Immagini georeferenziate
Il sistema Global Positioning System GPS, inizialmente creato per esigenze militari, con la liberalizzazione all'uso civile è entrato nelle nostre vite attraverso moltissimi strumenti come ad esempio navigatori e telefoni ma da tempo anche attraverso le macchine fotografiche, diventando indispensabile per rilevamenti geologici, pianificazione di opere pubbliche ed infinite altre applicazioni.
Registrare delle immagini conoscendo la loro posizione geografica precisa è una cosa estremamente utile sia da un punto di vista professionale sia da quello meramente ludico.
Per quanto riguarda l'uso professionale di una fotocamera con GPS, le possibilità sono estese anche a chi non fotografa per professione, uno per tutti chi deve vendere terreni e immobili e deve poter ricondurre ogni scatto fatto durante la giornata ad un luogo preciso.
Per il turista invece è finalmente possibile riordinare le proprie fotografie di viaggio a seconda del luogo, ricostruire gli itinerari percorsi su Google Maps o Google Earth, utilizzare servizi web come Panoramio o Picasa ma anche il Nikon my Picturetown, gestendo i propri upload senza perdere la testa a ricordare dove sono state scattate le fotografie. Può essere anche un hobby estremamente interessante, uno stimolo per trovare delle escursioni alla ricerca non di una vista mozzafiato, oppure di un punto sulla carta geografica con delle coordinate con i numeri “rotondi”, o a cercare, come in una caccia al tesoro Geocaching qualcosa che qualcuno ha nascosto...
A maggior ragione è utile e sicuramente interessante la georeferenziazione o più comunemente “geotagging” di immagini strettamente legate alla visione e alla descrizione dello spazio e del territorio come le fotografie panoramiche.
Per quanto riguarda l'assemblaggio di immagini panoramiche con la Coolpix P5000/5100 e l'addizionale ottico fisheye FC-E8 rimandiamo all'eXperience precedente “Fotografia immersiva con Nikon Coolpix P5000/5100”.
Ho cominciato ad interessarmi di tecnologie GPS nell'ambito dei rilievi geologici, poi per alcuni progetti artistici, ed infine, per dare vita realizzazione del più completo atlante foto-panoramico del nostro pianeta, www.360cities.net , elaborando un processo di georeferenziazione che successivamente ogni fotografo ha personalizzato e adattato in base alle proprie esigenze.
Il metodo tradizionale consiste nell'utilizzare in fase di ripresa uno strumento specifico, chiamato Logger GPS. Non si tratta né di un'antenna gps né degli ormai comuni navigatori satellitari, il logger è uno strumento che registra continuamente la posizione in base all'ora di rilevazione, cioè salva continuamente un registro del percorso effettuato, e tramite numerosi software è possibile ricostruire tutta l'escursione, conoscendo l'ora esatta in ogni punto della stessa.
Ne esistono di vario tipo, si parte da oggetti piccoli come un accendino e dotati di una interfaccia elementare, fino ai più evoluti geoposizionatori Magellan o Garmin, con cartografie dedicate o con schermo LCD. Quest'ultimi si possono anche interfacciare direttamente con una macchina reflex come descritto nell’eXperience GPS e la fotografia digitale di Gerardo Bonomo anche se ad oggi è certamente più facile, pratica ed efficace la georeferenziazione fotografica reflex attraverso il dedicato modulo GPS Nikon GP-1.
Finita l'escursione si scaricano le foto e tutti i “logs”, ed un software apposito provvederà ad incrociare cronologicamente i dati del gps con le fotografie, assegnando a queste una posizione geografica a seconda dell'ora dello scatto.
Io uso di solito una combinazione di due unità distinte, una è una semplice antenna gps, l'altra è un telefono cellulare palmare. Questo mi dà una grande versatilità: a seconda dei software a disposizione sul palmare posso avere un geoposizionatore evoluto, un logger o un navigatore satellitare, e ho la possibilità di aggiornare a mio piacimento l'antenna gestita in connessione wireless Bluetooth con l'avanzamento delle tecnologie. Posso inserire le mappe preparate da me ed aggiungere manualmente punti specifici anche nel caso in cui l'antenna gps non dovesse funzionare.
Purtroppo questo è un sistema delicato da mettere a punto, piuttosto costoso, con molte batterie da ricaricare e molti orologi da sincronizzare.
