Capita, a volte, di innamorarsi di un posto, di un paese, della strana chimica che si percepisce tra la certi luoghi e i suoi abitanti e tra essi e il visitatore occasionale. A uno dei grandi fotografi Magnum, il newyorkese Leonard Freed, era capitato di innamorarsi dell'Italia. Delle tracce della sua storia imponente, della sua umanità palpitante. Come scrive Michael Miller nel ricco catalogo edito da Admira Edizioni -QLP, «Freed era in primo luogo uno che fotografava la gente. L'amore della sua vita erano gli italiani, molto più di quanto non lo fossero l'arte, l'architettura o il paesaggio italiani, sebbene le sue rare fotografie di paesaggi siano davvero emozionanti».
Firenze, 1958
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
«Una volta», continua Miller, «Leonard Freed ebbe a parlare del suo rapporto con l'Italia come di "una storia d'amore". Una passione di lunga data, che va oltre la sua carriera di fotografo e all'origine è radicata nel suo interesse per l'arte, che risale al suo primo viaggio in Europa, nel 1952. Come altri artisti appartenenti a famiglie ebraiche emigrate in America dall'Europa orientale, sentiva il bisogno di tornare in Europa per scoprire se stesso e gettare le fondamenta di una carriera artistica, prendendo le distanze da un ambiente familiare che discordava con la sua ambizione. Freed voleva diventare un pittore, benché sua madre sostenesse ostinatamente che gliene mancava il talento. Si trovava in Italia e faceva la vita del giovane artista, quando il suo compagno di viaggio, un pittore, gli suggerì che - per guadagnare qualcosa - avrebbe potuto fare delle fotografie e provare a venderle ai giornali americani. Freed seguì il suo consiglio, e l'espediente che doveva semplicemente procurargli un po' di denaro in più divenne una passione che avrebbe dato forma a gran parte della sua vita adulta».
Napoli, 1956
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
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Roma, 1958
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
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«Io amo l'Italia!» era la frase che Freed amava ripetere dopo la sua prima visita in Italia nel 1956. Ma il suo non era un interesse canonico: benché amante dell'arte, del paesaggio, dei monumenti e delle antiche rovine, ciò che più lo affascinava era l'"Italianità", che rincorre con il suo obiettivo a cominciare da Little Italy, con i venditori ambulanti, i giochi dei bambini, i caratteristici matrimoni, fino alla quotidianità di Napoli e della sua adorata Roma. A proposito di Roma, nel testo di Miller viene citata l'intervista esclusiva che Sguardi fece a Leonard Freed, di passaggio nella capitale, per sottolineare la capacità di immedesimazione e immersione del fotografo: «Io sono un po' di tutto, come capita nei sogni, in cui a volte sei una cosa e a volte un'altra. Sono di destra e sono di sinistra. Sono religioso e antireligioso. Amo e odio le donne. Tutto mi attraversa come in sogno. Sono simile a uno studente curioso, che vuole sempre imparare. Per essere in grado di fotografare, prima devi farti un'opinione e prendere una decisione. Poi, quando stai fotografando, sei immerso nell'esperienza e diventi parte di ciò che stai fotografando. Devi immedesimarti nella psicologia di chi stai per fotografare, pensare ciò che lui pensa, essere sempre molto amichevole e neutrale».
Sicilia, 1975
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
Dopo la tappa milanese della Fondazione Stelline la mostra è arrivata a Roma, al Museo di Roma in Trastevere fino al 27 maggio. 100 stampe in bianco e nero - alcune delle quali inedite - selezionate tra le migliaia di negativi che Freed ha realizzato nei numerosi attraversamenti della nostra penisola fino al 2006 - anno della sua morte - restituiscono con poesia i caratteri storici e culturali che connotano fortemente il costume e la psicologia degli italiani, rendendola unica. Di seguito, riportiamo un testo della curatrice Enrica Viganò: «Leonard Freed si poneva molte domande, nei suoi diari fitti fitti appuntava la profonda ricerca che stava svolgendo sull'esistenza e sulle motivazioni del vivere umano. Il suo strumento era la macchina fotografica, il suo talento era la comprensione istintiva delle forme visive, il suo impegno era tutto dedicato alle persone e, di conseguenza, alla madre di tutte le domande: chi siamo? Osservava il mondo cercando un risposta universale e capillare allo stesso tempo. Sceglieva lui stesso i temi su cui lavorare e si immergeva fino alle radici, fino alla linfa genitrice dei comportamenti umani. E ogni volta spiegava qualcosa di più dei soggetti ritratti, ovviamente, ma anche di noi stessi e soprattutto del suo sé: "La mia macchina fotografica è il mio lettino dello psichiatra".
