A cura di Gerardo Bonomo

Pellicola, sensore, e di nuovo pellicola Perché stampare un file digitale su cartoncino baritato?
Un confronto, innanzitutto La grana: una grana in più?
Primi esperimenti: il Polaroid ProPalette Altri esperimenti: l'internegativo
I confronti: stampa da pellicola contro stampa da file Ancora confronti: stampa da internegativo contro stampa da file digitale
Le dolenti note dei costi Conclusioni

 

Altri esperimenti: l'internegativo

Vi presento ora il "socio" dell'eXperimento: è Donato Navone, che ha iniziato a stampare in bianco e nero negli anni 70 e oggi ha un laboratorio di sviluppo e stampa fine art bianco e nero a Milano. Sia gli sviluppi dei negativi che i propalettaggi che le stampe di cui ho parlato fin qui sono stati effettuati da Donato, e anche il resto degli esperimenti sono stati condotti nel suo laboratorio. Non è stato un caso: Donato Navone, come altri stampatori di bianco e nero – superstiti... – si è posto e si pone la domanda della possibilità di stampare con il vecchio metodo analogico i file digitali. Sì, è vero, molti laboratori offrono da tempo la stampa bianco nero ink jet su carte particolari, normalmente opache, per ottenere delle stampe bianco e nero da file digitali non solo esenti da qualsiasi dominante ma anche indubbiamente valide, vicine nel supporto e non solo alla litografia d'arte, ma non era questo l'intendimento della prova, né la contestuale ricerca di Donato.

Ed è a questo punto che si è palesata una nuova strada: uno dei lavori quotidiani di qualsiasi laboratorio digitale è sempre stata la riproduzione: c'è una foto – perché è stata fortunatamente e una volta obbligatoriamente stampata – ma non c'è più il negativo; nessun problema: si riproduce la stampa su negativo di grande formato e la ristampa, sia nella grandezza della stampa originale che anche leggermente più ingrandita, è garantita con una perdita di qualità quasi inavvertibile.

Partendo dal file digitale originale è stata eseguita una stampa a colori utilizzando una Epson Stylus Photo R2400, che da sola, grazie alla tecnologia Ultrachrome K3, permette di ottenere stampe bianco e nero perfette fino al formato A3+; ma, lo ripeto, l'obiettivo in questione rimaneva stampare su cartoncino baritato; una volta quindi eseguita la stampa, la stessa è stata riprodotta su negativo bianco e nero su fotogramma 6x7cm; il negativo è poi stato stampato sia in formato A3+, che in formato 34x51cm e ancora, in formato 43x63cm, di solito uno dei formati massimi richiesti per le mostre fotografiche.

I confronti: stampa da pellicola contro stampa da file

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Nel confronto tra la stampa eseguita dal negativo originale 24x3mm e la stampa eseguita in ink jet dal file originale,
in termini di dettaglio la palma va alla stampa dal file digitale, e a occhi chiusi. Se guardando le stampe A3 da una
certa distanza le stesse possono sembrare simili, guardando e confrontando qualche particolare più
da vicino è immediatamente visibile che la stampa dal file digitale e decisamente superiore a quella eseguita da negativo
tanto nel dettaglio che nella pulizia delle zone omogenee, come il cielo, nello stampa da digitale, mentre nella stampa
da negativo i dettagli sono visibilmente inferiori e nelle zone omogenee come il cielo già
in formato A3 è molto evidente la grana

 
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