Introduzione
La fotografia nasce nell'800 come evoluzione tecnica della pittura per consentire di riprodurre la realtà in modo più rapido e al contempo accurato della pittura stessa. Dopo i primi incerti passi dove sia in termini di rapidità che di accuratezza la neonata fotografia era tecnicamente addirittura inferiore alla pittura, la qualità della riproduzione fotografica è aumentata, pareggiando prima e superando poi la pittura.
Ma già ai primi del 900, soprattutto in applicazioni commerciali come il ritratto, la qualità della riproduzione fotografica, quindi dei ritratti che si ottenevano, era di gran lunga superiore a quanto richiesto, riproducendo anche le imperfezioni della pelle, e portando così a un risultato spesso poco fotogenico. Nascono già a quel tempo i primi obiettivi "morbidi" dove lo spostamento interno delle lenti o particolari diaframmi da inserire nel percorso delle lenti, ammorbidiscono il risultato finale, togliendo in sostanza la raggiunta ma esagerata nitidezza. I negativi e le stampe vengono pesantemente ritoccati, alla fine "ridipinti" per ottenere così un ritratto fotografico, ma con la medesima libera interpretazione che solo la pittura può dare.
Lens Baby tipo 3 su Nikon D70.
In alto a f/2, in basso a f/22. Come per qualsiasi obiettivo tra il diaframma più aperto
e più chiuso non cambia solo la profondità di campo ma anche la nitidezza generale
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Alla minima e alla massima apertura di diaframma, focheggiando alla minima distanza di messa a fuoco: la scelta del diaframma e del basculaggio permettono infinite variabili creative
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Con lente addizionale +4: in alto a tutta apertura, al centro a f/22: in basso un particolare dell'immagine scattata a f/22: la risoluzione ottenuta e l'ingrandimento sono di tutto rispetto
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La corsa alla migliore risoluzione e nitidezza non è certo finita, ma ancora oggi vengono fabbricati obiettivi in grado di portare a un risultato "morbido", così come si interviene sui file per ammorbidirli, e si usano particolari supporti di stampa, sempre con il fine di ammorbidire e in qualche modo reinterpretare la realtà, e non solo nell'ambito del ritratto.
Anche sul fronte della ricerca fotografica personale e artistica, la ricerca del mezzo fotografico che riproduca sì la realtà, ma rendendola al contempo malleabile e trasformabile secondo la previsualizzazione del fotografo è in continua evoluzione: basti pensare al foro stenopeico, il padre dell'obiettivo, concepito oltre mezzo millennio fa che ancora oggi viene utilizzato per determinate forme di ricerca fotografica, o a medium istantanei quanto fotograficamente non superlativi, come Polaroid, che viene manipolata durante e dopo lo sviluppo.
C'è una sostanziale differenza tra riproduzione e interpretazione fotografica della realtà: in entrambi i casi solo la scelta di un particolare strumento e l'uso appropriato possono portare a una perfetta e oggettiva riproduzione della realtà – una sorta di scansione – o a una soggettiva interpretazione della realtà.
Molti fotografi hanno sperimentato fotocamere di basso livello qualitativo, dalle "single use" ad alcuni modelli "approssimativi" di fotocamere dell'Est; anche oggi, in pieno digitale, sono molti i fotografi che utilizzano vecchi obiettivi su corpi digitali reflex dell'ultima generazione, il tutto comunque finalizzato a una personalizzazione dell'immagine finale, a cominciare proprio da fattori come nitidezza e risoluzione, che in base a quanto sono presenti influiscono in modo sostanziale il risultato finale, da meramente riproduttivo ad altamente interpretativo.
E tra le fotocamere "a bassa tecnologia" una parte di sostanza l'hanno avuta anche certe "toy camera": ed è proprio a questo punto che comincia la vera storia del prodotto di questa eXperience, il Lens Baby.
In lato con lente addizionale +4, f/16 e basculaggio per espandere la nitidezza lungo tutta la linea
della lancetta dei minuti, per avere a fuoco il marchio dell'orologio; in basso a f/2,8 e basculaggi a zero
e messa a fuoco sulla corona del pulsante centrale
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