Siamo finalmente pronti per collaudare “seriamente” la nostra SC-P800, e lo facciamo con quella che rappresenta uno dei classici delle carte fotografiche del produttore giapponese: la Epson Premium Luster Photo Paper.
La Premium Luster è uno dei primi supporti specificatamente dedicati alle stampanti di qualità fotografica. Ancor oggi, insieme alla sorella Premium Glossy, è la carta inkjet Epson che più ricorda la classica carta fotografica “analogica” politenata, grazie al suo peso di 250 g/mq, alla sua brillantezza ed alla delicata texture che la rende poco sensibile alle impronte di chi la maneggia.
Eseguiamo la prima stampa in modalità totalmente automatica, lasciando la gestione del colore agli algoritmi di driver e stampante. Sebbene i risultati siano soddisfacenti, questa è più una modalità da utente “generico” che non da appassionato di fotografia, in quanto gli automatismi applicano una loro interpretazione all’immagine più per garantire una sua generale (e generica) piacevolezza che una fedeltà con il file originale. Nel nostro caso, ad esempio, un occhio critico potrebbe rapidamente notare una marcata saturazione dell’incarnato ed una resa piuttosto contrastata. Come accade con tutte le stampanti di qualità, però, anche il driver della Surecolor P800 in fase di installazione carica automaticamente nel sistema una serie di profili ICC per le principali carte Epson.
Sebbene già la prima stampa, eseguita lasciando la gestione del colore “alla stampante”, possa dirsi soddisfacente, proviamo ad effettuarne una seconda facendo gestire il colore a Photoshop, utilizzando il profilo della Premium Luster installato dal driver.
L’immagine così ottenuta mostra un incarnato meno saturo, più delicato, e passaggi tonali decisamente più graduali.
Il gamut colore e la nitidezza che, nonostante la texture, questa carta consente di raggiungere sono davvero notevoli. Il ritratto stampato è caratterizzato da una piacevole plasticità dell’incarnato, con una perfetta resa dei dettagli, dei passaggi tonali ed una perfetta leggibilità dalle luci alle ombre.
Ben sapendo come le carte lucide mettano a dura prova anche le migliori stampanti, facciamo una stampa anche su un altro cavallo di battaglia Epson: la Premium Glossy Photo Paper.
Analizziamo la stampa, inclinandola in controluce. In tali condizioni, spesso, le stampe inkjet mostrano degli aloni metallici (bronzing) nelle zone di transizione fra aree chiare ed aree scure. È impossibile rilevare tale difetto sulla nostra stampa, segno che gli inchiostri della Surecolor P800 garantiscono veramente una resa impeccabile anche sulle carte più critiche senza necessità di ricorrere ai Gloss Optimizer impiegati da altri modelli.
È, dunque, evidente che la SC-P800 è una stampante “top di gamma”, che si rivolge ad utenti esigenti, non disposti a scendere a compromessi quando si parla di qualità. Molti di essi probabilmente non si limiteranno alle carte “standard”, ma si dedicheranno alla stampa fine art su supporti pregiati e particolari. A tale proposito, Breathing Color è un marchio americano che offre una interessante gamma di supporti per la stampa di qualità.
