La figura nera aspetta il bianco, Mario Giacomelli, Forma
A Milano, dal 16 gennaio al 22 marzo, Forma Centro Internazionale di Fotografia, La figura nera aspetta il bianco, una grande mostra antologica della fotografia di Mario Giacomelli, un viaggio nella sua arte, nella sua intima e profonda poesia, nel suo furore creativo. La mostra, a cura di Alessandra Mauro e prodotta da Forma in stretta collaborazione con la famiglia e l'archivio Giacomelli di Senigallia, presenta oltre 200 tra le sue fotografie più importanti, tutte in formato originale, stampe vintage e autografate dall'autore. L'esposizione presenta molte delle celebri serie del grande fotografo, il più importante e innovativo che l'Italia abbia mai avuto. Dalle prime fotografie, scattate sulla spiaggia di Senigallia nel 1953, alle serie dedicate all'Ospizio (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi), ai pretini in festa nel seminario della città (Io non ho mani che mi carezzino il volto), a Lourdes, alle atmosfere fuori dal tempo di Scanno, ai contadini de La buona terra, alla storia quasi cinematografica di Un uomo, una donna, un amore; senza trascurare le serie dedicate alle grandi poesie che affascinavano con il loro ritmo e la loro profondità Giacomelli (A Silvia, Io sono Nessuno, Ritorno …). Non mancano in mostra anche le straordinarie immagini del paesaggio marchigiano, che per tutta la vita Giacomelli non si è mai stancato di fotografare, di riprendere e di sorprendere, ed alcune tra le sue immagini più materiche, dove la tensione tra le figure nere e il bianco di fondo si fa attesa drammatica, corposa, lirica. Per la prima volta, poi, saranno presentate alcune serie inedite (Così come la morte, Ritorno, Territorio del Linguaggio, il volo lento delle farfalle), che testimoniano il lavoro incessante di un grande inventore di immagini. La mostra di Forma, anteprima di un tour internazionale, diventa così l'occasione per conoscere e apprezzare l'eccezionale realismo magico di Mario Giacomelli. Nato a Senigallia nel 1925, Giacomelli inizia a lavorare a 13 anni in una tipografia. Nel 1952 compra una macchina fotografica e scatta la sua prima immagine, "L'approdo". Da allora, fotografo non professionista per scelta, si dedica alla creazione delle sue intense serie fotografiche: la vita d'ospizio, i paesaggi, Scanno, il mondo contadino. Nel 1953 entra a far parte del gruppo fotografico Misa e nel 1956 de La Bussola. Dal 1955 viene celebrato dall'allora direttore della fotografia del MoMa di New York John Szarkowski e comincia a ottenere riconoscimenti e a esporre in Italia e all'estero. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Muore a Senigallia nel 2000.
Polesine, Gianni Berengo Gardin.
Istituto Superiore per la Storia della Fotografia
Le fotografie di Gianni Berengo Gardin raccolte in questo volume dall'Istituto Superiore per la Storia della Fotografia (23,1 x 30,6 cm, 144 pp., 100 ill. in tricromia con vernice, con testi di Paolo Morello, euro 75) offrono alla memoria storica un'immagine del Polesine che sembra affondare nella notte dei tempi. Eppure, sono state eseguite meno di quarant'anni fa. Soltanto i più anziani hanno un ricordo diretto dei ponti di barche, dei traghetti sul fiume, dei mulini a pale, raffigurati in queste fotografie. Per molti altri, tutto questo appartiene soltanto all'universo del sentito dire, non ad una esperienza vissuta in prima persona. La dolcezza degli argini, la tranquilla vita del fiume, appartengono alla più intima storia del Veneto. Riconquistare la poesia di quei giorni, riconciliare gli improrogabili progetti di sviluppo economico e industriale con la terra dei padri, con i fiumi è il messaggio che l'opera di Berengo Gardin ci consegna. |
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Storia della fotografia, Electa
Electa pubblica Storia della fotografia, dalle origini ai nostri giorni, di André Gunthert e Michel Poivert (pp. 620, ill. 570, euro 100). Un aggiornato compendio storico, dalle prime sperimentazioni fino alle creazioni contemporanee, da Nièpce e Daguerre a Martin Parr, dai maestri francesi del XIX secolo a Nadar, da Alfred Stieglitz a Leni Riefensthal fino a Man Ray, Cartier-Bresson, Elliot Erwitt, Bruce Nauman, Mapplethorpe, Cindy Sherman. Fin dai suoi esordi - risale al 1839 lo sviluppo in camera oscura della prima immagine messa a punto da Daguerre - la fotografia ha accompagnato l'avvento della modernità confrontandosi via via con il bisogno di documentare la realtà da diverse sfaccettature e con le esigenze della nascente cultura borghese. Nel corso del Novecento la fotografia ha assunto nuovi ruoli, primo tra tutti quello di mezzo di comunicazione per veicolare informazioni, messaggi sociali e politici, fino a diventare protagonista assoluta della comunicazione visiva che domina la società dei consumi. Oggi la fotografia è un mezzo di espressione artistica, con il quale si cimentano molti protagonisti della scena internazionale. Per tracciare una storia della fotografia capace di comporre tante storie e individui, si è preferito un approccio tematico rispetto al tradizionale approccio cronologico: la nascita del dagherrotipo, la fotografia dilettantistica, l'osservazione scientifica, la fotografia vittoriana, la ritrattistica, il reportage di viaggio, il linguaggio sperimentale delle avanguardie del Novecento, la fotografia di informazione e il rapporto con la stampa. Grandi assi interpretativi, vere e proprie narrazioni che permettono di attraversare il tempo, ciascuna a suo modo.
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