Realizzata da Federico Motta Editore
e dal Comune di Milano, la mostra si articola in due sezioni:
gigantografie a colori e foto in b/n, il backstage del servizio
fotografico. La sequenza fotografica ricostruirà
l'incontro tra Marilyn e il
fotografo, rendendone sin nei particolari l'atmosfera. Alle
foto a colori si alternano quelle in bianco e nero e dei
pannelli che, quasi fossero il filo dei ricordi di Kirkland,
raccontano come quella notte si svolse e si concluse.
L'obiettivo, che apparentemente rompe la tensione creata
dalle immagini, è proprio quello di fornire della
icona della sensualità
del XX secolo un'immagine diversa: donna, non dea; personificazione
terrena e raggiungibile dell'eros. Un itinerario fotografico
che ripercorre attraverso immagini suggestive e di grande
impatto sul pubblico il felice incontro tra la grande diva
e il giovane, già promettente, fotografo Douglas
Kirkland. Che il 17 novembre 1961, circa nove mesi prima
della morte di Marilyn, fu
inviato a Hollywood per fotografare la Monroe in occasione
di un numero speciale per i 25 anni di Look Magazine. Kirkland
era molto giovane e Marilyn
era già una leggenda, l'America viveva un periodo
di contraddizioni: accanto al sogno di Kennedy aleggiavano
lo spettro della guerra in Vietnam e la paura del comunismo.
Questo straordinario incontro,
dettagliatamente e affettuosamente descritto dallo stesso
fotografo nei testi che accompagnano le immagini, ha permesso
a Kirkland di rivelare attraverso l'obiettivo una Marilyn
evanescente ma anche intima: la sequenza degli scatti ritrae
Marilyn nuda in varie pose, distesa tra lenzuola di seta,
dallo sguardo dolce e malizioso. Douglas Kirkland è
rappresentato in Italia dall'Agenzia Grazia Neri. Il volume
"Douglas Kirkland, Una notte
con Marilyn" è pubblicato da Federico
Motta Editore (prezzo del catalogo in mostra 36 euro, in
libreria 49,06 euro)
L'autore
Douglas Kirkland è nato
a Toronto, Canada, nel 1935. Trascorre gli anni della sua
formazione a New York prima di trasferirsi stabilmente a
Los Angeles verso la metà degli anni settanta.
La sua carriera entra nel vivo
negli anni sessanta quando, poco più che ventenne,
nel momento d'oro del fotogiornalismo comincia a lavorare
per "Look" e più
tardi per "Life".
Tra gli assignement più apprezzati i reportage sulla
Grecia e il Libano, i servizi di moda e i ritratti ai miti
del cinema tra cui Marilyn Monroe,
Elisabeth Taylor e Marlene Dietrich. Kirkland è stato
il fotografo di scena di oltre settanata film tra cui "La
mia Africa", "La scelta di Sophie", "Butch
Cassidy", "2001 Odissea nello spazio", "True
Lies" e recentemente "Titanic".
Uno dei libri di Douglas Kirkland,
"Light Years", è stato pubblicato da Thames
and Hudson nel 1989 seguito da "Icons" pubblicato
nel 1993 da Collins in San Francisco. Tra i personaggi più
popolari ritratti per "Icons" figurano Dustin
Hoffman, Robert Redford, Kim Basinger, Sean Connery, Robert
De Niro e lo scienziato Stephen Hawkings. Douglas Kirkland
si è imposto anche nel settore pubblicitario e della
fotografia artistica. I suoi lavori sono regolarmente esposti
in Asia, Europa e Stati Uniti.
Per saperne di più: www.grazianeri.com
e www.federicomotta.it
World Press Photo
Fotografia e giornalismo: le immagini
premiate nel 2002
Roma, Museo di Roma in Trastevere
Milano, Galleria Carla Sozzani
dal 10 maggio al 2 giugno 2002
Ogni anno, da 45 anni, una giuria indipendente formata
da nove esperti, scelti tra i più accreditati in
campo internazionale è chiamata ad esprimersi sulle
migliaia di domande inviate da ogni parte del mondo alla
World Press Photo Foundation
di Amsterdam da fotogiornalisti, agenzie, quotidiani e riviste.
