Nel 2000, le fotocamere digitali vendute erano 10 milioni. Nel 2010 oltre 140 milioni.
In questo periodo aziende storiche produttrici di pellicole crollano (su tutte, Polaroid, che porta i libri contabili in tribunale nel 2001 chiedendo di usufruire del sistema di protezione offerto dal Chapter 11 alle aziende a rischio di fallimento, ma con possibilità di riorganizzazione) e la produzione delle stesse scende a meno di 1 miliardo (nel 2000).
I produttori giapponesi ormai sono padroni del mercato e si fronteggiano a colpi di innovazione tecnologica ma iniziano a emergere gli “elettronici”, ovvero quelle realtà che non nascono come produttori di apparecchi fotografici ma che, considerate le enormi potenzialità del mercato foto, entrano con decisione in esso (Panasonic, nel 2001, con il marchio Lumix che utilizzerà obiettivi Leica; ma anche Sony, che già nel 1996 propose le Cyber-shot, e la coreana Samsung, nata nel 1938).
La finlandese Nokia, intanto, nel 2002 annuncia il 7650, il primo cellulare dotato di fotocamera integrata: è l’alba degli smartphone (la cui storia ebbe inizio nel 1992, con l’IBM Simon che, oltre alle normali funzioni di telefono, incorporava calendario, rubrica, orologio, calcolatrice, blocco note e giochi).
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Contax N, la prima reflex
digitale 24x36. |
Olympus E-1, Quattro Terzi digitale. Foto di Oswald Engelhardt. Fonte Wikipedia.
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Naturalmente l’industria fotografica propriamente detta non sta a guardare: nel 2002 viene presentata la Contax N, la prima reflex digitale con sensore 24x36; nel 2003 Olympus lancia la sua reflex digitale professionale, la E-1, che inaugura il sistema digitale Quattro Terzi; Canon propone la prima delle sue reflex digitali “economiche”, la EOS 300D; le risponderà Nikon con la D70 nel 2004.
Canon EOS 1Ds Mark II.
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Nello stesso anno Canon presenta una reflex professionale formato 24x36 da 16 milioni di pixel, la EOS 1Ds Mark II e conquista il “trono” (annuale) di maggior produttore di fotocamere digitali al mondo.
Nel 2005, poi, Olympus e Panasonic si alleeranno per sviluppare il formato Quattro Terzi e Nikon proporrà la prima compatta digitale capace di trasmettere via wi-fi le foto realizzate (Coolpix P1).
Nikon COOLPIX P1, la prima dotata di modulo WI-FI integrato per la trasmissione di immagini senza cavi.
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Il mondo della fotografia, ormai quasi del tutto digitale, vede entrare nel segmento delle reflex anche l’industria elettronica (2006): Samsung, con la GX-1s (di derivazione Pentax), Sony, con la Alpha 100 (di derivazione Minolta) e Panasonic, con la Lumix L1 (di derivazione Olympus).
Ma i “fotografici” rispondono per le rime: nel 2007 Canon festeggia 30 milioni di reflex EOS e Nikon presenta la sua prima reflex digitale formato 24x36, la D3, oltre a festeggiare i 40 milioni di obiettivi Nikkor prodotti e 90 anni di vita. L’anno successivo, sempre Nikon presenta la D90, la prima reflex digitale al mondo in grado di realizzare video; la seguirà a ruota Canon, con la 5D Mark II. È l’alba delle reflex digitali moderne.
Nikon D90, la prima reflex digitale in grado di
realizzare video di qualità professionale. |
Canon EOS 5D Mark II.
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Intanto, mentre continuano a svilupparsi i mercati delle schede di memoria (Sandisk e l’americana Lexar la fanno da padroni), degli obiettivi compatibili (grazie alle giapponesi Tamron e Sigma), delle compatte digitali (ricche di funzioni atte a personalizzare le foto prima e dopo lo scatto e, in alcuni casi, anche del modulo GPS che permette di scrivere nei dati di scatto le coordinate dove esso è stato eseguito) e si confermano alcune interessanti alleanze e produzioni (Panasonic acquista l’azienda giapponese Sanyo e annuncia che, insieme ad Olympus svilupperà il formato Micro- Quattro Terzi digitale; Leica annuncia la S2, una medio formato digitale), il mercato fotografico corre velocemente. Molto più velocemente di quanto si potesse prevedere. Dalle prime reflex con potenzialità video ad oggi il passo è brevissimo.
