Infrarosso IR ed Ultravioletti UV con Nikon D700 nel restauro di antichi dipinti Tibetani

A cura di: Luigi Fieni

Attraverso la sostituzione del filtro low-pass di serie, si è potuta utilizzare questa fotocamera per eseguire diverse analisi e studi di dipinti murali sostituendo pienamente costosissime apparecchiature dedicate alla riflettologia infrarossa.

A cura di Luigi Fieni

» Introduzione » L'importanza dell'infrarosso nel restauro
» Attrezzature e procedure di modifica » Tecniche di scatto
» Metodologia ed applicazioni sul campo » Sensibilità e vantaggi
» Considerazioni pratiche » Risultati ed immagini: nel visibile e nell'infrarosso

 

Tecniche di scatto

INDAGINE PREVENTIVA: dovendo lavorare in maniera efficiente e non potendo montare l'attrezzatura per ogni singola foto nella speranza di trovare informazioni utili sotto la pellicola pittorica, l'uso del Live View si è rivelato una vera e propria benedizione. L'indagine preventiva veniva quindi effettuata con il 24mm montato sulla Nikon D700 e con una lampada al tungsteno: con il Live View si vedeva in tempo reale quello che c'era sotto la pellicola pittorica. In questo modo si sono potuti esaminare centinaia di metri quadri di dipinti murali (per dare un'idea, i due monasteri messi insieme contengono più di 2.000mq di pitture) ad una velocità che sarebbe stata impensabile con altre fotocamere DSLR Nikon di precedente generazione. Una volta trovato qualcosa d'interessante ai fini di studio della tecnica d'esecuzione dei dipinti si passava a sistemare l'attrezzatura per eseguire le fotografie. Ogni area veniva fotografata nel campo del visibile con una Nikon D3 e successivamente nel campo dell'infrarosso con la Nikon D700. Essendo entrambe delle fotocamere full-frame Nikon FX, l'uso dello stesso obiettivo non avrebbe creato problemi relativi ad un diverso campo visivo. Qualora fosse stato usato un apparecchio in formato DX ed uno FX, sarebbe stato molto più difficile inquadrare la stessa area con lo stesso obiettivo senza dover spostare la posizione della fotocamera, situazione spesso non realizzabile.

L'attrezzatura e l'illuminazione, come anticipato, variava secondo le possibilità fisiche di dove si trovavano le aree da fotografare e della facilità di essere raggiunte dai ponteggi. La stabilità dei ponteggi poneva anche un problema fisico, poiché in alcuni casi le foto dovevano essere scattate a più di 8 metri di altezza su ponteggi “traballanti” che di ponteggio avevano solo il nome...

  1. Foto in condizioni ottimali: quando la situazione lo permetteva, tutta l'attrezzatura veniva montata con cura, con grande curiosità dei tibetani, che si accalcavano intorno all'attrezzatura. Non s'immaginavano assolutamente che si potesse comandare una macchina fotografica da un portatile, tanto meno riuscire a vedere disegni o iscrizioni che i loro occhi non potevano assolutamente vedere. Guardavano e riguardavano l'immagine sullo schermo che mostrava segni, iscrizioni o disegni che poi non erano presenti sulle pitture.

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  2. Foto in condizioni precarie: quando si doveva salire più di qualche piano diventava veramente difficile poter trasportare portatile, cavalletto, illuminatore IR e due luci al tungsteno con relativo treppiedi, zaino fotografico con lenti, filtri, e due corpi macchina ingombranti. Per questo motivo l'attrezzatura doveva essere ridotta al minimo: lo zaino fotografico, le luci al tungsteno ed un treppiedi.

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Sensibilità e Vantaggi

SULLA SENSIBILITÀ: la capacità di registrare la luce del sensore della Nikon D700 modificata aumenta sensibilmente se la si compara alla sensibilità del sensore della stessa di serie o come in questo caso con la Nikon D3. Ovviamente, la mancanza del filtro low-pass anti-aliasing nella fotocamera ad infrarossi permette un afflusso maggiore di luce e, di conseguenza, tempi di scatto più brevi per una stessa apertura del diaframma. La quantità di luce che viene registrata dal sensore, a parità di apertura e di sensibilità ISO, aumenta sensibilmente senza il filtro low-pass anti-aliasing:

Fotocamera DSLR Sensibilità ISO Apertura Diaframma Velocità Tempo di posa
Nikon D700 oppure D3 di serie
400
f/8
1/125
Nikon D700 senza filtro Low-pass
400
f/8
1/320