La cura posta nella realizzazione del prodotto traspare già dal packaging: decisamente robusto per garantire protezione al contenuto affinché i fogli non vengano danneggiati durante il trasporto e lo stoccaggio in negozio. Breathing Color Pura Velvet è un cartoncino fine art 100% cotone, dal peso di 310 g/mq caratterizzato da superficie goffrata (“textured”). La tinta di base è bianca, nonostante non contenga sbiancanti ottici. Sul sito del produttore, oltre alla scheda tecnica, è disponibile anche un “archival certificate” che comprova le caratteristiche di longevità di questo pregiato supporto. I principali produttori di carte inkjet mettono a disposizione sui loro siti i profili ICC per la stampa dei loro supporti con le più diffuse stampanti. La Surecolor P800 è però molto recente ed i relativi profili potrebbero non essere ancora disponibili per tutte le carte. La creazione di un profilo “personalizzato” non è utile solo quando non si dispone di un profilo “generico”, ma anche in tutte quelle situazioni in cui si vuole ottenere il meglio dall’abbinamento carta/stampante. Un profilo personalizzato, infatti, sarà in grado di tenere in considerazione il comportamento della nostra specifica stampante, della nostra carta, nel nostro ambiente di lavoro e con i nostri settaggi. In questo modo è sempre garantita la massima neutralità nella riproduzione dei colori e una totale leggibilità, dalle ombre alle alte luci, compatibilmente con i limiti tecnici dei materiali usati. Un profilo ben realizzato consentirà inoltre, disponendo di un monitor calibrato e di buona qualità, di visualizzare una fedele anteprima di ciò che otterremo in stampa: quello che tecnicamente viene chiamato “soft proofing”.
Per la creazione del nostro profilo personalizzato facciamo ricorso allo strumento che negli anni è diventato un vero e proprio punto di riferimento della calibrazione ad alti livelli: lo spettrofotometro X-Rite i1 PRO. i1 Photo PRO 2 è lo strumento di X-Rite dedicato a chi ha esigenze “professionali” di gestione del colore nel mondo dell’imaging, delle arti grafiche e della fotografia ed è in grado di calibrare tutte le periferiche del fotografo moderno (e non solo). Oltre che dai software di casa X-Rite, gli spettrofotometri della famiglia i1 PRO sono supportati da numerosi applicativi di terze parti, come il software Palette Master dedicato alla calibrazione dei monitor BenQ top di gamma. Il software a corredo - i1 Profiler - è in italiano, guidato passo passo e, nonostante le numerose e complesse funzioni, risulta piuttosto semplice da utilizzare. Selezioniamo la funzione di “calibrazione stampante RGB” e ci lasciamo guidare nelle fasi di creazione del profilo per la nostra carta Breathing Color. Il procedimento avviene stampando una o più pagine riproducenti dei riferimenti cromatici, 918 nel nostro caso, che verranno poi letti dallo spettrofotometro ed analizzati dal software per descrivere il comportamento cromatico della nostra “accoppiata” carta/stampante.
Poiché la Pura Velvet è una carta matt, giunti al momento di mandare in stampa le nostre chart dovremo ricordarci di ricorrere all’apposito nero al fine di poter raggiungere una elevata ed adeguata d-Max (densità massima). Nella SC-P800 l’operazione di “cambio inchiostro” avviene automaticamente avviando un’apposita procedura dal display della stampante o selezionando una carta “matt” nel driver di stampa. Per quanto semplice ed agevole, ricordiamo che ogni ciclo di passaggio da un tipo di nero all’altro “spreca” comunque qualche millilitro di inchiostro, che viene “scaricato” nell’apposito serbatoio denominato tanica di manutenzione e posizionato nella parte inferiore destra della stampante.
Il consiglio, pertanto, è quello di raggruppare le stampe da produrre su carta fotografica o su carta matt ed evitare cicli di cambio inchiostro troppo frequenti.
Il passaggio da nero foto a nero matt richiede circa 2 minuti e mezzo, mentre il passaggio opposto è sensibilmente più lento.
Il cambio dell’inchiostro nero non è l’unica accortezza che la stampante ci richiede per poter utilizzare il nostro cartoncino artistico.
Come indicato sul vassoio carta principale, i cartoncini fine art richiedono un diverso caricamento.
Nulla di preoccupante: basta ancora una volta seguire le indicazioni passo passo fornite, questa volta, dal display della P-800 per imparare a caricare i nostri primi fogli di Pura Velvet.
