto contenuto erotico, tra glamour, moda, nudo, fine art: una miscellanea di scatti dello svizzero Bruno Bisang  in mostra alla Young Gallery di Knokke, sulla costa belga del Mare del Nord, dal 23 gennaio al 3 aprile. Bisang, nato nel 1952, ha trascorso gran parte della sua giovinezza ad Ascona, sulle rive del Lago Maggiore, nel Ticinese, nella Svizzera italiana. La svolta a 19 anni, quando frequenta la Scuola di Arti Applicate di Zurigo per la Fotografia, seguita da un tirocinio fotografico. Dal 1979 Bruno Bisang lavora come fotografo free-lance, prima a Zurigo, poi a Milano e Monaco di Baviera. Ora lavora tra Milano, New York, Parigi e Zurigo. Tra i clienti di una lunga carriera: Femme, Cosmopolitan, Max, Photo, GQ, Amica, Vogue, Chanel, Givenchy, Cacharel.

Bruno Bisang
Bruno Bisang

 


Magnum Magnum

Magnum Magnum

Dopo il successo ottenuto dal volume in grande formato pubblicato in occasione del 60° anniversario di Magnum Photos, ecco una nuova edizione di Magnum Magnum (autori vari, 568 pagine, 32 euro, Contrasto Due) in confezione olandese e con un formato ridotto (20,5x25 cm). Magnum Magnum rappresenta una pietra miliare nell'editoria fotografica. Questo libro eccezionale celebra la visione, l'immaginazione e il talento dell'agenzia fotografica più illustre del mondo. Con un meccanismo particolare: ogni fotografo di Magnum ha selezionato le sei migliori e più significative immagini di un altro compagno di agenzia, commentando la sua scelta con un breve testo. Il risultato è questo libro: 413 immagini, accompagnate da aneddoti, ricordi e frammenti di storia raccontati dagli stessi protagonisti. Magnum Magnum svela alcuni dei segreti della grande fotografia, mette a fuoco il carattere, l'anima dei suoi protagonisti, di tutti i fotografi invitati a partecipare, e raccoglie in un'unica opera alcune tra le foto più forti e incisive del nostro tempo.


L'arte secondo l'occhio (e la mente) di Flavio Caroli

Flavio Caroli

L'arte figurativa coincide da sempre con lo spirito di una civiltà. È una finestra aperta sul visibile e sull'invisibile, accompagna da millenni le conquiste filosofico-scientifiche e spesso le anticipa. In Occidente la sua evoluzione si snoda lungo due grandi percorsi. Il primo è interiore, e nella sua ricerca introspettiva esplora il corpo, il volto e in definitiva l'anima dell'uomo. Il secondo è un viaggio in tutto ciò che è "esterno alla pupilla umana", e dunque soprattutto nella natura, principale referente di ogni creatura. La rappresentazione della natura diviene così lo specchio attraverso cui l'essere umano riflette le sue passioni, la sua visione del mondo e il senso stesso della sua esistenza. Al punto che in epoca romantica gli artisti conieranno l'espressione "paesaggio - stato d'animo" che riassume con chiarezza l'essenza di un itinerario dalle infinite diramazioni, che comincia a delinearsi già secoli prima e conoscerà in seguito svolte decisive e traumatiche. In Il volto e l'anima della natura (Mondadori, pp. 132, 17,50 euro) Flavio Caroli ci guida in questo ultimo percorso per mostrarci l' "altra faccia della luna", quella complementare alla raffigurazione umana nell'arte. Tratteggia quindi il volto della natura, ma insieme anche l'anima, giacché la meta è sempre il cuore dell'uomo occidentale che oscilla costantemente tra i poli di Ragione e Tragedia, pilastri fondanti della nostra civiltà. Il suo racconto muove dalla percezione razionale e pagana del visibile nella pittura romana; attraversa le grandiose allegorie di affreschi e codici miniati medioevali, in cui la natura è vista come una meravigliosa emanazione del divino; dà conto delle rivoluzioni della modernità, dalla scoperta della pittura a olio, capace di far risplendere la luce in ogni corpuscolo della composizione, e della prospettiva, fino alla "camera ottica" dei vedutisti veneziani; indugia sui grandi precursori di una visione moderna e drammatica del paesaggio come Leonardo, Giorgione, Lotto, Rubens, Rembrandt e Goya, nei quali irrompe già la luce "attimale" che sarà propria degli impressionisti. Da Monet in poi l'artista non vedrà più con gli stessi occhi: il punto di vista si farà molteplice, frammentato e l'anima dilaniata e perduta dell'uomo contemporaneo diventerà paesaggio incendiato dal colore puro di Van Gogh o dal gesto fulminante di Pollock. E, infine, l'autore non manca di evocare i capolavori di maestri del cinema come Michelangelo Antonioni, Stanley Kubrick, Ridley Scott che ci conducono verso la visione naturale del futuro.


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