Sincronizzare il lampo su tempi lunghi
Comune opinione di chi usa il flash per illuminare soggetti in condizioni di scarsa luce (alba, zone in ombra, imbrunire) o addirittura assente (notturni), è che lo sfondo resti comunque privo di dettaglio, a favore degli elementi interessati dal lampo emesso. La classica occasione è rappresentata dai ritratti notturni, tendenzialmente realizzati in esterni, nei quali il dettaglio sullo sfondo resta sempre limitato qualora si utilizzino le impostazioni di scatto tipiche: modalità di esposizione a “priorità dei diaframmi” (A) oppure “Program” (P, automatico con possibilità di intervenire sul rapporto tempo/diaframma equivalente), tempo di scatto obbligato pari a 1/60 di secondo. Come possiamo catturare una maggiore quantità di luce di sfondo (o ambiente), preservando il giusto equilibrio di luminosità con il soggetto in primo piano? La prima e intuibile soluzione al problema di migliorare il bilanciamento tra soggetto (illuminato dal flash) e ambiente (tipicamente illuminato al tungsteno, neon o fonti di luce mista), è dato dall’uso di tempi di posa superiori (e quindi più lenti) a 1/60 di secondo, impostando la modalità di esposizione a “priorità dei tempi” (S) oppure manuale (M, poco preferita nelle occasioni difficilmente controllabili o non ripetibili). Potendo decidere quale velocità di scatto utilizzare nella modalità a “priorità dei tempi” (S), prestando attenzione al rischio “mosso” proporzionale alla lentezza del tempo scelto, ci assicuriamo una maggiore presenza di luce ambiente nelle immagini riprese, senza alterare l’intensità di luce flash che colpisce il soggetto in primo piano.
Le opzioni menu “Minimo sincro flash” permettono di prefissare quale valore di tempo minimo la fotocamera è autorizzata
ad usare negli automatismi di esposizione con flash. La scelta è a carico del fotografo che può così decidere se “osare”
su tempi lunghi per schiarire maggiormente lo sfondo illuminato dalla luce ambiente e non dal flash.
La scelta di tempi più lunghi del 1/60 di serie è da decidersi in base alla “fermezza” del soggetto del contesto ma anche
su riprese a mano libera in base all’impiego di un obiettivo stabilizzato VR o meno.
Lo sfondo è poco leggibile, a causa del tempo di scatto breve
(AF-S NIKKOR 24-70mm f/2.8G ED @ f2.8 – 1/60s).
Lo sfondo risulta ora evidente e ben bilanciato con il lampo flash, avendo impiegato un tempo di scatto
più lungo (AF-S NIKKOR 24-70mm f/2.8G ED @ f2.8 – 1/10s).
Lo sfondo è presente e riconoscibile, ma sottrae importanza al soggetto in primo piano
(AF-S Nikkor 70-200mm f/2.8G ED VR II @ f11 – 1/30s).
Lo sfondo è ora più gradevole e uniforme, grazie alla formazione di circoli sfocati (effetto “bokeh”)
(AF-S Nikkor 70-200mm f/2.8G ED VR II @ f2.8 – 1/30s)
Seguono alcuni esempi d’uso di questa tecnica assai efficace, soprattutto se abbinata a particolari condizioni atmosferiche come la fine di una pioggia, in grado di dar luogo - con semplicità - a intriganti atmosfere.
Soggetto: Daniela - ©Roberto Insalata
Soggetto: Daniela - ©Roberto Insalata
Uno degli effetti indesiderati che - con buona probabilità - si manifesta in queste condizioni di ripresa, è la differente rappresentazione dei colori percepibile tra soggetto illuminato dal flash e il resto dell’ambiente. La causa di tale fenomeno è semplice: ogni sorgente luminosa è caratterizzata da una sua temperatura colore, che il nostro occhio distingue come toni più freddi (ad esempio le lampade al neon) oppure caldi (comuni lampadine). Il flash usato sulla fotocamera ha una temperatura colore (non modificabile) equivalente a quella di una tipica giornata di sole, di gran lunga differente rispetto alle sorgenti di luce della nostra ripresa notturna. Tale disparità è inevitabilmente trasmessa nell’immagine finale, ma la buona notizia è che l’equilibrio può essere ristabilito agendo opportunamente sulla fotocamera (bilanciamento del bianco per lo sfondo) e sul flash (applicazione di gelatine di correzione colore). Esiste comunque una seconda e parimenti valida soluzione. Le recenti fotocamere Nikon consentono l’uso di sensibilità elevate (in funzione del modello e del sensore adottato) senza compromettere il livello di qualità complessivo (presenza di disturbo o “rumore digitale”), un fattore che ci offre una chance in più rispetto al passato. Non dimentichiamo che l’esposizione è determinata dalla complicità di tre elementi chiave: valore di apertura del diaframma, velocità dell’otturatore (o tempo di scatto) e, ovviamente, sensibilità ISO. Lasciando quindi invariato il tempo di 1/60 di secondo, è possibile impostare una sensibilità ISO sufficiente a registrare maggiore luminosità quindi dettagli presenti nell’ambiente, e lasciare che il dialogo intelligente (iTTL) tra fotocamera e unità flash faccia il resto del lavoro. Sebbene si possa decidere manualmente il valore di sensibilità da adottare, è bene ricordare che la funzione “ISO Automatico” (presente su molti modelli di fotocamere Nikon) ci offre un comodo automatismo e conseguente libertà, affidando in tal modo al sistema esposimetrico (entro i limiti ammessi) la scelta della sensibilità adeguata rispetto alla coppia tempo/diaframma.
L’opzione ISO Auto presente sulle reflex Nikon DSLR, “Autorizza” la fotocamera ad innalzare o abbassare il valore ISO preimpostato al fine di ottenere esposizioni possibili anche a raggiunti eventuali limiti del criterio di esposizione in uso.
Oltre all’abilitazione o meno, è possibile assegnare anche quale valore massimo autorizzare e nel contempo, anche da quale valore minimo di tempo iniziare ad agire come nel caso di esposizioni a priorità ai diaframmi “A” Aperture. |
|