La cellula esposimetrica è presente sia nelle fotocamere compatte con mirino separato (o galileiano) che nelle comuni reflex 35mm. Nel primo caso, il dispositivo di lettura è posto all'esterno dell'apparecchio, a lato dell'obiettivo.
Anche se il sistema è sufficientemente attendibile nelle situazioni di ripresa più comuni, in alcune condizioni può fornire indicazioni errate. A differenza delle compatte, le reflex dispongono di un sistema esposimetrico TTL (abbreviazione di Trough The Lens, ossia, dall'inglese "attraverso l'obiettivo"). In questo caso la lettura della luce è molto più attendibile perché la cellula di lettura si trova dietro il gruppo ottico dell'obiettivo, internamente alla fotocamera, e tiene quindi conto dell'assorbimento di eventuali filtri posti dinanzi alla lente frontale.
L'esposimetro
I diversi sistemi di misurazione
• Semi spot: L'esposimetro legge la luce su tutto il campo inquadrato dando molto più "peso" alla zona centrale del fotogramma (ossia eseguendo una media ponderata) rispetto ai bordi. È il sistema più comune nelle fotocamere tradizionali e fornisce letture precise nella maggioranza delle situazioni.
• Spot: In questo tipo di misurazione, lo strumento esegue la lettura solo nella zona centrale dell'inquadratura, in un area molto ristretta (Spot, in inglese, significa "punto"). È un sistema molto preciso anche se deve essere usato con una certa pratica e consapevolezza in special modo quando nel campo ripreso dall'obiettivo sono compresi due o più soggetti illuminati con intensità differenti.
• Sistema Matrix: Nelle attuali fotocamere le comuni modalità di lettura sono esposimetrica state affiancate dalle cosiddette rilevazioni a zone, tipo il Matrix. In questo caso il campo inquadrato viene suddiviso in tanti settori o zone di lettura e l'esposimetro rileva l'intensità della luce in ognuno di essi. Le diverse letture sono poi confrontate con una serie di situazioni memorizzate dal produttore nei circuiti della fotocamera. In base all'analisi risultante viene selezionata la corretta coppia tempo/diaframma.
Il sistema esposimetrico delle moderne fotocamere Nikon è normalmente basato sulla misurazione Matrix. Essa fornisce la corretta esposizione elaborando le informazioni rilevate tramite un sensore che legge la luce in diversi settori del campo inquadrato. Con gli obiettivi di tipo D si attiva automaticamente la misurazione Matrix 3D, che assicura un controllo ancora più accurato in quanto tiene conto oltre che della luminosità e del contrasto della scena anche della distanza del soggetto dalla pellicola. Tutti i sistemi descritti funzionano piuttosto bene nella maggioranza delle situazioni ma non sono indicati quando il fotografo desidera intervenire creativamente sull'esposizione. La lettura a zone, infatti, ti permette di esporre in modo soddisfacente un soggetto posto al centro del fotogramma (e, in certi casi anche in controluce), ma se l'effetto voluto è una fotografia molto scura, diciamo con un effetto di silhouette, dovrai passare ad un altro tipo di lettura, oppure intervenire su un apposito correttore di esposizione. Anche nel caso di soggetti chiari su fondo molto scuro (caso opposto al controluce) l'esposimetro può fornire indicazioni poco attendibili portando ad una sovraesposizione. Per eliminare l'inconveniente, impiegando una fotocamera manuale, dovrai impostare un tempo più veloce o un diaframma più chiuso di quello consigliato dall'esposimetro, mentre con le automatiche dovrai agire sul comando di compensazione sottoesponendo di 1/2 o, addirittura, di 1 stop. Anche con i sistemi Matrix, come accennato, puoi correggere l'esposizione automatica operando tramite specifici comandi differenti a seconda del modello di fotocamera impiegato. |
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