Nikon Df: l’anello di congiunzione tra il secondo e il terzo millennio

A cura di: Gerardo Bonomo

Nikon ridisegna i confini tra le fotocamere Nikon reflex a pellicola e le Nikon reflex digitali con l'introduzione della Nikon Df, una fotocamera digitale in grado di utilizzare la quasi totalità degli obiettivi che Nikon ha prodotto dal 1959 ad oggi.

 

Un po' di storia Un primo sguardo da vicino
Porsi un obiettivo 16 milioni di pixel, 39 punti AF, 5,5 fps…
Gli accessori del sistema Scattare
Trasmettere e ricevere Obiettivi e conclusioni

Porsi un obiettivo

Sì, dobbiamo tutti avere un obiettivo. In fotografia anche un paio, o forse di più.
Guardando la parte anteriore della Nikon Df per prima cosa balza all'occhio la proverbiale baionetta Nikon F Mount, rimasta pressoché identica dal 1959 ai giorni nostri. Qui sì che si va sul vintage, nel senso che è possibile utilizzare tanto i primi obiettivi F che Ai manual focus, oltre naturalmente a tutti gli obiettivi AF. Ho scritto che la baionetta è rimasta pressoché identica, qualcosa è cambiato, a partire dall'introduzione dei contatti CPU per permettere alle nuove ottiche di dialogare con le fotocamere. È poi cambiato anche un altro determinante fattore: i primi obiettivi Nikon F avevano sopra la baionetta una forcella che veniva ingaggiata da un perno posto sotto al pentaprisma esposimetrico, in questo modo l'esposimetro della fotocamera veniva informato sia dell'apertura massima dell'obiettivo che del diaframma impostato, così da poter effettuare una corretta misurazione dell'esposizione.
 

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Un obiettivo Nikkor –H Auto 50mm f/2 degli anni sessanta, perfettamente accoppiato a una Nikon Df.
La leva di accoppiamento dell'esposimetro della Nikon Df può essere disinserita per utilizzare anche le ottiche Nikon F non Ai.
Le baionette Nikon F della Nikon Df, in alto e della Nikon F3, in basso: entrambe hanno la leva di accoppiamento dell'esposimetro disinseribile.
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La Nikon Df è disponibile in versione Black oppure Silver. Entrambe in kit con l'obiettivo AF-S NIKKOR 50mm f/1.8G Special Edition. È un 7 lenti di cui una asferica in 6 gruppi; il diaframma è composto da 7 lamelle arrotondate per un perfetto bokeh.

Quando sono stati introdotti, a partire dal 1977, gli obiettivi Ai, sulla baionetta era stata montata una leva di accoppiamento che dava alla fotocamera l'informazione sull'apertura massima dell'obiettivo. Quando era necessario montare un'ottica F la leva veniva sollevata manualmente. La possibilità di sollevare la leva non è più stata disponibile su tutti i nuovi corpi macchina; la Nikon FE lo permetteva, la FE2 no. L'ultima fotocamera a cui è stata montata la leva di accoppiamento sollevabile è stata la Nikon F4. Dopo anni, oggi sulla Nikon Df nuovamente è presente la leva di accoppiamento che può essere sollevata manualmente per utilizzare anche i primi obiettivi Nikon F. Per assurdo, diverse reflex digitali Nikon consumer, non disponendo della leva di accoppiamento, possono utilizzare le vecchie ottiche Nikon F, ma nessuna fotocamera prosumer o professionale, come già spiegato tempo fa in questa eXperience.
Ora, perché utilizzare vecchi obiettivi manual focus non solo fuori produzione da decenni, ma usati per decenni?

Il motivo per cui Nikon non ha mai cambiato l'innesto ottiche è stato per permettere ai suoi utenti di acquistare fotocamere di nuova generazione senza essere costretti a sostituire anche l'intero parco ottiche. Un parco ottiche, soprattutto professionale, ma anche di un amatore evoluto, è decisamente molto più costoso di una nuova reflex. Il concetto rimane ancora oggi il medesimo, la differenza sta nel fatto che se negli anni 60/70/80 i miglioramenti ottici apportati ai nuovi obiettivi erano relativi, oggi le nuove ottiche hanno qualità neppure paragonabili alle pari focali di decenni fa, senza contare il fatto che oggi gli obiettivi sono autofocus e dialogano attivamente tanto con la fotocamera che con programmi proprietari di postproduzione, come Nikon Capture NX2.
 

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Ecco come funziona la leva di accoppiamento diaframma
su obiettivi privi di CPU del tipo Nikon Ai e Ais.
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Con tutti gli obiettivi Nikon, tranne gli F non Ai la leva di
accoppiamento diaframma rimane perpendicolare alla baionetta.


