Nikon 1 J1: compatta ad obiettivi intercambiabili, alba di una nuova era

A cura di: Gerardo Bonomo


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Il formato del sensore CX

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Il nuovo innesto obiettivi 1 NIKKOR visibile dopo
aver smontato l’obiettivo: sotto la baionetta, in color
porpora è immediatamente visibile non il sensore,
ma il Dust Shield che protegge il sensore.
Per vedere il sensore, dopo aver rimosso l’obiettivo, bisogna mettersi in asse con la baionetta: l’elemento verde visibile sul fondo è il sensore.

Ventiquattro per trentasei millimetri: la fotografia è nata così, nei primi anni del 900 quando un ingegnere tedesco, un certo Oskar Barnack, appena assunto dalla Leitz di Wetzlar, costruì un apparecchio che sarebbe dovuto servire per testare la sensibilità effettiva delle pellicole cinematografiche, che nelle cineprese scorrevano – e scorrono tuttora – in verticale; facendo scorrere la pellicola in orizzontale, la larghezza nativa della pellicola, e del fotogramma cinematografico, che misurava 24 millimetri, diventò l’altezza di questo nuovo formato fotografico, mentre la lunghezza di ciascun fotogramma divenne di trentasei millimetri, e nacque così il formato 24x36 con un’area utile più che doppia rispetto al nativo fotogramma cinematografico. Questo formato fu alla base di tutti i successivi sistemi fotografici. Nikon lo impiegò all’inizio nelle prime fotocamere a telemetro a ottica intercambiabile e successivamente, dal 1959, nell’innovativo sistema reflex, il sistema F.
Negli anni 90, quasi a cavallo dell’introduzione del digitale, i fabbricanti di pellicola vararono un nuovo formato, chiamato APS (Advanced Photo System). Il sistema nacque nel 1996, la pellicola aveva una banda magnetica sulla quale potevano essere registrate diverse informazioni; il formato ridotto permise la realizzazione di rullini più compatti ma con un numero maggiore di pose, fino a 40; ma come abbiamo detto il digitale era alle porte e il formato pellicola APS ebbe breve vita, mentre continuava, nelle nicchie sempre più ridotte lasciate dall’incalzante dilagare del digitale, la produzione del tradizionale formato 24x36mm. Le fotocamere APS potevano esporre in tre differenti formati:
APS-H (High Definition) consentiva di esporre su fotogrammi con un’area di 30,2x16,5 mm; il rapporto tra i lati era 16:9, a cui oggi siamo abituati perché e diventato lo standard dei monitor TV, ma che all’epoca era decisamente innovativo.
APS-C (Classic) 25,1x16,7mm era il formato del fotogramma con un rapporto tra i lati di 3:2, esattamente lo stesso rapporto della pellicola 24x36mm. APS-P (Panoramic) 30,2x9,5mm con un rapporto tra i lati di 3:1.

In realtà il fotogramma veniva esposto sempre e solo in formato APS-H: erano i dati registrati sulla banda magnetica che permettevano, automaticamente, di ottenere successivamente stampe in uno dei tre formati, che poteva essere scelto prima o dopo ciascuno scatto dall’utente; le impostazioni venivano poi lette dal minilab che stampava automaticamente in uno dei tre formati, eseguendo o meno, quindi, dei crop rispetto al reale fotogramma impressionato. Diversi fabbricanti, Nikon compresa, realizzarono comunque una serie di fotocamere, tanto compatte che reflex, compatibili con questo nuovo sistema, e soprattutto realizzarono anche ottiche specificatamente progettate per questo formato che, essendo più piccolo del tradizionale formato 24x36mm, necessitava di focali differenti, con lunghezze inferiori, per ottenere lo stesso angolo di campo delle focali tradizionali. Nessuno ancora sapeva – o lasciava trapelare … ! – che con questo nuovo formato di pellicola erano state gettate al contempo le basi anche per il formato del sensore delle reflex digitali, che è appunto e tutt’ora il formato APS-C.
Il formato del sensore APS-C di Nikon – e non solo - misura intorno ai 23,7x15,6 mm (le dimensioni variano di decimi di millimetro a seconda del modello di fotocamera). Per le reflex digitali Nikon viene definito formato DX. Al sensore APS-C si affiancano i sensori nel formato nativo del fotogramma della pellicola 24x36mm, che nei modelli reflex Nikon è il formato FX e misura 23,9x36mm in pratica perfettamente sovrapponibile al formato del fotogramma 24x36mm della pellicola.
Le fotocamere digitali compatte, invece, montano diversi tipi di formati di sensore le cui misure vengono riferite normalmente in pollici: la COOLPIX L120, per esempio, monta un sensore da 1/2,3 pollici che corrispondono all’incirca a 4,9x5,7mm, mentre l’ammiraglia di COOLPIX, la P7100, monta un sensore da 1/1,7.

