Da quattordici anni a Palestrina, in provincia di Roma, si tiene un festival (ideato e organizzato dall’Associazione culturale Lupus In Fabula) interamente dedicato al viaggio. Letterario soprattutto (per opere edite e inedite), ma da tre anni anche fotografico grazie al concorso Click in viaggio che premia la migliore immagine dedicata al viaggio. Quest’anno ha vinto Giuseppe Fiasconaro, giovane fotografo palermitano, con un’immagine scattata a Lampedusa. Al vincitore, Sguardi ha chiesto di raccontare com’è nato quel reportage. Le due photogallery presentano una selezione dei finalisti delle tre edizioni, la prima, e del reportage da Lampedusa di Giuseppe Fiasconaro, la seconda.
© Gianluca Tullio (vincitore 2010)
«Raggiungere Lampedusa non è stato facile, il cattivo tempo mi ha tenuto bloccato prima a Porto Empedocle e poi all'aeroporto di Palermo. Penso: se io sto avendo delle difficoltà per potere raggiungere l'isola con i mezzi da trasporto ufficiali, cosa staranno passando tutte quelle persone che tentano di arrivare con i loro mezzi di fortuna? Comunque le condizioni meteo migliorano, l'aereo può partire. Lampedusa si mostra assolata e cocente ma la sera la temperatura scende e il freddo si avverte. Gli sbarchi sono per ora fermi ma riprenderanno presto. La vita trascorre normalmente sull'isola, i lampedusani non sono impressionati dagli sbarchi, questa è una terra di confine ci sono sempre stati e sempre ci saranno, quello che li preoccupa è la guerra che se non cesserà farà continuare a scappare i popoli del Nord Africa e così l'inclinazione turistica dell'isola si perde e l'estate tanto attesa per poter affrontare l'inverno non darà i suoi frutti.
© Giuseppe Fiasconaro, Lampedusa
Girando per il porto vedo i resti dei barconi che sono finora giunti sull'isola, le motovedette sono ferme e a bordo si portano avanti giornalmente le operazioni di manutenzione. Parlando con i pescatori mi dicono che solitamente gli sbarchi avvengono al molo commerciale, poi da lì dopo un primo soccorso vengono contati e portati nel c.p.a. con gli autobus. Mi dicono che una volta iniziate le operazioni di sbarco è difficile che ti lascino entrare al molo, così decido di piazzarmi lì e aspettare: uno, due giorni, ma niente, non si muove nulla c'è una calma irreale.
© Giuseppe Fiasconaro, Lampedusa
Sono le sette di sera e passeggio per il corso centrale dopo aver preso un caffè. Mi trovo a parlare con dei signori del più e del meno, discorsi da caffè appunto, ma una domanda cancella quella atmosfera di leggerezza che mi stava quasi avvolgendo e mi riporta alla realtà del luogo: perché sei qui? Così dico loro che sono un fotografo, presuntuoso forse; loro fanno invece parte di una troupe televisiva lì già da quattro mesi. Mi prendono in simpatia e faccio loro da assistente e mi danno tutte le dritte sul come e quando muovermi; sono stati dei compagni di viaggio stupendi!
La pioggia e il vento hanno lasciato l'isola, il mare non ruggisce più, è calmo, solo una brezza fresca attenua il sole che è tornato a picchiare. Ora le motovedette delle forze dell'ordine riprendono il largo e superano l'orizzonte, vanno a soccorrere i bersagli: così sono chiamati i gusci di noce stracolmi di persone al primo avvistamento radar. Comincia l'attesa sul molo commerciale, passano le ore e la luce inizia ad affievolirsi. Si intravede qualcosa all'orizzonte, da questo momento il molo inizia ad animarsi: la Croce Rossa prepara le barelle, le coperte e l'acqua per il primo soccorso, le forze dell'ordine organizzano il cordone per consentire le operazioni di attracco e di sbarco.
© Giuseppe Fiasconaro, Lampedusa
Non tutto fila liscio però, il barcone della speranza rompe il timone poco prima dell'ingresso nel porto e si dirige contro gli scogli; le motovedette sono costrette a intervenire con le cime; sono momenti delicati, il rischio che il barcone si capovolga è altissimo, basta che qualcuno si muova e babordo e tribordo sfiorano l'acqua. Quando le ultime cime fermano il barcone alla banchina, gli sguardi impauriti lasciano il posto a sorrisi commossi di chi in qualche modo è riuscito a salvarsi la vita già due volte prima in patria poi in mare.
Da un barcone di appena 25 metri scendono 674 persone, sono stipati come sardine fin dentro la sentina, è inimmaginabile pensare che quell'imbarcazione sia riuscita a fare tutte quelle miglia in quelle condizioni. Li fanno scendere uno alla volta, e il loro sguardo incontra il tuo ogni volta che un piede tocca terra, in quei brevi attimi ti hanno raccontato chi sono e da cosa sono passati prima di arrivare a Lampedusa. Sono sguardi di passaggio, libri di sangue che si raccontano.
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© Giuseppe Fiasconaro, Lampedusa |
© Giuseppe Fiasconaro, Lampedusa |
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