Di Edo Prando
Nikon ha sempre fatto della massima compatibilità del suo sistema un punto d'onore.
Da mezzo secolo non ha cambiato l'innesto degli obiettivi.
Abbiamo provato obiettivi e accessori di trent'anni fa con le nuove digitali.

2. Digitale e vecchi obiettivi
 
3. Ritorno al passato

 



Reflex digitale Nikon D 100 e obiettivi 20mm, Macro 55mm e tele 180mm. Con queste ottiche sono state scattate le foto che corredano l'articolo.

Ritorno al passato
I fotografi di Allsport, la più nota agenzia fotografica internazionale specializzata in avvenimenti sportivi, hanno in borsa le reflex digitali e gli obiettivi più moderni. Dotati di tutti gli automatismi possibili. In borsa hanno anche un esposimetro a mano, col quale leggono l'esposizione a luce incidente. Poi riportano i valori di tempo e diaframma sui loro modernissimi corpi macchina, usati in esposizione manuale. Non sono dei masochisti, o nostalgici dei mulini bianchi. La misurazione a luce incidente si esegue puntando l'esposimetro, con la cellula schermata da una calotta opalina, verso la fonte di luce, sole o cielo coperto che sia. In questo modo il responso non è influenzato dai colori del soggetto, né dalla maggiore o minore riflettanza dello sfondo.

Facciamo un esempio banale: lo sciatore che si staglia su uno sfondo innevato. Malgrado tutti i sistemi di lettura, inventati finora, la quantità di luce riflessa dalla neve influenzerà maggiormente l'esposimetro. E lo sciatore risulterà più o meno sottoesposto, a seconda dell'efficienza dei sistemi stessi. La lettura a luce incidente non ha questo difetto e la foto ridarà meglio i contrasti della scena reale.

 

 

 


A destra il Nikkor 180mm, a sinistra il Nikkor 80-200: le unche differenze sono i contatti elettrici e la presa di forza per l'autofocus.

Allora perché storcere il naso davanti a una esposizione manuale? Porta via una manciata di secondi, non di più. Una piccola scomodità che offre indubbi vantaggi, oltre a una maggiore precisione di lettura della luce. Permette di usare gli obiettivi cui siamo abituati da anni e di cui conosciamo ogni segreto: resa dei colori, incisione, morbidezza.
Non ci obbliga a comperare un nuovo corredo di obiettivi. Resta una questione: la resa ottica di un vecchio obiettivo, usato con il sensore digitale, invece che con la pellicola.
Questa si comporta in modo diverso, rispetto al CCD o CMOS delle digitali.
I raggi raccolti dall'obiettivo possono cadere sulla superficie del fotogramma tradizionale anche molto angolati, senza per questo pregiudicare la resa dei colori. Il granulo d'argento è tridimensionale, ed è raggiunto anche da questi raggi di luce.
I pixel del CCD, corrispondenti a un punto luce, sono disposti su una superficie piana: se il raggio è molto angolato possono non riuscire a raccogliere la stessa quantità di luce. Si possono presentare frange colorate ai bordi dei soggetti, artefatti di varia natura. Per questo motivo gli schemi ottici degli obiettivi, costruiti apposta per il digitale, sono diversi. Creano fasci di raggi il più possibile paralleli tra di loro, in modo che cadano perpendicolari sul sensore.
Inoltre vi è una questione di formato; ci sono obiettivi dedicati al digitale, per Nikon la serie DX, il cui cerchio di copertura è più piccolo, rispetto a quello di un obiettivo di pari focale, progettato per il vecchio 35mm. Questo è possibile perché le dimensioni del sensore sono più piccole di quelle del fotogramma 35mm. Questo significa che non possiamo usarli su una reflex tradizionale, pena la vignettatura dell'immagine.
La ridotta dimensione del sensore comporta anche che la reflex digitale userà solamente la parte centrale del fascio di raggi luminosi di un obiettivo tradizionale.


La levetta dei diaframmi dei vecchi obiettivi si accoppia perfettamente con quella dei corpi macchina digitali.
Ciò permette il funzionamento dei primi anche a tutta apertura.

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