Dalla fotografia bidimensionale alla fotografia in 3D

A cura di: Gerardo Bonomo e Massimo Gallorini

L'industria cinematografica di Hollywood ha ormai trasformato il 3D in uno standard. I produttori di TV sono ormai passati tutti al 3D. Nei prossimi anni probabilmente verranno eliminati anche gli occhialini. Il 3D è ormai la realtà consolidata dell'immagine, sia still che video.

A cura di Gerardo Bonomo e Massimo Gallorini

» Un po' di storia » Visione e ripresa stereoscopica
» Distanza interpupillare, vera strategia del 3D » Ipostereoscopia e iperstereoscopia
» Consigli pratici di ripresa video/foto stereoscopici » Ripresa 3D in modalità naturale/convergente/iperstereo
» Accorgimenti di ripresa » Principali accessori per le riprese 3D
» Dalla ripresa ai software di editing: Stereophoto Maker; Pinnacle Studio Ultimate 14 » I software di visualizzazione: Stereoscopic Player; Nvidia 3D Vision Photo Viewer
» Note pratiche e precauzioni » Applicazioni scientifiche: Progetto M.A.R.S; Collaborazione con il Museo dei Mezzi di Comunicazione di Arezzo

 

Applicazioni scientifiche:
Progetto M.A.R.S. "Macrofotografia Ape Regina Stereoscopica"

Da alcuni anni l'apicoltura mondiale, sta attraversando un momento critico a causa di un concatenarsi di eventi: la Varroasi, una parassitosi "arrivata" in Europa nell'81, i cambiamenti climatici, le monocolture agricole, l'uso improprio di antiparassitari e anticrittogamici che hanno falcidiato interi allevamenti; queste le cause principali, che con altre, secondarie, hanno contribuito alla cosiddetta "Sindrome di spopolamento degli alveari".

Ovviamente questo ha avuto delle gravi ripercussioni nel mondo agricolo. Infatti le api sono rimaste, loro malgrado, gli unici insetti impollinatori a svolgere un ruolo fondamentale per le produzioni agricole e per la salvaguardia della biodiversità. In questo quadro così fosco, abbiamo cercato di trovare delle soluzioni che consentissero alle api di vivere e agli apicoltori di sopravvivere.

Diventa quindi molto importante il riconoscimento morfologico ben preciso delle api regine, e potendo anche delle api, per individuare con precisione la razza di appartenenza e per una stima volumetrico ponderale.

Fermo restando che una scannerizzazione sarebbe la tecnica migliore, rimane il problema dei costi dell’hardware, la gestione del dispositivo che di norma richiede competenze specifiche, e il non sempre facile posizionamento dell’ape. Può risultare quindi qualitativamente molto utile la metodica da noi allo studio che si riconduce alla realizzazione di una stereo coppia fotografica.
Tale metodica può comunque essere applicata anche allo studio di altri piccoli organismi viventi.

Per questo è indispensabile uno strumento che permetta facilmente lo “stereo scatto” con una distanza interpupillare equivalente molto ridotta. Tale condizione si può ottenere con due sistemi:
Il primo, manuale, prevede l’uso di una singola fotocamera e due scatti a distanza molto ravvicinata, ottenuti spostando di alcuni cm/mm la fotocamera; non ci soffermeremo sulla sua descrizione in quanto l’operazione risulta poco precisa e non ripetibile scientificamente se non si usano sistemi meccanici appropriati alla roto-traslazione necessaria. In oltre, problema non da poco, l’ape potrebbe spostarsi, fra uno scatto e l’altro, e creare una differenza nella stereo coppia.
Il secondo sistema, messo a punto da noi, prevede invece l’uso di una coppia di fotocamere, possibilmente compatte, da posporre ad un sistema di specchi che confluisce ad unica ottica, il tutto come già visualizzato nella foto...

