© Jeanloup Sieff - Dos d'Astrid,
Harper's Bazaar, 1964
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La Galleria
Carla Sozzani di Milano presenta fino al 7 aprile due mostre in contemporanea: "Gli anni di Harper's Bazaar, New York 1961-1966", di
Jeanloup Sieff, fotografo leggero dai gusti sofisticati, e "Still Life" di
Charles Jones, giardiniere-artista-fotografo di still life dei primi del Novecento.
Sieff, che nell'arco della propria vita si è dedicato a generi diversi (dal giornalismo al fotoreportage, dai nudi al ritratto e alla fotografia di paesaggio) è ricordato in particolare per le sue immagini di moda. Per molti anni ha lavorato per le più importanti testate di moda in Europa e negli Stati Uniti. Anche quando la sua notorietà era al culmine e le sue fotografie erano esposte in tutto il mondo, Sieff si è sempre astenuto dal teorizzare il proprio lavoro, rifiutandosi di inserirlo in un discorso critico sull'arte e distanziandosi in questo modo da molti fotografi della sua generazione.
Sieff ha espresso anche attraverso la scrittura la sua ironia e il suo punto di vista sulla vita e sulla fotografia. Molti dei suoi libri sono composti da immagini e testi ricchi di citazioni brillanti, con titoli evocativi e originali. Nel 1990 pubblica "Demain le temps sera plus vieux" in cui traccia a ritroso la sua carriera di fotografo, con diversi aneddoti che riguardano la sua vita.
© Jeanloup Sieff - Harper’s Bazaar,
1964 |
La mostra si concentra su un periodo preciso del percorso di Sieff: le fotografie di moda realizzate per Harper's Bazaar negli anni Sessanta. Nel 1961, all'età di 28 anni, Sieff lascia Parigi per tentare il successo a New York con l'obiettivo di lavorare per la più importante rivista di moda del momento, Harper's Bazaar. Condivide uno studio fotografico con Frank Horvat, già fotografo di Harper's. In quegli anni realizza immagini ironiche e sofisticate in cui la moda diventa un pretesto per creare atmosfere surreali ed eleganti con una certa eco hitchcockiana. Gli abiti e, soprattutto, il corpo femminile si trasformano in linee e materia da mettere in valore con inquadrature eccentriche e surrealiste. Abiti, acconciature, trucco e pose collaborano a creare un universo onirico, ricco di riferimenti cinematografici e letterari: sono gli anni in cui «si potevano ancora fare delle fotografie di moda divertendosi, mostrando qualcosa d'altro rispetto a dei noiosi vestiti». Le immagini, spesso molto composte da un punto di vista grafico, presentano una donna distante e misteriosa, intrigante e enigmatica.
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«Guardando le fotografie che ho realizzato negli anni Sessanta – ha scritto Sieff - e specialmente quelle fatte per Harper's Bazaar, sono in ammirazione, non per la loro qualità, ma per l'energia che avevo a quell'epoca! Era l'energia euforica della giovinezza che mi spingeva a dedicarmi così pienamente alla creatività o era l'atmosfera eccezionalmente stimolante di Harper's? Erano probabilmente entrambe, ma temo che la prima fosse quella predominante».
La fotografia di Charles Jones rappresenta un unicum nel suo genere. E' una fotografia di still life, ossia di elementi naturali (fiori, frutta, ortaggi) non dissimile dalle nature morte dipinte a olio che negli stessi anni in cui Jones effettua i suoi scatti, ai primi del Novecento, fanno bella mostra di sé nelle case vittoriane. Al tempo stesso la sua produzione presenta tratti innovativi che non derivano solo dall'uso del mezzo fotografico, ma che sono propri della visione originale di questo autore, che per tematiche e formazione può essere considerato un outsider nel panorama della fotografia artistica.
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© Jeanloup Sieff - Harper's Bazaar, Hollywood, 1963
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Nato in Inghilterra nel 1866, Jones intraprende fin da giovane la professione di giardiniere, che resterà sua principale fonte di reddito per tutta la vita, e da cui deriva il suo interesse per le forme e le infinite varietà della natura. Lavora per dieci anni presso la Ote Hall, in Susset, dove perfeziona le tecniche di giardinaggio affiancandovi l'attività di fotografo amatoriale, a cui trasmette la stessa attenzione al dettaglio.
Courtesy Galleria Carla Sozzani - Tulips (Breeder) Bacchus, c. 1900
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È molto probabile che l'interesse di Jones per la fotografia fosse inizialmente legato alla possibilità di catalogare le molte varietà di frutti e fiori incontrati nella sua attività quotidiana. Tuttavia la sua tecnica e la composizione dell'immagine esulano da un intento puramente archivistico, e presentano elementi di grande originalità. Basti pensare alla scelta di presentare elementi naturali isolati dal loro contesto e ritratti in studio, con fondali preparati, un tipo di composizione allora in voga per la ritrattistica, non per le foto naturalistiche. In altri casi le disposizioni degli elementi sembrano rimandare a ripetizioni di forme e geometrie artificialmente composte, e l'uso studiato della luce aggiunge una maggiore iconicità agli still life. Per queste caratteristiche che anticipano le avanguardie moderniste, il lavoro di Jones può essere considerato precursore di quello successivo, più consapevole, compiuto negli anni Venti e Trenta da Karl Blossfeldt, Paul Outerbridge, Edward Steichen, Josef Sudek ed Edward Weston.
Courtesy Galleria Carla Sozzani - Celery Standard Bearer, c. 1900
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Jones ha però ricevuto un riconoscimento solo postumo: agli inizi degli anni Ottanta un collezionista ritrova una serie di scatti in un vecchio baule. Si tratta di fotografie che presentano un'eccezionale varietà, che alterna fiori e ortaggi i cui nomi vengono minuziosamente indicati sul retro di ogni foto, siglata con le iniziali C. J. o con il nome per esteso. Jones non ha lasciato altri documenti scritti sul suo lavoro e sulle sue scelte estetiche. Le stesse fotografie sono esemplari unici, non essendosi conservati i negativi.
Da questa fortunata scoperta l'apprezzamento e l'interesse per il lavoro di Jones sono progressivamente aumentati: nel 1998 Robert Flynn Johnson cura una sua personale presso il de Young Museum in San Francisco, ed edita il catalogo The Plant Kingdoms of Charles Jones. Lo stesso anno la mostra viene ospitata anche dal Musée de l'Elysée di Losanna. Nel 2005 la Folio Society di Londra ha inserito l'immagine Bean Runner tra le 100 migliori fotografie al mondo. Nel 2006 una personale alla Howard Greenberg Gallery ha consacrato la fama di questo originale outsider.