Napoli, 1956
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
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Roma, 1958
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
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Ma la sua sfida poderosa la lanciò alla quarta dimensione: il tempo. "La cosa che sto cercando di mettere nelle mie fotografie è l'elemento del tempo. Il tempo passa e noi abbiamo bisogno di esserne consapevoli. La fotografia ci può dare questa consapevolezza". Probabilmente questa diventa una componente determinante del suo innamoramento per l'Italia, un luogo dove presente e passato convivono e interagiscono in maniera tangibile e metamorfica. Di fatto il suo amore, verbalizzato in ogni occasione, testimoniato da più di quarantacinque viaggi nel nostro paese ed espresso in migliaia di negativi, è una love story con la gente che popola la penisola e che rendeva ogni sua visita un'esperienza unica e irripetibile. Il suo pellegrinaggio italico, durato a più riprese quasi 50 anni, era per lui fonte di vita, arricchiva il suo spirito e gli dava infinita materia per il suo studio puntuale della natura umana, di cui gli italiani, secondo lui, ne rappresentavano una delle migliori manifestazioni. Leonard Freed non lavorava seguendo i fatti dell'attualità, cercava piuttosto una dimensione più contemplativa che gli permettesse di raccogliere impressioni, sentimenti ed atmosfere rivelatrici di una verità soggettiva, ma suggerente. "Fondamentalmente penso che ci siano fotografie ‘informative' e fotografie ‘emotive'. Io non faccio fotografie informative, non sono un fotogiornalista, sono un autore, non sono interessato ai fatti. Io voglio mostrare atmosfere". Determinato e insaziabile camminava nel mondo alla ricerca di se stesso, collezionando momenti che metteva anche a nostra disposizione, umilmente, senza pretesa di risposte assolute, ma col desiderio di porgere elementi di un tutto: il tempo, le origini, le aspirazioni, gli errori, le relazioni tra le persone, le religioni, le culture e i popoli».
Roma, 2000
© Leonard Freed - Magnum (Brigitte Freed)
Chi è
Nato nel 1929 a Brooklyn, in una famiglia ebrea di origine russa e di classe operaia, Freed dedica diversi anni alla pittura. Nei primi anni '50 visita l'Italia in compagnia di un amico pittore che si guadagna da vivere realizzando fotografie e capisce che anche per lui questa soluzione sarebbe ideale per coniugare la sua curiosità e il suo desiderio di viaggiare, di conoscere il mondo e se stesso. Torna negli Stati Uniti con il progetto di diventare fotografo professionista e cerca i suoi primi soggetti proprio a Little Italy, dove la vitalità e le tradizioni degli italoamericani catturano il suo sguardo e la sua simpatia per sempre. Nel 1954 Freed inizia a studiare con il suo obiettivo le proprie radici ebraiche, prima a New York e poi in ogni dove (Olanda, Germania, Israele) seguendo le tracce di un popolo senza pace, ma fiero delle proprie origini. Molti anni dopo, nel 1984, le immagini saranno raccolte nel libro La Danse des Fideles. Nel 1958 si trasferisce in Olanda, dove sposa la tedesca Brigitte Klück, conosciuta due anni prima a Roma. Quando nel 1963 rientra negli Stati Uniti il tema della discriminazione razziale lo coinvolge visceralmente: segue la marcia su Washington e i suoi protagonisti, ma anche la vita quotidiana degli afroamericani nel quartiere nero della sua Brooklyn. Dalla documentazione del movimento per i diritti civili nasce nel 1965 il potentissimo libro Black In White America. Nel 1972 Freed diventa socio dell'agenzia Magnum. All'inizio degli anni '70 si dedica intensamente a quello che lui stesso ha definito uno studio sociologico sulla polizia. Il risultato è un reportage approfondito che verrà pubblicato su numerose importanti testate in tutto il mondo. Le sue opere sono presenti in molte collezioni museali. Leonard Freed si spegne il 20 novembre 2006 nella città dove abitava dal 1975, Garrison (New York). Fino all'ultimo ha lavorato a nuovi progetti tra cui un libro dedicato all'Italia, il suo grande amore.
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