La tecnologia oggi aiuta il fotografo non solo con ottiche e sensori dalle qualità sempre più raffinate, ma anche con sistemi per eliminare, o contenere, alcuni dei problemi di ripresa più complessi da risolvere.


» La subdola presenza del mosso » L’arrivo del VR
» Il VR all’opera » VR sì o VR no?

 

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Lo zoom AF VR Zoom-NIKKOR 80-400mm f/4.5-5.6D ED è stato il capostipite delle ottiche stabilizzate per il sistema reflex di Nikon.


L'arrivo del VR

Il passaggio al nuovo millennio è stato foriero di una novità importante nel mondo delle ottiche Nikkor. Nei primi mesi del 2000 infatti viene presentato lo zoom 80-400mm, la prima ottica del corredo Nikon dedicata alle reflex dotata di stabilizzatore ottico ancora oggi disponibile in versione 80-400mm f/4.5-5.6D ED VR AF.

Le possibilità di ripresa si ampliano notevolmente. Tutti i discorsi relativi ai tempi di sicurezza minimi per evitare il mosso vengono completamente rivisti. Il nuovo arrivato consente di aumentare di circa 3 stop il tempo di scatto. Così, facendo sempre riferimento alla regola empirica del tempo di scatto reciproco della lunghezza focale, a 400mm si passa dal dover scattare ad almeno 1/400s, quindi in pratica 1/500s, a ben 1/60s!
Il funzionamento di questa tecnologia è piuttosto complessa ma estremamente valida e precisa. Nell’obiettivo vengono inseriti dei giroscopi che permettono di calcolare i movimenti spaziali dell’ottica stessa.

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Ogni obiettivo dispone di un sistema VR ad esso
dedicato quindi ottimizzato sulla tipologia, angolo di
campo ed escursione zoom specifica.

Un processore all’interno della fotocamera DSLR elabora questi dati forniti dall’obiettivo e in tempo reale va a comandare dei micro motori che spostano fisicamente in decentramento, un gruppo di lenti nella direzione opposta al movimento o alle vibrazioni che stanno interessando l’obiettivo in quel dato momento. Così facendo riesce a compensare ed annullare i movimenti dell’ottica.

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Scatti in condizioni di illuminazione precaria da
effettuarsi a mano libera sono ora una realtà
facilmente ottenibile grazie alle potenzialità dei
sistemi di stabilizzazione delle immagini.


Oggi, nelle ottiche moderne, il sistema di stabilizzazione ottico VR è stato ulteriormente affinato ed è giunto alla seconda versione, VR II. Il cambiamento sostanziale riguarda la possibilità di gestire ed annullare movimenti e vibrazioni, ora, fino a 4 stop rispetto ai tempi limiti consentiti dalla fotografia a mano libera. Inoltre, su alcuni obiettivi, la funzione VR offre l’opzione tra Normal e Active. La funzione Active è stata sviluppata per compensare al meglio le vibrazioni introdotte da un oggetto in movimento, di norma da un sistema dotato di motore, come quando si sta fotografando da una macchina in movimento, da un elicottero o da una qualsiasi altra postazione soggetta a movimento, purché questa sia azionata da un sistema che generi vibrazioni. La modalità Active infatti è sconsigliata per le riprese da alianti o barche a vela. L’algoritmo utilizzato per il calcolo dello spostamento del gruppo ottico dell’obiettivo è stato infatti ottimizzato per annullare i piccoli scatti e movimenti che si possono avere quando si opera in queste situazioni. Va ricordato, comunque, che il sistema di riduzione delle vibrazioni VR agisce solo ed esclusivamente sui movimenti che interessano la fotocamera al momento dello scatto.


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Un esempio di scatto utilizzando il VR su soggetto in movimento. Il tempo di scatto di 1/60 a focale 120mm è stato scelto per escludere il mosso della stabilità di ripresa a mano libera nella porzione “statica”, lasciando invece visibili i movimenti della mano del cantante, che non possono essere bloccati dal sistema VR. Peculiarità che permette a mano libera di ottenere immagi esclusive di “movimento” quando si ricerca volontariamente di registrare il dinamismo. Possibilità “un tempo” raggiungibili solo su scatti con tempi lunghi stabilizzati da treppiedi.