Con questa tecnica, sincronizzando gli scatti, divengono ininfluenti anche i piccoli movimenti dell’ape (trovata la regina o l’ape da classificare si passa alla fase di “intorpidimento ipotermico” dove senza adoperare nessun prodotto chimico viene abbassata la loro temperatura corporea), e si ottiene così la stereo coppia in tempi rapidissimi e con il minimo stress per l’insetto.
Nelle foto seguenti alcuni esempi di api e di insetti da noi fotografati.

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Noi proponiamo quindi un innovativo sistema, non invasivo e di rapida applicazione, per risolvere il problema e sperimentare questa nuovissima metodica, al fine di permettere una più veloce e razionale pratica di censimento e anamnesi apistica.

Attualmente il riconoscimento delle Api avviene con una tecnica cruenta che prevede l’uccisione dell’esemplare e una "specie di autopsia".

Il progetto viene sperimentato presso l’Associazione Apicoltori delle Provincie Toscane (AAPT), grazie alla collaborazione con il sig. Daniele Andreani, apicoltore e Presidente.


Collaborazione con il Museo dei Mezzi di Comunicazione di Arezzo
Da anni collaboriamo per vari eventi con questo particolare Museo che raccoglie, come si evince dal titolo, vari strumenti relativi alla comunicazione intesa in senso allargato... e messi a disposizione della cittadinanza dal prof. Fausto Casi. In riferimento alla Stereoscopia sono presenti moltissimi sistemi che ne ripercorrono la storia:

LA STEREOSCOPIA OTTOCENTESCA
Nelle prime vetrine si parte con sistemi di riproduzione risalenti addirittura alla metà dell'800, sono presenti apparecchi con i quali furono realizzati i primi esperimenti stereoscopici, con coppie di disegni affiancati così da poter riprodurre due immagini leggermente differenti come quelle percepite dall'occhio umano. Per la visualizzazione di questi primi disegni "stereografici" sir Charles Wheatstone utilizzava un sistema di specchi e prismi che propone di chiamare Stereoscope. L'invenzione di Wheatstone risale al 1832 ma la brevetterà solamente nel 1838. Al museo sono presenti varie figure geometriche su carta del periodo.

Grazie agli sviluppi della fotografia, e in particolare con l'invenzione della sciadografia (ovvero del negativo fotografico), sir Charles Wheatstone intravede nuovi possibili sviluppi nella sua ricerca. Entra così in contatto con William Fox Talbot, commissionandogli i primi esperimenti di "stereofotografia". Nel 1838 Wheatstone presenta il primo stereoscopio così realizzato alla Royal Society di Londra. Lo stereoscopio di Wheatstone non riscontra però un grande successo, poiché complesso e ingombrante, si dovrà infatti attendere il 1849 quando sir David Brewster, che aveva già brevettato il caleidoscopio, realizza un più leggero e maneggevole stereoscopio: si tratta di un "binocolino" dotato di lenti attraverso cui guardare una coppia di fotografie, realizzate con una fotocamera binoculare, poste all'altra estremità dell'apparecchio.
Di questo sistema sono presenti vari modelli: a colonna, da tavolo, a mano, per trasparenze, etc.
È del 1852 l'invenzione della fotocamera binoculare (anche conosciuta come fotocamera stereoscopica o stereo camera), per opera di J.B. Dancer, un ottico di Manchester.
Al museo è presente proprio una rarissima fotocamera a soffietto di questo tipo.

Nel 1858 lo stereoscopio di Brewster viene presentato all'Esposizione Universale di Londra, suscitando l'interesse della regina Vittoria che ne volle subito uno per sé.
Visto l'enorme interesse riscosso dall'oggetto, da prima la ditta parigina Duboscq & Soleil, poi svariate altre ditte, soprattutto inglesi, francesi e americane, produrranno in serie lo stereoscopio Brewster, che divenne a breve un enorme successo presso la borghesia europea e americana. Negli Stati Uniti Oliver Wendell Holmes realizza infatti una versione più economica dello stereoscopio di Brewster. Anche di questo strumento sono presenti al museo molti modelli.
Col tempo, alle fotografie in bianco e nero su cartoncino, si affiancheranno fotografie colorate a mano stampate su carta sottile e, successivamente, stampe fotografiche su lastre di vetro (antesignane delle diapositive), sovente anch'esse colorate, che conferiscono maggiore profondità alle immagini stereoscopiche. Molto nutrita è la raccolta di foto di vario tipo, formato e supporto che si trova al Museo.
A fine ottocento per lo stereoscopio inizierà una fase di declino, destino condiviso con la lanterna magica, causata principalmente dalla nascita del cinema.