Dopo aver messo a punto il gps è necessario sincronizzare l'orologio della fotocamera. È una cosa da controllare molto attentamente soprattutto con i cambi di fuso orario o durante il passaggio all'ora legale perché molti gps prendono l'informazione oraria UTC dai satelliti stessi.
Sopra il modulo GPS Nikon GP-1 ad oggi compatibile con le Reflex Nikon DSLR D90/D200/D300/D700,
serie D2 e D3 ma supportato anche dalla più recente Nikon D5000
Avere il GPS incluso nella fotocamera risolve una quantità notevole di problemi.
Nikon da qualche anno si sta muovendo in maniera molto seria in quest'ambito: prima interfacciandosi con navigatori di terze parti, ora con una integrazione evoluta tra i propri dispositivi e le funzionalità delle fotocamere. Per quanto riguarda l'hardware, la Coolpix P6000 copre la fascia consumer, mentre in ambito professionale il Nikon GP-1 può equipaggiare le reflex digitali integrandosi con il sistema operativo e le funzioni della macchina.
Il software Nikon ViewNX ha guadagnato una marcia in più, includendo Google Maps per farci rivivere il nostro viaggio, permetterci di incrociare le informazioni, o più semplicemente correggere il posizionamento geografico con l'ausilio della mappa fotografica satellitare.
La versione ViewNX 1.3.0 ha inoltre introdotto la possibilità di tracciato percorso potendo vedere collegato ogni punto di ripresa e conseguenza distanza in metri.
Metadati, questi sconosciuti
Per capire quello che stiamo facendo è necessario spiegare come funzionano le basi del sistema che usiamo, cioè dove e come la macchina scrive le informazioni geografiche ricavate dal GPS.
Un'immagine digitale è in realtà un file composto da lettere e numeri (in sistema esadecimale), disposti secondo regole determinate. Insieme ai dati che costituiscono l'immagine vengono incluse altre informazioni provenienti dalla macchina fotografica: questi dati sono chiamati “metadati” o “EXIF”.
Il formato EXIF viene codificato nel 1998 dalla Japan Electronics and Information Technology Association e aggiornato l'ultima volta nel 2003.
Per chi volesse approfondire c'è una voce su Wikipedia in italiano:
it.wikipedia.org/wiki/Exchangeable_image_file_format
Per i più interessati le specifiche, aggiornamento v.2.2 si trovano qui:
www.exif.org/specifications.html
Queste specifiche hanno più di sei anni e quindi non sono più, di fatto, uno standard, causando parecchi problemi di gestione delle informazioni e nei passaggi tra software. Di recente i metadati relativi alle immagini vengono gestiti ed immagazzinati con altri standard, IPTC e XMP, sfavorendo e complicando la gestione delle informazioni.
L'EXIF è come un Post-It, incollato dietro alla fotografia, un modulo con tante caselle di testo dove vengono annotati tutti i dati, ma anche dotato di caselle libere dove noi potremmo scrivere ulteriori informazioni. Nei metadati vengono incluse informazioni comprendenti marca, modello, data e ora di creazione (quella impostata sull'orologio dell'apparecchio) e tutti i parametri di scatto come sensibilità ISO, tempo, diaframma, flash, etc. Nel caso Nikon tra i dati sono anche raggiungibili informazioni legate a potenzialità esclusive potendo ad esempio verificare anche le potenze flash eventualmente usate sui tre gruppi CLS “Creative Lighting System” ma anche l’attivazione o meno di D-Lighting Attivo, i Picture Control, il tipo di criterio Dinamico in AF-C ed altro ancora.
É interessante sapere che quando l'immagine viene elaborata, ogni software che viene utilizzato tratta questi dati aggiuntivi a modo suo, lasciando le sue tracce sull'immagine salvata. Dopo un paio di passaggi di questi dati non restano che coriandoli...
I metadati, come i Post-It, non sono incollati così saldamente al file, e compiendo con i nostri files delle elaborazioni è come se tirassimo dentro e fuori delle foto dai cassetti: c'è il rischio che si stacchi qualche foglietto.
La Coolpix P6000 usa delle righe specifiche dell'EXIF, per annotare la posizione geografica.
Selezionando un'immagine con Nikon ViewNX nella tabella “metadati” vediamo tutti i dati EXIF registrati in un file JPG o RAW/NRW prodotto dalla P6000.
Nell'eXperience che state leggendo, al paragrafo successivo Coolpix P6000 e GPS, vedremo anche come fare ad evitare di perdere i dati importanti, ed a porre rimedio quando questo si verifica.