Se il soggetto ripreso si muove, il VR non potrà in alcun modo intervenire. Questo è un elemento chiave per poter comprendere appieno le potenzialità di questo sistema. Inoltre, il VR è di grande utilità anche durante il panning.

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Quando infatti si utilizza un tempo di scatto piuttosto lento per riprendere un soggetto in movimento, accompagnando l’inquadratura lungo il percorso seguito dal soggetto ritratto, in modo da avere uno sfondo poco definito su cui si staglia il soggetto, il VR, se attivo, riconosce questo genere di ripresa e disattiva la compensazione del mosso lungo il piano orizzontale, ma lo mantiene attivo su quello verticale, in modo tale da migliorare l’esecuzione tecnica del panning.


La tecnologia utilizzata da Nikon per i propri obiettivi stabilizzati, riconosce automaticamente l'inizio di una ripresa in panning e disattiva la correzione delle vibrazioni sull'asse interessato, mantenendo al contempo attiva invece quella riguardante le vibrazioni con andamento su piano opposto allo spostamento panning. In questo modo il fotografo potrà contare su un valido aiuto anche durante le realizzazioni di immagini di estremo dinamismo.

 

 


Il VR all'opera

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Il gruppo motore che si occupa di spostare
le lenti del sistema VR.

Il funzionamento del sistema di riduzione delle vibrazioni è intuitivo. Quando si preme a metà il pulsante di scatto il VR si attiva, e dopo qualche istante, frazioni di secondo, necessari a calcolare il movimento dell’ottica, inizia a stabilizzare l’ottica come mostrato in sintesi nell’animazione filmata della Fig.3 delle pagine web Nikon. Il vantaggio della stabilizzazione non è limitato solo allo scatto, ma porta a sensibili benefici anche durante le fasi di pre-scatto. Il primo vantaggio, avendo un’immagine nel mirino stabile, è la possibilità di inquadrare con precisione la scena anche a mano libera ed utilizzando focali tele. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda le possibilità di maggiore precisione di calcolo dell’esposizione. Se si opera in modalità spot, in cui l’area di misurazione esposimetrica è decisamente piccola e limitata, poter posizionare l’area di lettura, con precisione, nella zona di nostro interesse, consente di ottenere misurazioni più efficaci e meno soggette ad errori dovuti al traballare dell’immagine con conseguente misurazione di aree del soggetto con diversa illuminazione. Anche i vantaggi forniti dal sistema VR al sistema AF non sono da sottovalutare. I sensori AF possono infatti lavorare al meglio potendo contare su di un immagine in entrata molto più stabile, a tutto vantaggio della precisione del fuoco e quindi un doppio vantaggio per quanto riguarda la nitidezza finale dell’immagine. La stabilizzazione ottica VR operata sull’obiettivo offre quindi impagabili migliori prestazioni AF anche e soprattutto su scene poco illuminate e in tutte le situazioni di scene in movimento almeno per mitigare il movimento di ripresa nell’insieme di analisi Predictive Focus Tracking System. Ricordiamo, inoltre, che il sistema VR ha una doppia modalità di funzionamento. Quando è attivato con la pressione a metà del pulsante di scatto utilizza alcuni algoritmi che permettono di avere la migliore stabilità e immagine fissa nel mirino, successivamente, quando si preme completamente il pulsante di scatto per riprendere la fotografia, il VR riporta il gruppo ottico mobile in posizione centrale, per contenere eventuali aberrazioni dovute a un disassamento troppo accentuato delle lenti, e al contempo, utilizza algoritmi di compensazioni delle vibrazioni ottimizzati invece per il momento dello scatto. Ovviamente, come ogni tecnologia o automatismo, anche il VR va utilizzato con cognizione di causa.