LA STEREOSCOPIA NOVECENTESCA
Già tra la fine dell'ottocento e i primi del novecento la pellicola fotografica 35mm, standardizzata a fine Ottocento da Thomas Alva Edison per il cinema (al museo troverete anche tutto il materiale della storia del cinema), comincia a prendere il posto di cartoncini e vetrini negli stereoscopi sviluppati dai prototipi di Whatstone e Brewster, tuttavia si dovrà alla statunitense Tru-Vue Company di Rock Island il rilancio a livello popolare dello stereoscopio attraverso un visore che utilizzi rullini di pellicola 35mm in bianco e nero come supporto per le immagini stereoscopiche

Il compatto ed economico visore Tru-Vue viene infatti introdotto nel 1933 in una America bisognosa di svaghi economici, poiché fiaccata dal crollo della borsa di Wall Street, il giovedì nero del '29. Il visore Tru-Vue diviene immediatamente un successo, tuttavia la fortuna della Tru-Vue non sarà destinata a durare a lungo, poiché il 1938 vede la nascita del maggior rivale della casa di Rock Island: il View-Master come descritto dal dott. Bonomo, e presente anch’esso al museo con vari “dischi” fotografici.

Nell’attuale collaborazione con il Museo dei Mezzi di Comunicazione il nostro compito è stato quello di fotografare in 3D queste apparecchiature e la trasformazione in digitale delle più significative stereo coppie (sia in vetro che in pellicola e carta stampata), per una fruizione con gli attuali sistemi di visione e per la tutela di questo importante patrimonio che si sta degradando con il passare degli anni. Il materiale sarà utilizzato, assieme alle foto dell'archivio Foto Club Chimera, per una mostra di immagini e video che ripercorrano nel tempo e nello spazio il nostro territorio (in senso esteso), e mettano così a confronto gli stessi luoghi a distanza di tempo. Un "COME ERAVAMO" in 3D con l'emozione di sentirsi dentro una città che in pochi minuti si evolve di oltre un secolo e mezzo!! Il progetto sarà realizzato con il patrocinio della Provincia di Arezzo e la collaborazione degli studenti ITIS e Universitari.

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Alcune foto storiche della città sono state da noi trasformate in 3d dal 2d, con i risultati che potete apprezzare e con particolari tecniche.

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Ingrandisci l'immagineConclusioni a cura di Gerardo Bonomo

Dopo decenni di sperimentazioni elitarie e di sistemi di visualizzazione improbabili il 3D sta finalmente diventando una realtà di massa.
C’è ancora, naturalmente, lo scoglio degli occhialini ma sono già stati presentati i primi schermi 3D che non necessitano di occhiali.
Oggi quindi, cominciare a prendere in esame la possibilità di fotografare in 3D darà come risultato la possibilità di visualizzare facilmente le proprie immagini tanto sul computer che sullo schermo Tv, in attesa che la tecnologia faciliti la visualizzazione.
Due immagini left/right, eseguite con una sola fotocamera traslata tra uno scatto e l’altro, con una coppia di fotocamere o con una fotocamera che già incorpora un doppio obiettivo, sono il materiale di base, il fieno in cascina pronto per essere visualizzato.
Diverso il mondo del video 3D che oggi, a livello amatoriale, è possibile esclusivamente con una specifica videocamera di Panasonic, dotata di aggiuntivo 3D.
È indubbio che il 3D ormai non è alle porte ma è già entrato nel nostro quotidiano, sia per quanto riguarda il video che per quanto riguarda la fotografia.
E i gondolieri veneziani hanno cessato di essere in rigida ed esangue corporeità, come ai tempi di Thomas Mann.

 

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