Introduzione e obiettivi
L’argomento di questo appuntamento è certamente delicato, non certo per gli aspetti tecnici, di cui naturalmente ce ne facciamo piacevolmente carico, ma piuttosto per un fattore puramente “nostalgico”. Possiamo verosimilmente ritenere che il bianco/nero abbia permesso la nascita della fotografia in senso più ampio, come la pittura ha scoperto il colore, e l’assenza delle componenti cromatiche non è stata affatto avvertita come una limitazione (almeno per le esigenze dell’epoca). Personalmente non riesco a considerare il bianco/nero un semplice ingrediente della fotografia, ma piuttosto una forma espressiva dal carattere unico, che si manifesta con una gran forza comunicativa, in sintesi: un’arte. L’armonia di fattori distintivi, come accentuati contrasti, forme modellate da timide luci, ombre profonde da ricercare preferibilmente al momento dello scatto e non in post-produzione, identificano senza ambiguità l’arte del bianco/nero. Concludiamo la breve ma doverosa parentesi velatamente “poetica”, e introduciamo l’obiettivo che intendiamo condividere con il lettore: convertire in bianco/nero i nostri “negativi digitali” a colori, preservando ed enfatizzando le caratteristiche emozionali, un percorso farcito con numerosi ingredienti, come una fotocamera DSLR, i Picture Control, Nikon ViewNX, Nikon Capture NX 2 e i famosi plug-in di Nik Software. Apprezzerete nel seguito la scelta di anticipare i temi di discussione con una domanda ricorrente, al fine di offrire chiari e precisi riferimenti pratici per chi intende ottenere conversioni bianco/nero qualitativamente impareggiabili.
Filtri ottici o simulazioni software?
La ripresa in bianco e nero a pellicola non poteva prescindere dall’impiego congiunto di specifiche emulsioni e sviluppi, unitamente ad una serie di filtri ottici colorati che producevano una moltitudine di accurati contrasti. L’utilizzo dei più diffusi filtri, come il giallo, l’arancione, il rosso e il verde, era determinante per governare soggettivamente il contrasto, come ad esempio enfatizzare le nuvole ed il cielo di sfondo per un’immagine di paesaggio, scurendolo volutamente al fine di esaltarne la visione d’insieme. Ricordiamo che un filtro colorato usato su una fotocamera a pellicola produce una schiarita (sino all’annullamento) del proprio colore, e un contestuale scurimento del suo complementare, una relazione cromatica oggetto di studio del luminare inglese Isaac Newton.
La ruota dei colori primari e complementari di Newton
Un filtro verde, ad esempio, permette di schiarire le foglie e la vegetazione rendendo più scuro e contrastato l’eventuale vestito rosso della ipotetica modella ritratta. L’adozione del filtro desiderato costituiva ovviamente un “punto di non ritorno” per il fotografo, un processo irreversibile almeno quanto l’uso di una particolare pellicola dalla resa esclusiva come ad esempio per la Fuji Velvia oppure le Kodak Kodachrome e T-Max 400 pro. Da osservare inoltre che i filtri introducono inevitabilmente un nuovo strato vetro-aria anteposto alla lente frontale dell’obiettivo, provocando di fatto un’attenuazione e una conseguente perdita di definizione - seppur minima - legata al livello qualitativo del filtro in uso. L’indiscutibile ruolo che va riconosciuto ai filtri ottici usati per la conversione in B/N, assume oggi una dimensione assai diversa, osservando le potenzialità offerte già in fase di ripresa dalle DSLR Nikon, assimilabili a piccoli ma complessi laboratori di sviluppo, ottimizzazione e personalizzazione delle immagini. Limitatamente al trattamento del bianco/nero, l’uso delle funzioni dei Picture Control integrati nella fotocamera, assicura una dotazione virtualmente infinita di pellicole e filtri colorati, senza alcuna rinuncia o rimpianto sul risultato. In seguito allo scatto configurato “on-camera” (rigorosamente a colori e in formato RAW, per le motivazione che discuteremo nel seguito), è possibile avvantaggiarsi delle innumerevoli funzionalità offerte dai software Nikon, capaci di assicurare il totale controllo creativo sulla conversione monocromatica, preservando un’eccellente qualità immagine durante l’intero processo di elaborazione.
Scattare a colori o in bianco/nero?
Comune pensiero di chi si trova agli esordi del digitale, provenendo magari da faticose quando nostalgiche esperienze in camera oscura, è che si possa ottenere un’immagine in bianco/nero esclusivamente con l’ausilio di software dotati di tale funzionalità, e il conseguente obbligo di affidare lo sviluppo a strumenti squisitamente informatici (forse il timore più ampio che si possa registrare). Altrettanto inflazionato è un altro luogo assai comune: perché preservare l’informazione sul colore - durante la ripresa - quando il risultato finale sarà comunque monocromatico? Bene, cerchiamo di fare luce su questa semplice ma importante decisione pratica. Agendo sugli opportuni menu di ripresa della nostra fotocamera, è possibile ottenere differenti varianti in bianco/nero applicando filtri colorati digitali, variazioni del contrasto e livello di luminosità, oppure viraggi creativi.
Controllo immagine per la conversione on-camera in
bianco/nero
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Scegliendo la qualità JPEG/TIF come formato di persistenza delle immagini da scattare, assegnando concretamente alla fotocamera il ruolo di “camera chiara”, tali preferenze saranno applicate in via definitiva e irreversibile (assimilabile alla stampa su carta). Lo stesso concetto assume un significato molto differente quando si predilige la qualità RAW/NEF, un formato ritenuto ancora superfluo da molti professionisti della fotografia, alquanto esigente (ragionando in MegaByte) e laborioso da post-produrre. Tralasciando le motivazioni che spingono a diffondere affrettate conclusioni sul negativo digitale, cerchiamo di analizzare i vantaggi di questo secondo scenario. Il risultato osservato nel monitor LCD della fotocamera è da intendersi come semplice anteprima, a esclusivo vantaggio del fotografo che ne può valutare immediatamente la resa, e variarla all’occorrenza con la consapevolezza di preservare l’integrità dell’originale. Infatti, le impostazioni del controllo immagine rappresentano un dato accessorio rispetto al contenuto informativo RAW (necessario allo sviluppo), una distinzione riconosciuta dai software Nikon ViewNX e Capture NX 2, liberamente modificabili in funzione degli obiettivi finali. Ricordiamo inoltre che tutte le informazioni sul colore sono ancora custodite nei dati RAW, e che le stesse rappresentano una fonte preziosa e insostituibile per le successive operazioni di post-produzione del bianco/nero, facendo uso di straordinari strumenti software progettati per lo scopo (che apprezzeremo nel seguito). La ricchezza informativa di cui ogni canale RGB è depositario, se pensiamo alla profondità colore - o precisione cromatica - offerta dal formato NEF a 14bit (2^14 = 16.384 gradazioni di grigio), lascia indubbiamente ampio spazio alle interpretazioni creative che il fotografo intende raggiungere nella sua visione monocromatica.
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