La sfrenata corsa al pixel, alla caratteristica tecnologica più avanzata, alla fruizione alternativa del prodotto “fotocamera” (in questo senso va vista la funzione di ripresa video, ormai presente in tutte le reflex digitali e sfruttata da video maker professionisti per la registrazione di film e spot), alle quasi infinite possibilità di ritocco on camera (per non parlare dei software di post produzione con cui è possibile davvero trasformare nettamente la realtà ripresa), non hanno però modificato il senso della fotografia che era, è e sarà sempre il modo di raccontare con immagini la realtà già esistente.
Certo, la post produzione permette di creare delle immagini surreali (in questo modo la fotografia si avvicina maggiormente alla pittura, che può anche mostrare delle scene non reali) ma parte sempre e comunque dalla realtà e da essa non può prescindere.
Il mondo fotografico, oggi, dopo il boom delle compatte digitali che, per certi versi, incitavano maggiormente al “punta e scatta senza pensare”, sta riservando maggiori attenzioni al segmento delle reflex digitali e delle compatte ad ottica intercambiabile (denominate in certi casi “mirrorless”). Soprattutto le prime, sono strumenti tecnologicamente avanzati (come la Nikon D800 e la Canon EOS 5D Mark III, reflex digitali 24x36 presentate nel 2012 e capaci di realizzare video professionali) ma sempre più alla portata di tutti. È una nuova democratizzazione della fotografia che, come è già successo nel passato, dimostra di possedere la grande capacità (che non tutte le arti posseggono) di abbracciare un vasto pubblico.
Canon EOS 5D Mark III.
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Nikon D800.
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Le compatte digitali ad ottica intercambiabile, invece, che stanno riscuotendo un discreto successo in diversi mercati, rappresentano il “terzo segmento” del mercato fotografico; a dare il via è stata Panasonic, con la Lumix G1, nel 2008. A seguirla tutti i produttori fotografici storici: Nikon con la gamma 1, Canon con la EOS M, Pentax con la Q, Olympus con la Pen, Fuji con la X-Pro1. E le nuove realtà (Samsung con la NX, Sony con la NEX). Il futuro ci dirà che sorte avranno.
Ma al di là di tutto e di ciò che la fotografia può suscitare (essendo una forma d’arte, sta a colui che ne fruisce, in questo caso chi vede la fotografia, a stabilirlo soggettivamente), è determinante che chi fotografa, a prescindere dallo strumento utilizzato, abbia ben chiaro cosa voglia comunicare. Fare cento scatti pensando di cogliere il momento che si vuole immortalare è molto diverso che farne uno solo esattamente a quel momento che si vuole fermare per sempre. Per questo, per fare una fotografia non basta avere una fotocamera, seppur altamente evoluta e capace di scattare quasi da sola. Bisogna avere chiaro che lo strumento non sostituisce il cuore, l’anima, il progetto del fotografo.
Non sostituisce, in sostanza, il fotografo, ma semplicemente lo aiuta a comunicare al mondo la sua personale visione della realtà. E per fare ciò, chi fotografa deve solo “prendere” la luce e usarla come inchiostro. E non importa che il foglio di carta su cui si scrive sia un supporto elettronico o analogico o che la penna sia una reflex digitale o una compatta a pellicola. Ciò che conta è che la fotografia, dai tempi di Daguerre ad oggi e citando il maestro Maurizio Rebuzzini (FOTOgraphia, FOTOgraphiaONLINE.it) altro non è che il mezzo attraverso cui “la natura si fa di sé medesima pittrice”. Tutto cambia, per restare sempre uguale.