Infrarosso IR ed Ultravioletti UV con Nikon D700 nel restauro di antichi dipinti Tibetani

A cura di: Luigi Fieni

Attraverso la sostituzione del filtro low-pass di serie, si è potuta utilizzare questa fotocamera per eseguire diverse analisi e studi di dipinti murali sostituendo pienamente costosissime apparecchiature dedicate alla riflettologia infrarossa.

A cura di Luigi Fieni

» Introduzione » L'importanza dell'infrarosso nel restauro
» Attrezzature e procedure di modifica » Tecniche di scatto
» Metodologia ed applicazioni sul campo » Sensibilità e vantaggi
» Considerazioni pratiche » Risultati ed immagini: nel visibile e nell'infrarosso

 

Tecniche di scatto

SCATTI IN REMOTO: l'incredibile ricettività del sensore della Nikon D700 di derivazione D3 oggi ulteriormente migliorata nella versione D3s, permette di scattare foto nitide senza treppiedi anche con filtri IR da 930nm, se si usa una fonte di luce adeguata. Resta il fatto che, quando si parla di fotografia scientifica (come in molti altri campi della fotografia dove la nitidezza di un'immagine è uno dei punti chiave) l'utilizzo di un treppiedi diventa obbligatorio come pure una soluzione per scattare in remoto via cavo, wireless o via radio.

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Posizionamento dell'equipaggiamento durante una sessione fotografica nel tempio di Jampa.

Le foto scattate per lo studio delle pitture dei monasteri in questione sono state eseguite alternando due diverse metodologie:

  1. Nikon Camera Control Pro 2: La Nikon D700, montata su un solido treppiedi, è stata comandata a distanza, via cavo USB, da un Mac Book Pro. In questo modo è stato possibile controllare l'apparecchio fotografico completamente in manuale da remoto, con un grande vantaggio sulla messa a fuoco e sulla definizione finale della foto.

  2. Cavo di scatto remoto via cavo Nikon MC-30: in molti casi non si poteva utilizzare fisicamente la fotografia gestita da computer per seri problemi di spazio su alti ponteggi più o meno instabili (ricordo che sull'Himalaya non è proprio facile l'approvvigionamento del legno e si usa quel che si trova). In questi casi si è preferito l'uso di un cavo di scatto remoto, che aggiunto alla facilità della messa a fuoco con il Live View, ha reso possibile l'esecuzione di foto che altrimenti non si sarebbero potute realizzare.
FILTRI: la scelta dei filtri IR per l'uso nel campo del restauro non dipende assolutamente dal filtro con il quale ci si trova meglio. Ci si deve ricordare che l'IR entra fisicamente nel dipinto, e siccome quest'ultimo ha un suo spessore e la distanza tra il disegno preparatorio e la pellicola pittorica varia costantemente, non si può scegliere un'unica soluzione ma bisogna adattarsi al tipo di pittura che si vuole studiare/fotografare.

Il caso dei monasteri studiati per la realizzazione di quest'articolo è esemplare: i dipinti sono stati concepiti da numerosi maestri, ognuno dei quali aveva il suo proprio modo di dipingere, il che vuol dire anche uno spessore differente della pellicola pittorica. Per intenderci, della quantità di colore messa sul muro.

In generale, tre sono state le modalità filtro:

  1. Nikon D700 senza filtro, per controllare la presenza di ridipinture e disegni sotto una pellicola pittorica molto leggera. Anche non filtrando la luce visibile e l'UV si possono avere degli ottimi risultati, soprattutto quando non si ha la necessità di entrare troppo nella pellicola pittorica.

  2. Filtro IR a 720nm, per una pellicola pittorica di medio spessore.

  3. Filtro IR a 930nm, per una pellicola pittorica spessa.

ILLUMINAZIONE: la miglior fonte di luce infrarossa è ovviamente il sole, ma in questo caso, operando dentro templi con scarsissima luce, è stato necessario illuminare le pitture con luce artificiale.

La soluzione ottimale è stato un illuminatore IR a luce diretta continua, che in questo caso tra i numerosi reperibili in rete, si è trattato di un InfraRed Spotlight da 2 milioni di candele. Questo illuminatore, che produce il 90% di lunghezze d'onda sopra gli 850nm, usato insieme al suo diffusore correlato, ha permesso un'illuminazione omogenea della superficie pittorica.

L'uso dell'illuminatore IR è stato alternato anche dall'utilizzo combinato di due lampade al tungsteno di 300W l'una. La quantità di lunghezze d'onda emessa da queste lampade nel campo dell'infrarosso, insieme all'estrema sensibilità del sensore della Nikon D700, hanno prodotto foto di nitidezza e profondità di lettura della pellicola pittorica paragonabili ai risultati ottenuti con foto illuminate dall'illuminatore IR.

Ovviamente la scelta del tipo di illuminatore è dipeso anche dal tipo di filtro che si andava ad usare. Non avrebbe senso usare un filtro che taglia le lunghezze d'onda da 720nm con un illuminatore che produce la maggior parte della luce oltre gli 850nm. Ci sarebbe comunque una certa visibilità, visto che la luce prodotta non è di un'unica lunghezza d'onda (monocromatica), ma la riflettanza IR, in ogni caso, non sarebbe ideale.

In questa serie di fotografie possiamo vedere la penetrazione della luce nella pellicola pittorica secondo le lunghezze d'onda filtrate: con filtro IR-cut, senza filtro IR-cut, con filtro a 720nm e con filtro a 930nm.

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