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Stessa scena fotografata a mano libera con obiettivo AF-S NIKKOR 24-120mm f/4G ED VR ad 1/30sec a sinistra con VR ottico attivo, e a destra con 1/25sec e VR disattivato.
Le porzioni di scena statica con la stabilizzazione ottica attiva restano ferme “indifferentemente” dal tempo di posa usato mentre le persone in movimento risulteranno mosse in relazione a quanto più sarà lungo il tempo di posa in uso.



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In certe situazioni, in cui le condizioni di illuminazioni
non sono ottimali e risulta impossibile fare uso di un treppiede, il VR è la soluzione migliore per riuscire a portare a casa uno scatto tecnicamente valido. Qui un esempio, nelle stesse condizioni di ripresa della differenza che può apportare l’utilizzo della funzione VR.


L’utilizzo del VR porta a un consumo maggiore delle batterie della fotocamera, riducendone un poco l’autonomia. Inoltre, come abbiamo visto, il suo funzionamento corretto richiede alcuni istanti affinché diventi operativo normalizzando il movimento del gruppo ottico compensatore di movimento e ciò potrebbe risultare poco gradito nel caso si voglia catturare momenti particolari sfuggenti del soggetto ripreso. Di limitato impatto, ma pur sempre presente, è il leggero degrado qualitativo che un gruppo ottico leggermente fuori asse può introdurre alla qualità finale dell’immagine. Nikon utilizza un sistema tale che un attimo prima dello scatto, il gruppo ottico basculante, viene riposizionato in asse per limitare posizioni troppo estreme, e quindi per mantenere il più elevato possibile la qualità dell’immagine. Tuttavia se è possibile scattare con tempi sufficientemente veloci, disattivare il VR significa anche operare nelle migliori condizioni ottiche possibili. Diverso invece il discorso nel caso il tempo di scatto sia al limite del rischio del mosso. In questo caso anche un piccolo degrado qualitativo sarà ampiamente inferiore a qualsiasi deterioramento provocato dal movimento della fotocamera durante lo scatto. Il VR è estremamente efficace se viene utilizzato in abbinamento a un monopiede. Questa accoppiata consente di raggiungere tempi di scatto senza l’insorgere di mosso ben superiore ai già elevati 4 stop garantiti dal sistema VR. Diverso il discorso quando si utilizza un treppiede. Essendo la fotocamera stabile già di suo grazie al supporto su cui è montata, il VR non porterebbe a nessun tipo di giovamento, anzi, si potrebbe incorrere nel rischio di immagini deteriorate da una non corretta interpretazione delle vibrazioni da parte del VR durante lo scatto stesso. Consigliamo quindi di disattivare il VR quando si opera su treppiede. Alcuni teleobiettivi di recente introduzione sul mercato, come l’eccellente AF-S NIKKOR 200mm F2G ED VRII, offre la possibilità di mantenere attivo la funzione VR anche per le riprese da treppiede.

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Leggendo attentamente il libretto di istruzioni delle
ottiche VR, si evince che anche i modelli che riconoscono
la presenza di un treppiede, vanno utilizzati preferibilmente
con il VR disattivato per questo genere di riprese.
Con la fotocamera su treppiede è
opportuno sempre disattivare
la funzione VR.

Occorre prestare però attenzione alla corretta interpretazione di questa affermazione. Infatti leggendo il libretto di istruzioni di questi obiettivi si evince che il consiglio di mantenere attivo il sistema VR è condizionato dal fatto di operare con treppiedi poco stabili o utilizzati con la testa sbloccata, e che quindi non riescono a eliminare efficacemente eventuali vibrazioni durante lo scatto, mentre, il VR potrebbe aiutare a limitare il problema. Questo è però un caso limite, nonché un errore di valutazione del fotografo che ha scelto di operare con uno strumento, il treppiede, non idoneo alla propria strumentazione; lo stesso discorso infatti lo si può fare anche per i ben più pesanti e difficili da gestire come il Nikkor 400mm f/2.8D ED-IF AF-S II e il Nikkor 600mm f/4D ED-IF AF-S II. Se invece il treppiede è correttamente dimensionato e si utilizza una testa robusta e ovviamente non sbloccata per facilitare le inquadrature di soggetti in movimento, anche su questi obiettivi è allora preferibile mantenere disattivato la funzione VR. Come tutti gli automatismi e le possibilità che le moderne fotocamere offrono al fotografo, anche il VR va quindi capito ed utilizzato nei campi in cui può dare effettivi benefici.