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Il sensore in formato CX del sistema Nikon 1. Per calcolare l’analogia in angolo di campo riferito alle focali usate sul 24x36, basta moltiplicare per 2,7.
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A destra il sensore della Nikon 1 J1 a confronto di quelli a sinistra tra i più grandi impiegati ad oggi nelle compatte.

Per il nuovo sistema Nikon 1 è stato progettato un sensore molto più grande rispetto a quello delle compatte, che Nikon ha battezzato CX, e che va ad affiancarsi ai formati DX e FX e che ha nuovamente misure riferite in millimetri 13,2 x 8,8mm.
Domanda: ma più il sensore è grande più l’immagine è di qualità? Questo concetto è assolutamente valido parlando più che di sensori, di pellicola: più il fotogramma di una fotocamera a pellicola è ampio, meno sarà necessario ingrandirlo in fase di stampa a parità di formato di carta e di conseguenza l’immagine della grana della pellicola – perché è di questo che è fatta un’immagine registrata sulla pellicola – sarà meno visibile e restituirà un’immagine più nitida e con una maggiore profondità di colore. Parlando invece di sensori, anche se in linea di massima è vero che un sensore grande restituisce, a parità di risoluzione, maggiori dettagli e gamma dinamica di un sensore piccolo, grazie al fatto che in un sensore di dimensioni ridotte è possibile includere lo stesso numero di pixel – in alcuni casi di più – la differenza di qualità per certi aspetti non risulta così marcata come tra differenti formati di pellicola. Se a questo aggiungiamo il fatto che i processori montati sulle fotocamere digitali – sulla Nikon 1 J1 l’EXPEED 3- elaborano l’immagine prima di salvarla sulla scheda migliorando moltissimi parametri, possiamo certamente dire che non c’è una proporzione aritmetica tra qualità e area del sensore. Non va poi dimenticato il fatto che i sensori, dalla loro recente introduzione sul mercato (poco più di dieci anni rispetto ai 150 anni di evoluzione della pellicola) sono stati e sono tuttora migliorati al punto da rendere già oggi impossibile un confronto tra una fotocamera – e un sensore – di dieci anni fa e una fotocamera dell’ultima generazione. Come già riferito nel capitolo precedente, del nuovo formato Nikon CX va sfruttato il coefficiente di moltiplicazione di 2,7x che permette quasi di triplicare la lunghezza focale delle ottiche Nikon F. Un'altra epocale differenza tra il nuovo sensore CX e i sensori DX e FX sta nel fatto che il filtro al niobato di litio presente davanti a tutti i sensori, nelle fotocamere Nikon 1 non è adiacente al sensore ma distanziato, con il duplice vantaggio di permettere una migliore pulizia dello stesso quando necessaria, e di minimizzare appunto l’evidenza di eventuale sporcizia sull’immagine definitiva, grazie appunto alla distanza tra il sensore e il filtro.

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Polvere, impurità e sospensioni liquide (umidità) nell’aria sono i nemici giurati di qualsiasi sensore. Ma non della Nikon 1…


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Avete mai avuto o avete una reflex digitale?
Quindi almeno una volta avrete cambiato l’ottica, magari in spiaggia, con un bel vento di maestrale, o su una pista desertica, o in una giornata di pioggia. E sapendo che avreste potuto sporcare il sensore della fotocamera non avrete resistito al desiderio di scattare una foto al cielo in tele con diaframma tutto chiuso, o a qualche altro soggetto omogeneo, per poi ingrandire l’immagine alla caccia degli stramaledetti aloni causati dai depositi di sporcizia sul vostro sensore. E poi, ancora, non avrete resistito al tentativo di dare una “soffiatina” al sensore, magari peggiorando la situazione perché insieme alla soffiatina vi è scappata qualche gocciolina di saliva, che si è andata ad aggiungere al pregresso sporco, e ancora, non avrete resistito all’indiscusso fascino delle apposite spatole e spatoline e gocce e goccine di solventi vari con cui sareste dovuti riuscire a far tornare il sensore nuovo di fabbrica. Già…
E invece magari avete peggiorato ancora le cose.

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Da sinistra: per osservare il Dust Shield basta traguardare la baionetta della Nikon 1 di lato notando il trattamento
finale color porpora effetto dei trattamenti antiriflesso. Al centro, guardando la fotocamera leggermente più di fronte,
il Dust Shield comincia a non essere più visibile, mentre si comincia ad intravedere il sensore, sul fondo della
baionetta, perfettamente protetto da qualsiasi agente climatico o ambientale dal Dust Shield.
Il sensore è infine perfettamente visibile nell’immagine a destra.