Oggi ogni nuova ottica presentata, a parità di focale, di norma è sempre più performante del modello precedente. Detto questo, la trasposizione di diverse funzioni, che sulle macchine digitali sono demandate a jog shuttle e a menù virtuali, nella Nikon Df come abbiamo visto sono tornate di appannaggio delle classiche ghiere. Ma alcune funzioni, come la vera messa a fuoco manuale ruotando la ghiera dell'obiettivo, piuttosto che l'impostazione del diaframma d'uso di nuovo usando la classica ghiera del diaframma, rimangono di appannaggio delle ottiche manual focus F e Ai e in alcuni casi di alcune ottiche autofocus che dispongono della ghiera dei diaframmi, sempre più soppiantate dalla regolazione on camera del diaframma, in questo caso si tratta delle recenti ottiche Nikkor contrassegnate dalla lettera G.

Il funzionamento della leva accoppiamento esposimetro della Df: con gli obiettivi Ai, quindi privi di contatti CPU, la leva va mantenuta abbassata in modo che ingaggi la flangia accoppiamento esposimetro situata sul bordo posteriore dell'obiettivo; con gli obiettivi non Ai, quindi privi non solo dei contatti CPU ma anche della flangia di accoppiamento esposimetro, la leva di accoppiamento esposimetro va sollevata; attraverso il menù obiettivi senza CPU si inseriscono i dati dell'obiettivo, quindi lunghezza focale e apertura massima, mentre il diaframma di lavoro va di volta in volta impostato oltre che sull'obiettivo, anche sulla fotocamera, attraverso la ghiera secondaria.

Tutte le ottiche Nikkor di Nikon, anche le più recenti, pur essendo autofocus dispongono sull'obiettivo di una ghiera per la regolazione manuale della messa a fuoco, ma non hanno certo quello rallentata progressione meccanica tipica delle ottiche manual focus.
Quindi, per poter avere la possibilità di regolare davvero manualmente tutte le impostazioni di scatto, l'uso di un'ottica manual focus è imprescindibile.
Di più: le vecchie ottiche, proprio per il fatto che non arrivano ai livelli di risoluzione e di controllo di eventuali difetti ottici delle ottiche dell'ultima generazione – meglio corrette in progettazione e ulteriormente corrette in post produzione – danno alle immagini quell'inconfondibile aria retrò che in molti casi non solo è apprezzabile, ma necessaria: basta pensare ai ritratti, a quanto siano impietosi gli ultimi obiettivi Micro Nikkor così perfetti nel rendere ogni imperfezione della pelle, per comprendere quanto una risoluzione più contenuta e più umana sia manna dal cielo – o fondotinta… -.

E poi c'è quel gusto davvero unico di innestare e utilizzare ottiche che hanno lustri, decenni, quarti di secolo di storia alle spalle: si torna alla vera fotografia, più essenziale, leggermente più imprecisa forse, ma più vera, con una fotogenia più vicina alla percezione dell'occhio ma soprattutto della mente umana. Nikon Df, quindi, non ha solo un'aria così familiare e di dejà vu, Nikon Df può trasformarsi, volendo, in una Nikon degli anni settanta, pur avendo al suo interno la tecnologia del terzo millennio, il sensore quindi.
 

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Un estratto del manuale della Nikon F4, mostra oltre alla contattiera per obiettivi con CPU anche la leva di accoppiamento dell'esposimetro.
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E qui viene spiegato, per la Nikon F4, l'ultima fotocamera Nikon compatibile con gli obiettivi non Ai, come deve essere sollevato il “meter coupling lever, quindi la leva accoppiamento esposimetro, prima di innestare un'ottica non Ai.

16 milioni di pixel, 39 punti AF, 5,5 fps…

La gente è strana: parlando di fotografia, per esempio di megapixel, d'istinto pretende di averne il maggior numero. La Nikon D800, giusto per fare un esempio, monta un sensore da 36,3MP. Una bella cifra, certo. Peccato che molti utenti nel campo degli amatori evoluti, dopo averla acquistata, si sono lamentati del fatto che a causa dei 36,3MP le immagini hanno un peso eccessivo, che porta necessariamente ad avere computer molto performanti per la gestione e la postproduzione dei file, oltre a Tera e Tera di memoria su hard disk esterni per archiviare le immagini. Quando i primi rumors della Nikon Df accennarono al fatto che avrebbe avuto on board un sensore da 16MP, molti utenti, o pre-utenti, si lamentarono del fatto che la risoluzione era piuttosto bassina.