Allo stesso modo, solamente con la Nikon D700, test sono stati eseguiti mantenendo l'illuminatore al tungsteno (300W alla distanza di un metro) ed il diaframma (f/8) invariati. Le sole variabili con le quali si è interagito sono state la sensibilità ISO e la lunghezza d'onda, per controllare la diminuzione della sensibilità del sensore rispetto all'aumentare della lunghezza d'onda del filtro-IR applicato:

SUI VANTAGGI E SUGLI SVANTAGGI: un grande vantaggio della riflettografia infrarossa su dipinti murali è la completa assenza di riflessi creati da fonti luminose: la vernice o l'eccessiva presenza di legante sulle pitture creano solitamente problemi per una corretta illuminazione a causa di un eccessivo riflesso della luce (questo non si applica quando la pittura è stata eseguita con la tecnica dell'affresco a causa della superficie estremamente opaca). Quando la luce riflessa dalle pitture raggiunge l'obiettivo, il filtro IR-pass permetterà di registrare le informazioni relative solamente a determinate lunghezze d'onda. In pratica quelle lunghezze d'onda che creano riflessi nel visibile non verranno assolutamente registrate dal sensore. Avremo la possibilità di entrare, fisicamente, sotto lo strato superficiale pittorico di una profondità che dipenderà dal tipo di filtro utilizzato e dalla sensibilità del sensore. In questo modo, quindi, non avremo modo di registrare riflessi proprio perché sono generati sullo strato superficiale, strato che l'infrarosso penetra e non vede.


Considerazioni pratiche

Come abbiamo accennato in precedenza, la quantità d'informazioni che si possono scoprire sotto lo strato pittorico, è strettamente legata allo spessore dello strato pittorico e/o della vernice protettiva. Per riuscire a vedere cosa è nascosto sotto il dipinto murale siamo legati alla sensibilità massima del sensore della DSLR in uso, che può variare tra i 950nm ed i 1.300nm. Se lo spessore della pellicola pittorica è estremamente spesso, avremo bisogno di lunghezze d'onda più estreme, oltre i 1.300nm.

Il tipo di legante usato dagli artisti dell'epoca, cioè il tipo di colla scelto per dipingere, può anch'esso diventare un ostacolo alla lettura di quello che c'è sotto la pellicola pittorica. Non per la sua componente chimica, ma semplicemente per il suo spessore. Ci sono colle come la gomma arabica e la colla animale che creano uno strato molto sottile insieme ai pigmenti, molto semplice da penetrare. Altre invece, come la pittura ad olio, che creano uno spessore maggiore, richiedendo lunghezze d'onda superiori ai 1,300nm per poter vedere oltre. La facilità di registrare iscrizioni, disegni preparatori o qualsiasi informazione lasciata dai pittori dipende, quindi, dallo spessore della pellicola pittorica.

Un altro problema, se così lo si può chiamare, è il colore sul quale si esegue l'analisi. Infatti, i colori complementari del rosso, così come i colori scuri, ostacolano la lettura di informazioni sotto la pellicola pittorica. Siccome questi colori appariranno molto scuri quando fotografati in infrarosso, diventerà difficile leggere sotto di loro, poiché la maggior parte delle tracce lasciate dai pittori sono state eseguite con inchiostro o con colori scuri e raramente, con colori rossi. Al contrario, sarà molto facile trovare disegni/iscrizioni se i colori presi in esame sono i rossi, gli arancioni, i gialli ed i bianchi.
Fanno eccezione i blu, che sono stranamente di più facile lettura. Questo è dovuto al fatto che nell'arte tibetana si sono usati dei particolari tipi di blu. L'indaco, che non essendo un pigmento vero e proprio ma un colorante di natura vegetale, risulta di per se molto trasparente. L'azzurrite invece è un colore che va applicato senza essere stato macinato troppo, se si vuole avere un colore vivace: è un pigmento molto poroso e chiaro, facilmente penetrabile all'infrarosso. L'unica eccezione fra i blu è il lapis lazuli, un blu scuro molto intenso, che è stato raramente usato nell'arte tibetana ma che era presente in uno dei monasteri sotto analisi.

Oltre a farci trovare disegni preparatori e tracce invisibili all'occhio umano, l'infrarosso ci permette di individuare gli interventi di restauro che sono stati fatti nel passare del tempo, così come i nostri interventi di ritocco pittorico. Quando si fotografa una superficie pittorica, l'infrarosso rappresenta differentemente un colore nuovo da uno antico. Stiamo parlando di falsi colori, quindi magari dovremmo parlare di toni, più che di colori veri e propri. La ridipintura sarà molto facile da individuare, perché risulterà di un tono molto più chiaro o più scuro rispetto al tono del colore originale.

 

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