VR sì o VR no?

Ingrandisci l'immaginePer semplificare, quasi banalizzando, si può affermare che il VR va utilizzato quando serve.
Se si sta operando con tempi di scatto largamente “sicuri”, frazioni di millesimi di secondo, il VR non può portare a nessun beneficio tangibile, essendo ottimizzato per compensare frequenze di movimenti molto più lente, quelle che di solito interessano il lento movimento generato dalla mano del fotografo; senza contare che il VR riposiziona il gruppo ottico in asse prima dell’apertura dell’otturatore, generando così possibili problematiche di sincronia nel caso si operi con tempi molto veloci. Inoltre, abbiamo visto che il VR sempre attivo porterebbe a un aumento dei consumi di energia con conseguente riduzione dell’autonomia di scatto della fotocamera, in quanto opera attingendo l’energia dal corpo macchina.

Anche nella fotografia a distanza ravvicinata il VR può essere un valido aiuto, sebbene i movimenti generati in queste circostanze non siano quelli più adatti ad essere corretti dal VR. Ottimi, in questo senso l’AF-S DX Micro NIKKOR 85mm f/3.5G ED VR e il 105mm f/2.8G AF-S VR Micro NIKKOR.

Tralasciando gli effetti negativi sulla qualità, davvero insignificanti sul fronte della risoluzione, può essere più importante invece pensare agli effetti che genera nelle parti fuori fuoco, generando una qualità dello sfocato, il cosiddetto Bokeh, inferiore a quello ottenibile con il sistema disattivato. Si parla ovviamente, anche in questo caso, di finezze, apprezzabili solo con alcune ottiche e con un occhio allenato da lunga esperienza.

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Il VR nasce inizialmente per limitare i problemi di micro mosso facilmente riscontrabili nelle fotografie realizzate con lunghi teleobiettivi. L’evoluzione tecnologica ha permesso di trasferire questi vantaggi anche alla ripresa grandangolare ed oggi il VR è un eccellente ausilio di scatto anche quando si fa uso di ottiche grandangolari.

Un altro aspetto utile da sapere riguarda l’uso del VR in abbinamento al flash incorporato nella fotocamera. Dopo lo scatto, la fotocamera dà priorità alla ricarica del condensatore del flash, disattivando temporaneamente il VR; ciò non è da ritenersi un difetto ma una soluzione atta a rendere la fotocamera pronta allo scatto, con flash nuovamente carico, nel più breve tempo possibile. Ricordo, ancora una volta, che il sistema VR nulla può contro i movimenti del soggetto, e in questi casi, l’unica soluzione è utilizzare una sensibilità più elevata, un obiettivo più luminoso o, se possibile, aumentare la luminosità della scena.

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Scatto macro a mano libera con elevato rapporto
di ingrandimento 1:1 del 105mm f/2.8G AF-S
VR Micro NIKKOR
su una nota grafica iPhone. D7000,
ISO 4.000, F/22 1/10sec VR ON.
Scatto macro a mano libera con elevato rapporto
di ingrandimento 1:1 del 105mm f/2.8G AF-S VR
Micro NIKKOR
su una nota grafica iPhone. D7000,
ISO 4.000, F/22 1/10sec VR OFF.


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Scatto macro a mano libera con rapporto di ingrandimento 1:1 del 105mm f/2.8G AF-S VR Micro NIKKOR su una nota grafica iPhone: impensabile poter ottenere una immagine utilizzabile scattata con D7000 a mano libera e VR ottico attivo su ISO 4.000, F/22 1/10sec. Risultati certamente impossibili su macro tipo fiori all’aperto certamente mossi dall’aria.


 

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