Bene, dimenticatevi tutti questi incubi: non dovrete più nascondervi in una cabina – possibilmente libera - del vostro stabilimento balneare per cambiare un obiettivo, o trovare una grotta asciutta – meglio se non sta anche facendo funzione di tana – se siete in un bosco. Tra le feature meno “strillate” sui depliant delle Nikon 1 c’è il Dust Shield, letteralmente scudo antipolvere. In pratica si tratta di un cristallo ottico posizionato immediatamente sotto l’innesto ottiche a una distanza dal sensore tale per cui anche se si depositassero delle impurità sul Dust Shield, queste non sarebbero visibili nelle immagini perché troppo distanti dal piano focale. Inoltre, qualora sul cristallo si depositasse qualche impurità, queste possono essere facilmente rimosse, sia con procedimenti dry che wet grazie al fatto che il cristallo non è sul fondo del box specchio – come è per le reflex – ma appunto subito sotto la baionetta di innesto per le ottiche. Finalmente un sensore davvero sempre perfettamente pulito – o facile da pulire – e la camera che ospita il sensore perfettamente stagna a qualsiasi tipo d impurità, per poter mantenere il sensore questa volta per davvero come nuovo, come uscito di fabbrica, anche dopo anni di utilizzo, anche con condizioni meteo o ambientali critiche.

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Il Dust Shield è realizzato in cristallo ottico di una qualità assoluta: osservando infatti l’innesto ottiche mettendosi in asse con la baionetta il Dust Shield non è neppure visibile, mentre si può osservare il sensore sul fondo della baionetta.
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Una rappresentazione grafica di un esploso laterale della Nikon 1 J1 con il posizionamento dei vari elementi: nelle fotocamere reflex il Filtro OLPF è sistemato immediatamente sopra al sensore, sul fondo del box specchio; questo rende difficile e delicata la manutenzione, cioè la pulizia, e fa sì che le eventuali impurità risultino visibili negli scatti a soggetti omogenei, come un cielo sereno fotografato in tele a diaframmi chiusi.


Mappatura Pixel Sensore
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La versione firmware 1.10 disponibile per Nikon 1 J1 e Nikon 1V1 sul Sito Nikon di Supporto Europeo ha aggiunto il supporto al Nikon Mount Adapter FT1 ma anche introdotto la funzione di Mappatura Pixel Sensore per calibrare i tipici effetti Hot Pixel su impieghi di alti valori ISO e/o tempi di posa lunghi. La Mappatura Pixel Sensore va eseguita con il tappo obiettivo ed è anche strettamente collegata alla temperatura di esercizio del sensore.

 


Video Full HD, Slow Motion e Foto

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Come già sottolineato: una scheda compatibile,
veloce e con un notevole spazio di memoria sono feature iprescindibili per poter utilizzare a fondo
tutte le possibilità di una Nikon J1.

Innanzitutto. HD Ready, HD e Full HD: quali sono le differenze?
HD Ready, detto anche HALF HD, riferito ai monitor TV è uno schermo con una risoluzione di 720 linee orizzontali, quindi ben inferiore a quella della maggior parte dei monitor sia dei Netbook che dei Notebook e dei Desktop. Ready nel suo significato di “pronto” sta a significare una tecnologia pronta a ricevere anche il segnale HD ma senza arrivare a quella risoluzione, bensì con una risoluzione sovrapponibile ai migliori televisori dotati della tecnologia precedente, quindi a tubo catodico. HD e FULL HD in realtà sono concetti sovrapponibili: sempre riferito ai monitor dei TV si riferisce a monitor che arrivano alla risoluzione di 1080 linee orizzontali; qui si può cominciare a parlare di High Definition, di alta definizione, quindi di un miglioramento nella qualità dell’immagine percepibile dall’occhio umano rispetto alla qualità dei vecchi televisori a tubo catodico. Crescono in progressione anche le linee verticali che dalle 1280 del formato HD Ready qui arrivano a 1.920.
Quelli che forse non tutti sanno è che oggi sono pochissimi i “flussi video” trasmessi o decodificati in FULL HD: la maggior parte dei segnali televisivi, a cominciare dal “digitale terrestre” arriva e non per tutti i canali alla risoluzione di un TV HD Ready. Tutto questo per dire che in questo momento la tecnologia video di output è in buona parte superiore alla tecnologia, o meglio, alla distribuzione dei contenuti video di input.
La Nikon 1, naturalmente e ovviamente, è in grado di eseguire riprese video in modalità FULL HD: da un lato un input video in alta definizione immediatamente fruibile, dall’altro la possibilità di eseguire video con la massima risoluzione attualmente disponibile sul mercato.

