Scenari sul lago di Como
Pienamente soddisfatto anche della prova in città scelgo come ultima tappa di questo interessante viaggio alla scoperta delle potenzialità di questo obiettivo, il lago di Como. Sulla sponda Est, all’altezza di Varenna si trova il castello di Vezio, la cui torre si affaccia sul lago, permettendone una fantastica visione di oltre 180°. Si tratta di un campo ben superiore a quello coperto dal Nikkor AF-S DX 10-24mm f/3.5-4.5G ED ma facilmente aggirabile scattando almeno due immagini per poi unirle con i software di stiching, come ad esempio PTgui o Photoshop.
Uno visione d’insieme del lago di Como. Sulla sinistra è possibile vedere Bellagio sulla lingua di terra
che divide il braccio del lago di Lecco da quello di Como.
Con 109° di campo per ogni ripresa sarebbero bastate due sole immagini per realizzare la foto appena mostrata.
Tuttavia una terza immagine facilita il programma a fondere senza segni visibili le diverse immagini.
Ecco come appare un’immagine non corretta contro la distorsione e il medesimo scatto su cui
si è intervenuto per eliminare quest’aspetto.
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Sono pochi gli obiettivi grandangolari dotati di messa a fuoco minima ridotta.
Questo zoom ricorda i fasti del periodo dei Nikkor 28mm AI-S f/2.8
che offrivano una messa a fuoco minima di soli 20cm, sensibilmente
minore della media offerta dai concorrenti dell’epoca.
L’ampia ghiera per la zoomata e la possibilità di intervenire manualmente
sul fuoco rendono questo sistema di ripresa particolarmente versatile.
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Grazie all’HDR è possibile compensare i contrasti della scena, occorre però prestare attenzione durante lo scatto
ed utilizzare, se lo si possiede, un buon treppiede per limitare il pericolo di mosso.
La ripresa della torre principale del castello di Vezio, avvenuta a mano per tutti e tre gli scatti necessari
per
la realizzazione dell’HDR, mostra infatti micro spostamenti che il software di creazione non è stato in grado di risolvere.
L’HDR consente di realizzare immagini un tempo impossibili, con contrasti esasperati sulla scena di ripresa
ma perfettamente domati nel risultato finale. Anche l’obiettivo però ha una parte importante in quanto non diffonde
la luce e facilità il compito di montaggio delle immagini da parte del software in postproduzione.
Le sette lamelle arrotondate del diaframma limitano l’insorgere di spikes intorno ai punti luce;
chiudendo però il diaframma è fisiologico avvertirne la presenza.
La sensazione di trovarsi di fronte a un’immagine deformata, tipica dei fish-eye è dovuta alla strana
inclinazione che hanno assunto gli alberi durante la crescita sul terreno in forte pendenza.
Con 10mm di focale minima è possibile tentare di fotografare con tempi di scatto nell’ordine
anche di 1/4s con la quasi certezza di riuscire a realizzare un’immagine non mossa.
109° di campo consentono riprese insolite.
Avvicinandosi al soggetto è possibile scoprire inquadrature inusuali.