Craig Strong... e chi se no?
Craig Strong, grande appassionato di toy cameras e di Holga (fotocamera cinese a "bassissima" tecnologia), prova a costruire un sistema di montatura flessibile per lenti da innestare su una reflex, cercando da un lato di ottenere immagini di bassa definizione, dall'altro di controllare comunque la messa a fuoco con questa sorta di soffietto privo di guide. Craig Strong è un grande appassionato di Holga, la famosa fotocamera cinese medio formato che garantisce una qualità mediocre tendente al pessimo, variegata da una costruzione approssimativa che, quasi per ogni macchina prodotta, personalizza addirittura il livello delle foto ottenute, sempre con giudizi tecnici variabili tra il pessimo e il mediocre: un pessimo mediocre/tecnico che può però trasformarsi in qualcosa di straordinario se usata con consapevolezza in ambito creativo.
Craig si ingegna per applicare il medesimo mediocre livello qualitativo alla sua reflex digitale, per poter visualizzare immediatamente il risultato ottenuto. Decide così di autocostruire un obiettivo in grado comunque di abbozzare anche una messa a fuoco e una sorta di basculaggio, da applicare alla sua DSRL, una Nikon D100. Nasce così il primo Lensbaby, armato con lenti acromatiche: l'obiettivo – è proprio il caso di dirlo – è di mantenere un controllato basso profilo qualitativo lavorando maggiormente sul puro impatto emozionale.
Holga, Pinhole, Lomo, Lens Baby, i magnifici, straordinari, pessimi quattro
Se da un lato la tecnologia fotografica continua a compiere balzi da gigante, dall'altro una sempre nutrita schiera di appassionati e professionisti scelgono deliberatamente, per alcune premeditate e personalissime ricerche, di rifiutare in toto l'alta tecnologia ottica, cercando in fotocamere – e/o obiettivi - molto semplificati, di bassa qualità e possibilmente di costruzione approssimativa uno strumento che, libero dal rigore perfetto dello strumento dell'ultima generazione, permetta loro di creare immagini assolutamente irripetibili, dove il caso fatto dalla combinazione del soggetto con la visualizzazione attraverso questi strumenti – sapientemente guidato - , porti a visioni trasversali, oniriche, dove l'essenza dell'immagine non può più essere ricercata nell'accademicità e nell'alta perizia tecnologica dello scatto – e nel cuore dello strumento utilizzato, quindi l'ottica - nella perfetta riproduzione della realtà, in una parola, ma nell'essenza stessa della scelta del soggetto, dell'inquadratura, dello strumento di bassa tecnologia.
Con Lensbaby 3 a mano libera.
Nikon D70, ISO 800 1/20 di sec. f/4, massimo basculaggio a destra |
Sembra quasi che il confine tra questi due modi molto differenti di fotografare stia sul crinale della visione umana: ogni strumento e immagine che eguagli o superi la capacità ottica di visione umana entra in una tipologia, tutte le immagini che invece danno un risultato ottico più povero rispetto alla visione umana entra nell'altra tipologia.
Lensbaby però, lavora – o può lavorare – in modo diverso rispetto alle toy cameras: se usato in un certo modo è in grado di produrre aberrazioni superiori a una toy camera, impiegato con diversi criteri porta a risultati diversi, a soggetti perfettamente a fuoco in un contesto progressivamente sempre più morbido. Lens Baby soprattutto è in grado di lavorare con le DSRL dell'ultima generazione, con la possibilità di visionare immediatamente lo scatto effettuato e di ottenere immagini in grado di essere stampate in formati da poster senza "pixelatura", senza parlare poi della profondità colore e della possibilità di lavorare anche ad alti ISO con un rumore ormai trascurabile. Alla fine, trovato il proprio personale optimum, è in grado di produrre immagini uniche ma con un'impostazione ripetibile che, alla fine, riesce addirittura a caratterizzare in modo personalissimo il suo impiego nelle mani di un fotografo piuttosto che di un altro.