Dal visibile all'infrarosso
Ormai quasi una tappa obbligata; infatti non tutte le ottiche eccellenti risultano altrettanto buone al di fuori delle lunghezze d'onda del visibile, così avere la certezza di poter sfruttare appieno i 109° di campo offerti da questo versatile obiettivo lo ritengo un punto assolutamente importante nella valutazione globale del 10-24mm. Per esperienza ho notato ormai che non ci sono regole precise o rapporti diretti tra le specifiche di una certa ottica, le sue prestazioni nel visibile e il suo comportamento nell'IR; ma non solo, anche l'utilizzo di un determinato filtro IR può portare a risultati sensibilmente differenti; per fare un esempio, nella prova del Nikkor AF-S 35mm f/1.8 DX ho utilizzato il classico filtro Hoya RM72 che taglia le frequenze d'onda dai 720nm lasciando passare però ancora parte del visibile nella regione più estrema del rosso. Questa mescolanza di radiazioni – parte del visibile e IR – può comportare un degrado della nitidezza per l'incapacità di alcune ottiche di mettere a fuoco nello stesso punto le diverse frequenze d'onda, un aspetto ovviamente non previsto in fase di progetto dell'ottica. Ricordo infatti che per lavori scientifici Nikon è celebre per aver sviluppato ottiche particolari, come il Nikkor UV 105mm f/4,5 che offriva una correzione apocromatica, dall'ultravioletto al vicino infrarosso.
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Per il test in infrarosso ho utilizzato una
Nikon D40 a cui è stato asportato il vetrino
UV/IR cut posto di fronte
al sensore
e sostituito con un modello neutro.
Il filtro IR utilizzato avvitato frontalmente
all'obiettivo è un diffuso e classico
Hoya RM72.
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Oggi, soprattutto per scopi puramente creativi e artistici, non occorre doversi dotare di una simile raffinatezza ottica per raggiungere comunque ottimi risultati anche nell'infrarosso; la maggior parte delle realizzazioni moderne offrono risultati più che soddisfacenti e in alcuni casi davvero eccellenti, vanno però scelti con cura.
Tornando al problema del filtro, lavorare con una banda passante piuttosto larga e per di più al di fuori delle specifiche per cui sono progettate le ottiche, può mettere in crisi un obiettivo. Il problema è però risolvibile utilizzando un filtro più selettivo. Nell'esempio citato poc'anzi del Nikkor AF-S 35mm f/1.8 DX, adottando un filtro B+W 093 che taglia dagli 850nm in su, lasciando passare quindi solo IR, le prestazioni ai diaframmi più aperti di questo obiettivo sono migliorate significativamente rispetto al filtro Hoya, tanto che alla chiusura del diaframma si assiste al solo aumento della profondità di campo.
Ovviamente non bisogna nemmeno spingersi troppo oltre, perché si incorre alla crescente perdita di sensibilità del sensore alle lunghezze d'onda più elevate, anche nel caso si sia fatta modificare la reflex togliendo il filtro UV-IR cut posto sul sensore, e contemporaneamente ci si allontana ancor di più dal range di frequenze della luce per cui l'obiettivo è stato progettato, con il rischio di comportamenti spesso imprevedibili. Detto questo, gli zoom, soprattutto se grandangolari o con una elevata escursione focale, non sempre riescono a mantenere soddisfacenti le prestazioni appena si esce dal campo per cui sono stati progettati, questo vale anche per il visibile quando si utilizza uno zoom a distanze di messa a fuoco oltre i valori di targa, per esempio utilizzando un tubo di prolunga per avvicinarsi maggiormente al soggetto. Tuttavia, anche negli zoom ci sono ottiche del catalogo Nikon che primeggiano anche in questi settori. In passato ho potuto apprezzare le eccellenti performance nell'IR del Nikkor AF-S DX 16-85mm f/3.5-5.6G ED VR e del Nikkor 18-55mm f/3.5-5.6G II AF-S DX, e a questi oggi posso aggiungere con mia felice sorpresa anche questo zoom ultragrandangolare.
Nitidezza elevata e assenza di hot spot rendono questo zoom consigliabile per le riprese IR.
Certo, ai bordi, usando un tradizionale filtro Hoya RM72 e l'obiettivo ai diaframmi più aperti, si nota un po' di morbidezza, ma stiamo pur sempre parlando di uno zoom che si spinge fino a 109° di campo, un risultato che reputo davvero rimarchevole. Ovviamente non si ha nessun tipo di hot-spot, solo in contro luce può accadere di ritrovarsi un paio di piccoli riflessi, dovuti probabilmente alla presenza dell'ulteriore elemento ottico dato dal filtro avvitato di fronte all'obiettivo.