Rispetto ai modelli precedenti, il caricamento dei supporti spessi è stato riprogettato, ed avviene ora direttamente dal fronte della stampante. Non è più necessario montare guide aggiuntive, ma basta aprire uno scivolo posteriore che accoglierà la carta una volta caricata. Il tutto a vantaggio della semplicità di utilizzo e della riduzione degli ingombri sul retro
Dopo aver stampato le chart procediamo con la loro lettura. Il software analizzerà i numerosi colori stampati sulle nostre pagine, creando un file in grado di descrivere il comportamento cromatico della P-800 unitamente al cartoncino Breathing Color. Numerose sono le opzioni che consentono, ad un utilizzatore esperto, di ottimizzare il profilo, ma ci limitiamo a proseguire con i valori di default.
Una volta creato, il profilo viene salvato nell’apposita cartella del sistema operativo per renderlo disponibile alle applicazioni in grado di utilizzarlo, tipicamente Photoshop e Lightroom.
Contrariamente a quanto si possa pensare, il primo vantaggio del disporre del profilo ICC di una carta non è tanto quello di poter stampare meglio, quanto di poter vedere in anteprima il risultato che otterremo in stampa. Su un monitor di buona qualità che sia stato precedentemente calibrato, infatti, potremo fare ricorso alla funzione di Photoshop chiamata “softproofing”, traducibile con “prova colore a monitor”.
Tale funzione è accessibile dal menù Visualizza> Imposta prova> Personale. Selezionando nel menù a tendina “dispositivo da simulare” il profilo ICC di stampante e carta che andremo ad utilizzare, Photoshop ci consentirà di previsualizzare una simulazione del risultato che otterremo. Ricordandoci di attivare la casella “anteprima” e modificando la selezione dell’intento di rendering nel relativo menù, potremo valutare quello più adatto da impiegare in fase di stampa. Dei quattro intenti di rendering che troviamo nel menù, quelli utilizzati da noi fotografi sono solitamente due: il colorimetrico relativo ed il percettivo (o fotografico). Senza troppo addentrarci nei meandri della gestione colore, ricordiamo che essi entrano in gioco ogni qualvolta l’immagine che desideriamo stampare contenga più colori di quanti la stampante possa riprodurne. L’intento di rendering colorimetrico relativo dà prevalenza al mantenimento della corrispondenza dei colori, mentre il percettivo dà priorità al rapporto fra i vari colori presenti nell’immagine, garantendo sfumature e passaggi tonali magari meno fedeli da un punto di vista cromatico, ma più piacevoli. Una volta stabilito con un giudizio visivo e per mezzo della funzione di softproofing l’intento di rendering più adatto da utilizzare per l’immagine che desideriamo mandare in stampa, possiamo finalmente procedere ed utilizzare il nostro profilo anche per la stampa.
Nella finestra di stampa di Photoshop selezioneremo innanzitutto “gestione colore effettuata da Photoshop” nel menù “trattamento del colore”. Dopodiché troveremo due altri campi di selezione oramai noti: quello del profilo stampante e quello dell’intento di rendering. Anche se alcuni sistemi operativi lo fanno in automatico, non dimentichiamo di verificare che anche all’interno del driver stampante la gestione del colore sia stata disattivata. Deve infatti essere sempre e solo una alla volta l’applicazione che se ne fa carico, ed in questo caso abbiamo deciso che debba essere Photoshop.
Ancora pochi tocchi ed ecco che la nostra P-800 produce la sua prima stampa A3+. Interessante segnalare la possibilità di stampare “borderless”, al vivo, anche su cartoncino fine art: caratteristica, questa, non comune a molte stampanti.
Per realizzare la stampa A3+ alla massima risoluzione, 2880dpi, la P800 impiega 18 minuti. Il tempo di stampa si dimezza impostando la risoluzione a 1440dpi, che peraltro non sembra influire sulla qualità in modo apprezzabile.
Se non fosse per la marcata texture della Pura Velvet, il risultato potrebbe farci dubitare che sia stata impiegata un cartoncino fine art: la saturazione del blu di mare e cielo, il verde della vegetazione, così come la leggibilità delle delicate sfumature nelle nubi sono decisamente inaspettati per una carta di questo tipo.