© Angelo Maggiori |
Posare lo sguardo sulla realtà delle
donne in contesti e civiltà
diverse consente di capire che, in ogni parte del
mondo, rappresentano l'anello di congiunzione con l'altra
metà del cielo che manca agli uomini. Dolci e impietose
come la poesia, suscitano sentimento e la necessità
di rimettersi in gioco rispetto ai ruoli che le tradizioni
hanno trasmesso. In ogni luogo visitato ho osservato che
sono le donne che conservano bellezza
e dignità del vivere. E ciò anche quando
la mancanza delle condizioni più elementari della
sopravvivenza materiale induce ad avvilire la propria umanità
nella ricerca della sussistenza economica.
Le immagini proposte nella carrellata di nazioni sparse
tra India e Papua
Nuova Guinea vogliono essere
il tentativo di mostrare che, nonostante l'incredibile varietà
delle culture disseminate nei vari paesi asiatici, la realtà
della donna si dibatte ovunque tra obblighi di continuazione
della specie, con la cura dei cuccioli dell'uomo, la costrizione
della produzione materiale, della seduzione e della concreta
formazione del senso del vivere.
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Ne ho tratto immagini colorate,
forti e crude, tenere e poetiche.
Per me sono state stimolo per una riflessione che vede le
donne e gli uomini cercare, nell'unità, le ragioni
di una convivenza che anticipi il paradiso in terra e non
solo l'inverno di una solitudine esistenziale. Le terre
d'Asia racchiudono un caleidoscopio di costumi e tradizioni.
Realtà ricche di contraddizioni, che annaspano nel
tentativo di far convivere la religione come fatto quotidiano
all'interno di un mondo globalizzato dalla diffusione della
tecnica. Tra questi spazi smisurati vi sono, ancora oggi,
luoghi nei quali chi viaggia può verificare che non
esiste un unico modo di vivere.
E ciò, non perché i prodotti della tecnica
non siano ancora giunti o sconosciuti, bensì perché
è la mentalità tecnica che non ha ancora attecchito
o preso il sopravvento.
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Le fotografie proposte non sono maturate all'interno di
viaggi di studio. I miei sono viaggi di piacere e conoscenza,
condotti con la voglia di vedere per capire e non guardare
per giudicare. Per questo scelgo paesi nei quali posso sperimentare
realtà umane con le quali non è facile rispecchiarsi
e si è costretti a fare i conti con la differenza.
I colori della Veste di Dio, come gli indù chiamano
il mondo, sono molti e accattivanti. Il percorso su questa
meravigliosa veste è possibile farlo in molti modi.
A me piace farlo con lo spirito di
ricerca di un pellegrino ma nulla toglie che possa
essere condotto anche come la passeggiata di una formica
sulla zampa di un elefante: senza sapere dov'è. L'importante
è cercare la bellezza senza rimanere chiusi nella
gabbia dell'estetismo. L'incontro
con l'altra metà del cielo è come l'incontro
con la bellezza del mondo: richiede partecipazione, sentimento
e, soprattutto, accettazione come base della comprensione.
Dalle zone tribali dell'India alle montagne himalayane,
dalle afose pianure indocinesi alle aspre realtà
dell'Iryan Jaya, dalle steppe mongole alle feste del Sing
Sing in Papua, la più potente chiave di lettura della
realtà è sempre, per me, quella dell'immagine
femminile. Vi sono donne che sintetizzano storie
di vita e drammi di un'intera esistenza di fatica. Ho imparato
a guardare i loro occhi. Sono un punto di raccordo tra passato
e futuro.
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Gli occhi delle donne d'Asia
raccontano della loro terra e dei venti della storia che
li ha attraversati. Tra tutti voglio ricordare quelli di
una nomade ai piedi dello Zanzkar,
incontrata durante uno dei miei momenti di fuga verso l'ignoto
del viaggio. Salito per un paio d'ore su erte e spigolose
montagne, sono giunto in una radura con gli ultimi pini
d'alta quota. Una capanna di stracci, ridotta a meno dell'essenziale,
era accovacciata come un'animale ferito ai piedi del grande
albero. Solo l'argenteo filo di fumo, che fluiva a fiotti
da un buco nelle frasche, segnalava, nel più assordante
silenzio, tracce d'esistenza umana. Timoroso ma curioso,
scostata la sgangherata porticina, sono entrato in casa.
La donna, giovane e dai grandi occhi azzurri sedeva a terra
cercando di mantenere acceso il piccolo fuoco sul quale
un bricco di metallo annerito rifiutava di scaldarsi. Ci
siamo guardati a lungo, senza una parola. Lo stupore superava
timori e imbarazzo. Nella penombra, accentuata dalla sciabolata
di luce che penetrava dal buco attraversato dal fumo, solo
il lampeggiare degli occhi trasmetteva mute interrogazioni
reciproche. Per alcuni istanti abbiamo condiviso la realtà
di quel mondo. Sono stati momenti intensi. Solo dopo, al
momento di andarmene, ho preso la macchina e scattato un
fotogramma. È stato
come fare la cosa giusta al momento giusto e con valutazione
condivisa. Tutti i viaggi che faccio per me sono tappe di
una ricerca inesausta di risposte a domande antiche come
le montagne, giovani come il nostro spirito, ineludibili
come il bisogno di verità. La fotografia
è un mezzo per condurre questa ricerca. Un'attività
nella quale il cuore piega la tecnica per generare sentimento
e comprensione. Il resto non m'interessa.
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Chi sono
Ingegnere anomalo, mi appassiona di più lo studio
della filosofia e la ricerca del senso all'interno dei sensi
che le certezze della tecnica. Insomma: mi piace vivere
sulle vie del dubbio e ragionare in cerca delle tracce di
qualche verità per crescere in saggezza. Vivo e lavoro,
come libero professionista, a Brescia. Ho scritto un paio
di libri ("Tracce di luce", appunti e immagini
di viaggio nelle terre d'Indocina e "Ombre del paradiso",
emozioni e impressioni di un viaggio in Borneo, entrambi
pubblicati dall'editrice Delfo di Brescia). Collaboro con
alcune riviste e ho prodotto vari fascicoli tematici di
scritti e fotografia e una mostra fotografica sul deserto.
L'attività più importante, e alla quale dedico
più tempo, sono le conferenze con diapositive sulle
esperienze di viaggio. L'abbinamento tra fotografia e pensiero
è il sentiero che ancora sto percorrendo e sul quale
spero d'incontrare momenti di comprensione e rapporti umani
veri. La fusione armonica di immagini e parola può
ricreare la magia del viaggio e l'incanto del sogno. Vivere
e far vivere momenti di gioiosa felicità mi rallegra
la vita. Anche per questo fotografo.