Le dolenti note dei costi
Eh, sì, bisogna fare i conti, comunque, per capire quanto costa in più o in meno il processo su cartoncino baritato rispetto e oltre al processo ink jet.
Partiamo dal presupposto che in questo momento di camere oscure "private" funzionanti, in giro ce ne sono davvero pochine; dobbiamo quindi pensare ad un laboratorio.
La stampa di partenza ink jet invece immaginiamo che ce la stampiamo da noi, con un costo, nel formato A3 tra i 5 e i 10 Euro, a seconda della densità della stampa.
Anche la o le riproduzioni in medio formato, minimo 6x4,5cm, sarebbe carino se ce le facessimo noi: difficile avere tra le mani una medio formato, anche se oggi i costi per acquistarne una usata rasentano il simbolico; alla bisogna si può tenere viva la strada del 24x36mm, vuoi perché magari un corpicino analogico ci è rimasto, vuoi perché anche un obiettivo adatto magari ci è rimasto o lo possiamo dividere con la nostra macchina DSRL: grazie al fatto che parliamo di una riproduzione in bianco e nero, qualsiasi coppia di luci sono buone per riprodurre, purché vagamente orientabili, anche due lampade a basso consumo inserite in un braccio snodato da fissare alla scrivania. Visto che non abbiamo più o non abbiamo mai avuto la camera oscura, da questo momento in poi il lavoro è di appannaggio del laboratorio. Una stampa a mano su cartoncino baritato può partire dai 20 Euro, che diventano 30 per una stampa in formato 40x50cm e via così, costi più alti della stampa ink jet ma a volte inferiori al costo della stampa ink jet bianco e nero su carte particolari.
Conclusioni
Se ne possono trarre su diversi fronti:
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sul fronte della qualità, in termini di nitidezza, la stampa diretta da file è superiore alla stampa diretta da negativo 24x36mm, mentre la stampa diretta da negativi di medio formato può ancora dire la sua se confrontata alle stampe ottenute da file eseguiti da DSRL con sensore DX |
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sul fronte della possibilità di stampare a mano attraverso internegativo un file digitale su cartoncino baritato anche in formati XXL (40x60cm) |
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sul fronte – ancora non è un reato... – di prendere in considerazione per determinati lavori lo scatto in live su pellicola, soprattutto se parliamo di fotografia bianco e nero, una micronicchia comunque ancora frequentato anche da professionisti in cerca di un sapore più fotografico – scritto con la luce, con tutti i suoi limiti qualitativi – e basta guardare diversi settimanali per rendersi conto che alcuni lavori e alcune campagne pubblicitarie sono state eseguite su pellicola |
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sul fronte di trasformare uno scatto digitale in uno scatto analogico quasi a tutti gli effetti, soprattutto eseguendo l'internegativo in formato 24x36mm così da enfatizzare già in una stampa in formato A3 i limiti della pellicola che diventano qui però pregi di linguaggio fotografico |
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sul fronte di "bloccare" una catena qualitativa di riproduzione perfetta quanto meccanizzata per introdurre la variabile della stampa manuale in cui è ancora una volta l'uomo che fisicamente interviene a plasmare la materia |
È evidente che predicare, a cominciare verso sè stessi, di mollare la fotocamera digitale per ributtarsi a capofitto sul chimico è un consiglio difficile da seguire: il digitale – non ci sarebbe bisogno di ripeterlo – ha dei plus sia in termini qualitativi che di velocità nella visualizzazione del risultato eccellenti.
Dove però si può/si potrebbe riprendere in considerazione il percorso chimico argentico è nella produzione delle stampe: scelti gli scatti digitali migliori per una mostra, un portfolio, una ricerca, si stampano in formato A3+ con una stampante ink jet e si riproducono poi su negativo e poi si stampano.
Più realisticamente, si fanno riprodurre su negativo e si fanno stampare su cartoncino baritato, donando al lavoro ultimato quel sapore fotografico retrò quanto ancora affascinante.
Non solo bianco e nero, ma per di più argentico, scatto di partenza a parte...
Si ringrazia Donato Navone, del Laboratorio di stampa fotografica bianco e nero Fine Art di Milano