Solo in forte controluce si può osservare qualche debole riflesso, generato in questo caso
con molta probabilità dall'utilizzo del filtro anteriormente all'obiettivo.
La vignettatura, come nel visibile, è perfettamente controllata mentre la distorsione rimane, come è ovvio aspettarsi, invariata, ma ovviamente del tutto correggibile come abbiamo già avuto modo di vedere. Quindi uno zoom di questo tipo, con i suoi 109° gradi di campo massimo, utilizzato anche in IR e magari accoppiato a tecniche di esposizione “avanzate” quali possono essere l'HDR, offre una potenzialità creativa senza precedenti, almeno per quanti utilizzano con soddisfazione gli eccellenti corpi DX Nikon, dalla recentissima Nikon D5000 alle semi-professionali della serie Nikon D300.
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Per la messa a fuoco ci si può affidare al sistema AF della fotocamera; altrimenti si può utilizzare il Live View o procedere con il metodo classico, ovvero eseguire uno scatto di prova a piena apertura e spostare di volta in volta un po' il fuoco fin tanto che si ottiene il risultato più nitido possibile. |
La nitidezza è elevata, solo i bordi sembrano soffrire un po' di più rispetto all'impiego
dello stesso obiettivo nel visibile.
Conclusioni
Il precedente modello Nikkor 12-24mm è stata una pietra miliare nell'ampio catalogo di ottiche proposte da Nikon. Piccolo, ben costruito e dalle prestazioni elevate. Ora Nikon propone questa evoluzione che si affianca alla realizzazione passata ma con 2mm in più, anzi in meno!, di focale e una altrettanto buona resa ottica, il tutto condito da un prezzo di vendita inferiore. È uno zoom estremo e come tale occorre ponderarne bene il reale impiego in base al genere di fotografia che si predilige, ma abbiamo visto come per paesaggi, natura e architettura sia davvero un valido aiuto per il fotografo. Le focali coperte da quest'ottica la rendono papabile anche per i fotografi di cerimonie, per foto di gruppo o visioni d'insieme dei matrimoni, anche all'interno della chiesa, grazie alla luminosità massima piuttosto elevata di questo zoom.
Un 10-24mm può rivelarsi utile anche ai fotografi di matrimonio
che impiegano il formato FX ma anche possibilità di ponderato compromesso in impieghi FX. |
Ma le sorprese positive non si esauriscono qui, infatti questo zoom, nato esclusivamente per le reflex con sensore DX, può essere impiegato anche sui corpi FX, come D3, D3x e D700, pur con qualche limitazione. Ovviamente, usato a pieno formato 24x36 FX, alla focale minima si ha una vignettatura sensibile ai bordi, ma avvicinandosi ai 14-15mm di focale, che corrispondono ancora una volta a 109° di campo, l'obiettivo copre perfettamente con il proprio cono di luce tutto il sensore; ai bordi si ha un sensibile degrado della qualità ma se l'impiego di una simile focale su FX è solo saltuaria e/o eccezionale, si può considerare con molta attenzione questa ulteriore possibilità.
Tornando a pensare ad un impiego più “tradizionale” di questo obiettivo è facile comprendere come la qualità ottica unita ad un prezzo aggressivo facciano di questo prodotto un'ottica molto richiesta. Ho potuto constatare che non ha particolari aspetti negativi, tutt'altro, si comporta come un obiettivo di classe decisamente elevata. La vignettatura è virtualmente assente, la distorsione, presente a barilotto alla focale minima e con un leggero cuscinetto alla focale massima risulta perfettamente eliminabile via software con Capture NX 2, otticamente è ben riuscito, solo tracce di aberrazione cromatica laterale, di norma eliminata in automatico o dalle fotocamere più recenti o dal software di sviluppo NEF e solo una leggera morbidezza ai diaframmi più aperti ai bordi, altro aspetto che si corregge diaframmando di poco più di uno stop. Giusto lo sfocato non è tra i più appaganti, ma non siamo di certo di fronte ad un'ottica da ritratto, come facilmente le focali lasciano intuire. Al momento la considero la migliore scelta per avere focali cortissime sulle reflex in formato Nikon DX.