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A sinistra, uno scatto eseguito con l'obiettivo Nikkor-H Auto 50mm f/2 innestato sulla Nikon Df. A destra, un particolare dello scatto qui a lato realizzato con differenti obiettivi a differenti diaframmi: in alto a sinistra uno scatto eseguito con il Nikkor –H Auto 50mm f/2, diaframma f/2, in basso a sinistra a f/5.6. In alto a destra uno scatto eseguito con l'AF-S Micro Nikkor 60mm f/2.8 G ED diaframmato a f/3 e in basso a destra a f/5.6. Lo scatto è stato eseguito alla minima distanza di messa a fuoco del Nikkor-H Auto 50mm f/2., 45cm. Il Nikkor-H venne presentato nel giugno del 1959 ed era l'obiettivo standard per la Nikon F. la prima versione, denominata Nikkor-S era un 7 lenti in 5 gruppi.
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La terza versione, quella qui utilizzata, era, anzi è un 6 lenti in 4 gruppi che modificò di conseguenza la denominazione da Nikkor-S a Nikkor-H. L'esemplare utilizzato è stato prodotto dopo il 1967 e ha continuato ad essere prodotto anche quando si passò alla versione Ai addirittura fino al 1979 quindi per vent'anni consecutivi, anche se con diversi cambiamenti. È evidente già in questo dettaglio ingrandito al 100% la superiorità del Micro-Nikkor, ma al contempo si evince l'eccezionale qualità che già negli anni 50 Nikon metteva nei suoi obiettivi.

Il fatto è che, causa il fatto che si scattano moltissime immagini ma si fanno pochissime fotografie, ovvero si stampa poco, la maggior parte degli utenti non ha idea dell'ingrandimento massimo che si può ottenere da un sensore da 16MP piuttosto che da 36,3MP. Diciamo subito che un'immagine di 4.928 x 3.280 pixel, alla risoluzione di 300dpi può essere stampata nel formato 28x42cm circa, che corrisponde quindi al formato A3+. Il formato di stampa successivo, con i lati adeguati al rapporto di circa 1:1,5 dell'area utile del sensore, è il 40x60cm; si passa poi al 50x75cm.

Ecco la domanda: quante stampe si può avere in mente di fare in questi formati, senza contare che con un adeguato RIP di stampa un'immagine di 4.928x3.280 pixel può anche esser stampata in formato 70x100cm o oltre? Torniamo indietro nel tempo non di molto e osserviamo i dati di targa della Nikon D700, la mitica D700: il sensore è un 12,1MP da 4.256x2.832 pixel, eppure quando la macchina venne presentata nessuno si lamentò certo per la scarsa risoluzione, anzi: sono molti i possessori di Nikon D800 o D800E che come secondo corpo hanno appunto una Nikon D700 o Nikon D600/610 con cui lavorano quando sanno che dovranno post produrre molte immagini e soprattutto archiviarle tutte in formato RAW/NEF. Un sensore da 16,1MP, confrontato a quella della Nikon D700 e della Nikon D800 ci pare essere ideale su questa fascia. Guarda guarda, la Nikon Df ha lo stesso numero di pixel effettivi dell'attuale flagship, la Nikon D4.
Il buon vecchio Erich Fromm aveva visto proprio giusto quando intitolò uno dei suoi più interessanti lavori, “Avere o essere?”
E se questo non bastasse si passa ad Amleto e al suo “amletico” dubbio tra “Essere o non essere”.
 

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La filosofia della Nikon Df potrebbe condensarsi in questa sola immagine, il pannello di controllo LCD retro illuminabile posto sulla parte destra della calotta, molto simile a quello visibile nella Nikon F3.
Dati sempre visibili: tempo e diaframmi impostati, stato di carica della batteria, capacità della scheda di memoria – una sorta di contascatti al rovescio. Tutto il resto è nella mente e nel cuore del fotografo.
Nikon Df hands-on. I rumors che lasciavano intendere che avrebbe avuto aspetto e dimensioni simili a una Nikon FM2 a pellicola sono stati disattesi: 143,5mm di larghezza contro ai 142mm della FM2 – e qui sono sovrapponibili; 110mm di altezza contro ai 90mm della FM2 – e qui ci sono ben 11mm in più, o meglio, un centimetro abbondante in più – 66,5mm di profondità contro ai 60mm della FM2 – e anche qui c'è oltre mezzo centimetro in più. 765 grammi per la Df, 540 grammi per la FM2. In una parola la FM2 era del 30% più compatta rispetto alla Nikon Df. Detto questo, le differenti misure della Df si traducono in una ergonomia superiore rispetto alle reflex a pellicola non professionali degli anni 70/80, senza contare che nella Df abbiamo un pentaprisma che garantisce la visione del 100% dell'area inquadrata.