Il Premio World Press Photo
è uno dei più importanti riconoscimenti nell'ambito
del fotogiornalismo. Il meglio della produzione internazionale
viene esaminato per il Premio, quindi organizzato nell'esposizione
e nel catalogo. Si tratta quindi anche di un'occasione per
vedere raccolte insieme le immagini più belle e rappresentative
che, per un anno intero, hanno accompagnato, documentato
e illustrato gli avvenimenti del nostro tempo sui giornali
di tutto il mondo.
La selezione raccoglie le immagini premiate nelle 18
sezioni tematiche e viene presentata ogni anno in
35 paesi all'unica condizione
che tutte le foto selezionate siano esposte, senza alcuna
limitazione o censura. A questo scopo un rappresentante
della World Press Photo Foundation
viene inviato in tutti i paesi che ospitano l'evento per
assistere al montaggio della mostra e verificare che tutti
i quadri siano esposti. L'edizione del 2002
ha visto la partecipazione di 4.171
fotografi che, da 123 diversi paesi, hanno inviato
per la selezione un totale di 49.235 immagini. Più
di metà delle immagini era in formato digitale (quasi
il doppio rispetto al 2001).
La giuria ha premiato fotografi provenienti da 18 diverse
nazionalità: Argentina, Australia, Austria, Belgio,
Bosnia-Herzegovina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania,
Ungheria, Irlanda, Italia, Norvegia, Republica Popolare
Cinese, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Foto
dell'Anno 2001 è la foto in bianco e nero di Erik
Refner, fotografo danese, pubblicata dal quotidiano
Berlingske Tidende.
La foto è stata scattata lo scorso giugno in un campo
profughi in Pakistan. Mostra
il corpo senza vita di un bambino di un anno, avvolto in
un lenzuolo bianco, mentre viene preparato per il funerale.
La famiglia del bambino, originaria del Nord Afghanistan,
aveva cercato rifugio in Pakistan per fuggire alla drammatica
situazione politica del paese e alla siccità. Questa
immagine ha vinto anche il secondo premio nella categoria
People in the News Reportage.
Quest'anno cinque gli italiani premiati,
di cui tre rappresentati da Contrasto: Paolo Pellegrin fotografo
Magnum/Contrasto, ha vinto Il primo premio nella categoria
General News Reportage; Francesco Zizola fotografo Magnum/Contrasto
ha vinto il secondo premio nella categoria Daily Life reportage
e la fotografa Shoba che ha vinto il secondo premio nella
categoria Art reportage.
Pietro di Giambattista rappresentato
da Graffiti Press, ha vinto il terzo premio nella categoria
Ritratti foto singole e Marco Di Lauro per l'Associated
Press sempre nella categoria Ritratti foto singole, ha vinto
il secondo premio. Inoltre Zijah Gafic dell'Agenzia Grazia
Neri ha vinto il secondo premio nella categoria Portrait
Stories ed il primo premio nella categoria Science and Technologies
Stories. Non si tratta soltanto di immagini sensazionali.
La mostra World Press Photo
è anche un documento storico che permette di rivivere
gli eventi cruciali del nostro tempo. Il suo carattere internazionale,
le centinaia di migliaia di visitatori che ogni anno visitano
la mostra, sono la dimostrazione del potere che le immagini
hanno di trascendere differenze culturali e linguistiche
per raggiungere livelli altissimi e immediati di comunicazione.
La World Press Photo Foundation, fondata nel 1955, è
un'istituzione internazionale indipendente per il fotogiornalismo
senza fini di lucro.
Per informazioni: www.worldpressphoto.nl
Van Gogh e Gauguin
Lo studio del Sud
Van Gogh Museum, Amsterdam, Olanda
dal 9 febbraio al 2 giugno
2002
|
Dedicare una mostra ai rapporti personali e artistici tra
Van Gogh e Gauguin
significa riaprire una delle pagine più affascinanti,
ma anche più drammatiche della storia dell'arte del
Novecento.
È ciò che propone il Van
Gogh Museum di Amsterdam, che ospita fino al 2 giugno
la seconda tappa, dopo Chicago, della mostra "Van
Gogh e Gauguin. Lo studio
del sud", per illustrare attraverso 150 opere la travagliata
relazione tra i due artisti. L'amicizia tra Vincent Van
Gogh et Paul Gauguin rappresenta uno dei momenti più
significativi e drammatici della storia dell'arte moderna.
