Gli Akha sono una delle etnie tribali
situate nel famigerato "Triangolo d'Oro", regione
al confine tra Thailandia, Myanmar (già Birmania)
e Laos. Come molti gruppi tribali, subiscono drammaticamente
l'impatto con un modello di sviluppo a loro estraneo.
Sradicamento territoriale, abbandono forzoso delle attività
tradizionali, prostituzione, diffusione di droghe artificiali,
perdita di autostima e delle proprie radici, soprattutto
tra i giovani: questi sono i principali problemi in gioco,
a fronte di una cultura antica e ricchissima basata su un
rapporto con la natura stretto e autentico appreso dagli
avi.
Nella Thailandia icona del
turismo di massa, gli Akha sono uno dei gruppi minoritari
maggiormente a rischio, sia per la loro scarsa consistenza
numerica (282 villaggi censiti e 48 mila abitanti, su un
totale di circa 700 mila appartenenti ai nove gruppi etnici
del nord thailandese), sia per la loro povertà, esemplificata
dal fatto che molto spesso è tra di essi che viene
reclutata la forza-lavoro per i campi d'oppio di proprietà
di altre etnie (dei villaggi Akha sono ubicati nell'area
al confine settentrionale tra Thailandia e Myanmar, dove
da decenni le etnie tribali sono sfruttate dall'industria
della droga).
La stessa economia di sussistenza degli Akha
è gravemente minacciata dalla campagna del dipartimento
forestale contro le loro tecniche agricole tradizionali
(il cosiddetto sistema del taglia-e-brucia e dell'agricoltura
itinerante). In realtà, fino a che i tribali rappresentavano
il 90% dei pochi abitanti dell'area, queste tecniche non
hanno mai danneggiato l'ecosistema.
A seguito invece del massiccio arrivo di coloni thai
in cerca di terre coltivabili, il governo ha iniziato a
sbandierare l'intento ecologista di procedere al recupero
e alla conservazione dei terreni boschivi (peraltro già
compromessi a causa dello sfruttamento intensivo da parte
dell'industria del legname, soprattutto della pregiata qualità
teak). La conseguente sottrazione delle terre coltivate
a riso dagli agricoltori tribali ha determinato una drastica
riduzione dei raccolti in molti villaggi.
È in questo contesto che opera Matthew McDaniel,
un americano dell'Oregon arrivato in Thailandia dieci anni
fa per commerciare in perline, fino a che ha iniziato ad
appassionarsi alle vicende degli Akha. L'impressione che
Matthew suscita nel visitatore è che nella caotica
cittadina di confine di Mae Sai abbia trovato un suo personale
Far West, dove perseguire ideali di eguaglianza e giustizia
e incarnare il mito della frontiera, come un eroe del passato
o un beautiful loser.
Lì ha sede la "Akha Heritage Foundation",
una ONG locale nata grazie all'apporto determinante di Matthew,
che realizza iniziative volte a far conoscere la difficile
situazione degli Akha, compresi appelli e petizioni al governo
thailandese affinché tenga nella dovuta considerazione
le istanze degli Akha.
Antonio Politano ©
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Di recente, l'associazione RAM
(che ha alle spalle anni di lavoro con i gruppi tribali
del nord della Thailandia) ha ricevuto diverse segnalazioni
di gravi violazioni dei diritti umani degli Akha, tra cui
quella relativa al caso di Ah Juuh Cheh Muuh Gooh, 42 anni,
del villaggio di Meh Maw Akha, provincia di Chiangrai.
È stato arrestato da unità dell'esercito thailandese
alle 8 di mattina del 10 dicembre 2001; il suo cadavere
è apparso sette giorni dopo con segni di bruciature
da elettrodi alle orecchie, percosse alla testa, denti spezzati,
costole rotte. L'esercito ha dato alla sua famiglia (moglie
e otto figli) 30 dollari americani e un sacco di riso.
L'associazione RAM sta promovendo
una campagna di solidarietà a sostegno della "Akha
Heritage Foundation" e ha istituito un conto corrente
postale per la raccolta di contributi (c/c numero 28532034,
intestato a Roberto Dati-Andrea Billau, Via P. Quintini
14, 00136 Roma (causale "Campagna di solidarietà
per gli Akha").
RAM é un'associazione
culturale e umanitaria, a carattere nazionale, che si occupa
di commercio equo, iniziative culturali e di scambio con
il Sud del mondo, e di sensibilizzazione alle tematiche
del turismo internazionale.
In questo senso, si é specializzata fin dalla sua
fondazione - avvenuta nel 1987 - dapprima in termini di
offerta occasionale di viaggi per soci (viaggi-laboratorio,
sperimentali, a formula autogestita e organizzati in modo
non tradizionale, a visitare i partners di altri paesi,
secondo un codice di impatto minimo autonomamente elaborato
e testato), poi via via nello studio, la documentazione,
la ricerca, la critica del turismo quale fenomeno internazionale.
RAM é tra i fondatori
dell'Associazione italiana per il turismo
responsabile (AITR), alle cui attività collabora
attivamente.
I viaggi responsabili di RAM (estate 2002)
Tibetani in India:
Dharamsala, capitale dell'esilio, e le sue montagne (dal
15 al 30 giugno)
Ladakh:
il "Piccolo Tibet" nel cuore del Kashmir tormentato
(dal 23 giugno al 12 luglio; dal 7 al 24 luglio; dal 6 al
23 agosto; dal 25 agosto al 10 settembre)
Sri Lanka:
il paese del tè (dal 27 luglio all'11 agosto)
India del Sud:
Kerala e Tamil Nadu, per ritrovare l'eredità spirituale
di Gandhi (dal 4 al 18 agosto)
L'India himalayana:
Himachal Pradesh, Lahul e Spiti, dove convivono l'induismo
e il buddhismo tibetano (dal 6 al 24 agosto)
Cuba:
Dietro le quinte dell'isola della Revoluciòn (dal
10 al 24 agosto)
Per maggiori informazioni:
Associazione RAM, via Mortola 15 - San Rocco di Camogli
(Ge) -
Tel./Fax: 0185.773.061 - e-mail: orzonero@hotmail.com
Sito internet: www.associazioneram.it