Un po' di tecnicismi: per la precisione la Nikon 1 esegue video con risoluzione 1.920x1.080/60i (interlacciato, 59,94 campi/s) e a 1.920x1080/30p (progressivo, 29,97 fps – fotogrammi per secondo -) oltre che a 1.280x720 60/p (59,94 fps).

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La lunghezza di una ripresa video può durare fino a 2 ore e 10 minuti il
modalità 720/60p e fino a 1 ora e 27 minuti in modalità FULL HD 1080/60i.
In modalità Video, premendo il pulsante “F” in alto, si attiva l’opzione di scelta
tra Filmato HD e Filmato al Rallentatore. Con la modalità Rallentatore attivata, saranno raggiungibili le opzioni del menu Frequenza fotogrammi come mostrato sopra nell’immagine di destra.

Tutto questo naturalmente con audio stereo, funzionamento dell’autofocus e dei sistemi VR ottici anche durante le riprese video e la possibilità, utilizzando l’obiettivo 1 NIKKOR VR 10-100mm f/4,5-5,6 PD-ZOOM, di poter disporre anche di uno zoom motorizzato per riprese fluide e omogenee, in una parola, di livello professionale.

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I due microfoni posizionati frontalmente sulla
Nikon 1 J1 per assicurare una perfetta separazione
dei canali audio sinistro e destro durante le
riprese video: l’audio infatti è stereo.
Anche durante una ripresa video è possibile registrare
immagini in alta risoluzione senza interrompere la
registrazione del filmato.

A questo si aggiunge la possibilità di riprendere filmati Slow Motion “al rallentatore” alla cadenza di ben 400 fotogrammi al secondo (con risoluzione 640x240 pixel) e addirittura di 1.200 fotogrammi al secondo (con risoluzione di 320x120 pixel). Già a 400 fotogrammi al secondo la maggior parte dei movimenti veloci al punto da non essere visibili all’occhio umano – a cominciare dall’accensione della capocchia di un fiammifero – diventano fluidi filmati in cui è possibile distinguere perfettamente tutta l’evoluzione di un movimento anche se nella realtà dura meno di un batter d’occhio. Lo swing di un golfista si dividerà così nel down swing, nel follow through e nel finish e sarà possibile osservare la palla colpita dal “legno” o dal ”ferro” iniziare a sollevarsi e proiettarsi verso l’alto; sarà possibile osservare una palla da tennis deformare le corde della racchetta, per non parlare di come si rallenta il movimento o una schizzo d’acqua. Il limite sarà solo la vostra fantasia, e le occasioni in cui vi troverete, naturalmente. Con la Nikon 1 J1 è anche possibile ottenere i filmati opposti all’effetto rallenty, o slow motion quindi gli stop motion o time lapse come descritto nell’eXperience Filmato intervallato, ovvero l'effetto Koyaanisqatsi Time Lapse e Stop Motion: interpretare il Tempo. Qui il sistema è molto più sofisticato rispetto a quello impiegato su alcune COOLPIX top di gamma: si utilizza l’intervallometro incorporato nella Nikon 1 J1, senza doversi quindi limitare alle frequenze di intervallo precaricate che non scendono mai sotto 1 fotogramma ogni 30 secondi, poi la serie di fotogrammi verrà unita in postproduzione video. Ma dicevamo all’inizio che la Nikon 1 J1 permette comunque di scattare immagini anche durante le riprese video e naturalmente a risoluzione elevatissima, 3.840x2160 pixel; tenendo presente che la massima risoluzione fotografica della J1 è di 3872x2.592 pixel possiamo certamente confermare che gli scatti effettuati durante una ripresa video sono a una risoluzione elevatissima, leggermente inferiore sul lato corto a motivo del fatto che durante le riprese video il rapporto tra i lati è di 16:9. Non solo fotocamera, o non solo videocamera, oppure entrambi i sistemi nello stesso momento per non farsi mancare nulla quando si vuole fissare un momento davvero importante, così importante da dover essere al contempo filmato e fotografato.

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Durante la ripresa di un filmato video le Nikon 1 permettono di scattare fotografie ad alta risoluzione senza interrompere la registrazione. A seguito del formato video in uso la risoluzione delle fotografie potrà essere con rapporto 16:9 e risoluzione di 3.840 x 2.160 (1.080/60i).

 


Connessione HDMI

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Sul lato della Nikon 1 J1 sono presenti le prese USB e HDMI mini pin tipo C per connettere direttamente la fotocamera a un computer o ad monitor TV.

Metodi di pagamento: