Le straordinarie tecnologie Large High Resolution “LHR” e Real High Definition “RHD” nella ripresa di affreschi e dipinti di grandi dimensioni applicata anche all’Opera di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova.
© Immagini di Gerando Bonomo e HALTADEFINIZIONE® su gentile concessione del Comune di Padova – Direzione Musei Civici

A cura di Gerardo Bonomo

» Introduzione » L’affresco, il primo esempio di gigantografia
» L’affresco e la sua riproduzione fotografica » Il Gigapixel, questo sconosciuto
» Large High Resolution “LHR”: finalmente uno standard » La Cappella degli Scrovegni: niente di più difficile!
» Che notte quella notte! » Conclusioni e appendice tecnica

 

L’affresco e la sua riproduzione fotografica 

© Gerando Bonomo e HALTADEFINIZIONE® su gentile concessione del Comune di Padova – Direzione Musei Civici
La “finestra luminosa” visibile nella parte destra dell’immagine è proprio il momento in cui i due flash
emettono il lampo per consentire alla Nikon D3x di registrare la porzione di affresco inquadrata.
Entrambe le monotorce sono state mascherate per dare più “delicatezza” al sistema di illuminazione,
quindi a quantità, e filtrate, quindi a qualità, con una serie di filtri progettati specificatamente per tagliare
le bande dello spettro luminoso del lampo potenzialmente dannose per l’affresco.
I filtri utilizzati sono derivati da una specifica ricerca di HALTADEFINIZIONE®.

Perché riprodurre con un numero di dettagli vicino a una vera e propria scansione 1:1 - nella realtà irrealizzabile! - un affresco che copra per esempio l'intero soffitto e tutte le pareti di una cappella, magari con alcune parti affrescate su pareti curve?
Basta citare come esempio il terremoto che nel 1997 ridusse quasi in polvere oltre 130 metri quadrati di affreschi nella basilica Superiore di Assisi. Grazie a fotografie scattate prima del terremoto furono rimessi insieme qualcosa come quattrocentomila frammenti di affresco; una ricostruzione incompleta ma che ha reso possibile la restituzione quasi integrale degli affreschi originali. Lavoro improbo ma reso possibile proprio dal fatto che dell’affresco esistevano diverse fotografie.

© Gerando Bonomo e HALTADEFINIZIONE® su gentile concessione del Comune di Padova – Direzione Musei Civici

Senza perdere di vista questo aspetto, ipotizzando per un momento che i terremoti sono comunque eventi relativamente rari e che le opere non svaniscano sotto l'incuria del tempo dall'oggi al domani, e continuando a parlare di affreschi, bisogna considerare altri fatti: per esempio che non tutti possono recarsi in questa o in quest'altra località per ammirare un affresco, perché vivono in altri continenti e non hanno le risorse economiche per compiere viaggi così complessi, e che comunque anche quei pochi fortunati che possono ammirare di persona un'opera d'arte spesso non possono trattenersi nel luogo per molto tempo, perché le visite di norma sono organizzate a tempo. E ancora, per quanto possano soffermarsi a contemplare un capolavoro, ne potranno ricavare una perfetta visione d'insieme, ma difficilmente potranno apprezzare tutte le sfumature, le figure, le decorazioni che l'artista ha faticosamente segnato sull'intonaco fresco durante gli anni di realizzazione dell'opera.

Da non dimenticare anche il fatto che, nel caso di alcuni cicli di affreschi, ogni visitatore ha un tempo limitato di visita (nel caso degli Scrovegni appena 15 minuti), al termine del quale deve lasciare il sito.

Se poi pensiamo agli studiosi e ai ricercatori che avrebbero bisogno di soffermarsi per intere giornate anche su un solo particolare di un affresco, e se ancora pensiamo alla necessità di avere il maggior numero di fotografie dettagliate di un affresco prima, durante e dopo un restauro, ci rendiamo ancora più facilmente conto che una o più fotografie di un affresco possono rivelarsi importanti tanto se non più dell’affresco, se dovesse succedere – ed è successo – che l’affresco non ci sia più.


Il trabattello col sistema di puntamento attivato
pronto per lo shooting

Ingrandisci l'immagine
Dopo aver sostituito l’ottica, prima di rimontare il corpo macchina, vengono eseguiti alcuni interventi
di affinamento e calibrazione del sistema di puntamento.

Gli affreschi spesso sono posizionati su volte alte decine di metri non sempre illuminate al meglio. Da un lato si potrebbe obiettare che l'autore stesso quando dipinse le parti alte dell'affresco aveva già messo in conto che non sarebbe stato possibile contemplarlo nei minimi dettagli, senza contare il fatto che a quei tempi l'illuminazione era a malapena fornita dalle aperture ricavate nelle architetture, finestroni, bifore, e che l'unica illuminazione artificiale disponibile proveniva da torce che, per quanto rischiarassero, annerivano al contempo con il nerofumo gli affreschi. Ma se così fosse stato, perché l'autore non ha appena tratteggiato le figure poste nelle zone più lontane? Tra poche righe scopriremo che agli Scrovegni, ad esempio, la dovizia di particolari e l'intensità dei colori è la medesima sia nei registri inferiori degli affreschi, quelli posizionati ad altezza d'uomo, sia nei registri superiori, più nascosti e lontani. Quindi l'osservazione dovrebbe poter essere agevole sia nelle parti inferiori dell'affresco sia in quelle superiori.

È a questo punto che scende in campo HALTADEFINIZIONE®.
Abbiamo parlato con Mauro Gavinelli, di HALTADEFINIZIONE®, una realtà innanzitutto italiana al 100% che si occupa, tra le altre cose, proprio dell'acquisizione digitale in alta definizione di dipinti e affreschi.

© Gerando Bonomo e HALTADEFINIZIONE® su gentile concessione del Comune di Padova – Direzione Musei Civici

Ultime verifiche prima
di scendere dal trabattello
e iniziare lo shooting.



 

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