Quando i due artisti si incontrarono a Parigi nel 1887,
li accomunava la convinzione che il rinnovamento dell'arte,
al quale ambedue aspiravano, andasse cercato lontano dall'atmosfera
decadente della città, in un luogo nuovo
e puro. Fu Van Gogh
a trasferirsi per primo ad Arles, per dar vita all'utopia
dello studio del sud, un luogo dove riunire artisti alla
ricerca di nuovi impulsi.
A metà settembre del 1888 Van
Gogh si trasferisce nella celebre Casa
gialla, pronta per la colonia artistica dei suoi
sogni, e il 23 ottobre arriva Gauguin.
Per pochi mesi i due artisti condividono lo studio, traggono
ispirazione dagli stessi luoghi (la piana della Crau, la
necropoli degli Alycamps, il caffè di place Lamartine),
rappresentano le stesse figure, come le donne di Arles dette
Arlésiennes, o la vicina di casa, Marie Ginoux. La
voglia di sperimentazione costante li spinge ad acquistare
20 metri di iuta, utilizzata come supporto pittorico al
posto della solita tela.
Ma se i soggetti sono simili, l'elaborazione artistica è
sempre più diversa: un approccio impulsivo con pennellate
veloci per rappresentare la realtà, la sua realtà,
nel caso di Van Gogh; una pittura studiata e accuratamente
preparata per Gauguin, che
dipinge guidato dalla fantasia.
Tra le mura della Casa gialla si consuma lentamente la
tragedia che porterà all'esito drammatico che conosciamo.
Costretti a condividere spazi e ristrettezze economiche,
i due finiscono per litigare sempre più spesso. Le
divergenze artistiche si fanno
più pesanti. L'atmosfera è tesa, Van Gogh
la descrive in una lettera come "carica di elettricità".
Van Gogh teme che l'amico se
ne vada, e infatti Gauguin
inizia a pensarci.
In una lettera indirizzata
a Theo, Gauguin scrive "Vincent
e io non possiamo assolutamente vivere insieme senza che
nascano tensioni dovuti alla nostra incompatibilità
caratteriale, mentre ambedue abbiamo bisogno di tranquillità
per svolgere il nostro lavoro". Più tardi ricorderà:
"… dovevo lasciare Arles; era così bizzarro
che non lo sopportavo più.
Mi ha persino chiesto: 'Allora parti?' e quando ho risposto
'Sì' ha strappato questa frase da un giornale e me
l'ha messa in mano: 'l'assassino prese il volo'". Il
24 dicembre 1888 Van Gogh, disperato, si taglia un orecchio
dopo avere minacciato Gauguin
con un rasoio. Il giorno dopo Gauguin
lascia Arles, lascia Vincent, lascia l'utopia dello studio
del sud. È la fine della
collaborazione tra i due, ma non dell'ammirazione artistica.
Nelle successive settimane, per esempio, Van
Gogh, per fare cosa gradita a Gauguin,
realizza delle nuove versioni dei Girasoli, sottoponendo
i fiori a un processo di schematizzazione, scavalcando il
naturalismo ed eliminando la percezione della luce
e dei colori reali, osservando di fatto i principi formali
di Gauguin. Pochi mesi dopo
Van Gogh muore suicida, senza
avere tuttavia abbandonato la speranza di vedere l'amico
tornare ad Arles e ricominciare da capo.
Pubblicato in occasione della straordinaria mostra che
vede riuniti i capolavori di due grandi personalità
dell'arte moderna, la pubblicazione che accompagna la mostra
(edita da Electa, prezzo 65
euro) è stata volutamente impostata non come semplice
catalogo, ma come volume che fa il punto per la prima volta
e con assoluta completezza sulla storia del rapporto tra
Van Gogh e Gauguin.
I 5 capitoli sono illustrati da oltre 500 immagini tra dipinti,
disegni, lettere, fotografie d'epoca e immagini di confronto.
Completano il volume un "Epilogo" sul progetto
di Gauguin dello "studio
dei tropici", che seguì l'esperienza di Arles,
e un'antologia ragionata della corrispondenza tra i due
artisti e con altri personaggi che, come Theo
Van Gogh, condivisero le loro vite.
Per informazioni:
www.electaweb.it
www.vangoghgauguin.com
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