39 punti AF

Senza rimangiarci – affatto! - quanto scritto sulla compatibilità della Nikon Df anche con le prime ottiche Nikon F della fine degli anni 50, oggi le ottiche vengono progettate quasi esclusivamente in versione autofocus, mutuabile in manual focus. Non basta, ovviamente, avere un'ottica autofocus se non si dispone di una fotocamera dotata di un sistema autofocus veloce e preciso per sfruttare appieno la commodity AF dell'ottica. L'autofocus, se lasciato libero di decidere cosa mettere a fuoco, identifica il soggetto più vicino, presumendo che sia proprio il soggetto che anche il fotografo vuole mettere a fuoco, indipendentemente da dove sia posizionato nell'inquadratura, ovvero anche se non si trova “nel centro del mirino”. La Nikon Df dispone di un sistema autofocus a 39 punti. Questi punti coprono la parte centrale dell'area inquadrata e permettono non solo il normale funzionamento dell'autofocus, ma anche l'AF predittivo che permette alla fotocamera di prevedere appunto a che distanza si posizionerà il soggetto “agganciato”, se si sta allontanando o avvicinando così da predire appunto il corretto punto di fuoco. C'è poi il sistema AF ad area dinamica che può essere selezionato per sfruttare dai 9 fino ai 39 punti di fuoco: è il sistema più completo su soggetti in movimento, una volta agganciato il soggetto, per poter continuare a mantenerlo a fuoco anche se si sposta rapidamente di lato, fino ad arrivare al tracking 3D (tre rilevamenti Detection) che combina anche il rilevamento cromatico di aggancio.

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Il modulo AF MultiCAM che presiede ai 39 punti di messa a fuoco della Nikon Df e gli stessi visibili nel mirino. Possono essere selezionati sia manualmente che in modalità automatica attraverso diversi parametri impostabili sulla fotocamera.

Come per i 16Mp del sensore, nel periodo dei rumors qualcuno ha già avuto qualcosa da dire sul numero di punti del sistema AF. Pochi, per qualcuno. Tutto può sembrare poco: possono sembrare poche le scialuppe di una nave cercando di contarle a occhio senza sapere quante persone saranno a bordo della nave e quante persone può ospitare ogni scialuppa, possono sembrare pochi i cannoni di una corazzata se non si conoscono la gittata, la precisione di tiro e la cadenza di fuoco (adesso che ci penso, il carrarmato ha un solo cannone, in fondo ne ha solo uno in più di un'automobile!). Viviamo in un costante dualismo: un orologio meccanico non va bene perché deve essere caricato a mano, uno automatico non va bene perché deve essere tenuto in movimento al polso, un orologio elettronico privo di carica solare non va bene perché ha la necessità di sostituire periodicamente la pila. C'è chi della bellezza di un orologio meccanico disprezza l'imprecisione, chi invece disprezza quelli elettronici perché sono appunto elettronici, e quindi troppo precisi. Una fotocamera non è un orologio, non può e non deve fare tutto da sola, in questo caso basta montare una webcam su una macchina radiocomandata e mandarla in giro a fare le foto da sola. La Nikon Df, poi, non nasce per un utente “touch” ma per un utente che vuole regolare manualmente ogni singola impostazione, che vuole essere consapevole non solo del risultato, ma del rapporto di causa ed effetto, e la/le cause le vuol sentir girare sotto le proprie dita. Certo, nelle situazioni che si evolvono velocemente e random questo utente ha la necessità di essere coadiuvato dagli automatismi della fotocamera, e in questi casi la Nikon Df può impostare in modo ineccepibile ogni parametro. Ma dubito che vedremo le Df a bordo campo durante una finalissima di calcio, per questi generi fotografici Nikon ha a catalogo altre fotocamere della serie Professional. Se la Nikon Df è la prima fotocamera Nikon dai tempi della presentazione della F4 ad accettare anche le ottiche manual focus non Ai di tipo F, significa che la Nikon Df è una fotocamera concepita per guardare oltre e altrove.

 

Visto che la Nikon Df è compatibile con la quasi totalità delle ottiche Nikon manual focus, non poteva naturalmente mancare il telemetro elettronico, per un'accurata messa a fuoco anche in modalità manual focus. In ogni caso, attivando il Live View, è possibile eseguire una regolazione molto precisa della messa a fuoco in manuale, grazie al fatto che ogni dettaglio inquadrato può essere ingrandito fino a 15 volte per una messa a fuoco manuale estremamente precisa.
La Nikon Df, tra i sistemi AF dispone naturalmente anche del tracking 3D: una volta che la fotocamera ha agganciato il soggetto a uno dei 39 punti di messa a fuoco, se il soggetto si sposta rapidamente e in modo imprevedibile, la fotocamera lo aggancerà al punto AF adiacente, e così via, mantenendolo a fuoco.

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