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Fotografi di scena
Film in uno scatto

Fermare il movimento della macchina da presa e trasferire lo scorrere delle immagini, di storie e personaggi nell'immobilità della carta. Questo è il difficile compito dei fotografi di scena che sono chiamati a raccontare l'anima di un film attraverso sequenze "senza movimento". L'affascinante storia della fotografia di scena - e del cinema italiano - è illustrata nella mostra "Fotografi di scena. L'occhio INdiscreto del cinema italiano", ospitata dal Museo di Roma in Trastevere fino all'1 aprile. L'esposizione presenta circa 90 immagini in bianco e nero e a colori di 15 fotografi di scena che fanno parte dell'Associazione Italiana Fotografi di Scena, in un interessante confronto fra tre generazioni di fotografi professionisti.

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Film LE VIE DEL SIGNORE SONO FINITE
Fotografo di scena MARIO TURSI
Regia Massimo Troisi, Prod. Esterno Mediterraneo, 1987

Un ruolo, quello del fotografo di scena, spesso trascurato nonostante il suo sguardo abbia sempre accompagnato la storia del cinema italiano. Uno sguardo puntato sul set ma lontano dalle luci della ribalta, occhi in grado di guardare dove anche altri guardano ma con una propria, particolarissima autonomia, lontano dall'essere una semplice riproduzione di ciò che il direttore della fotografia ha illuminato, il regista deciso, gli attori rappresentato. Il fotografo di scena, infatti, compie scelte indipendenti rispetto al resto della troupe, scegliendo tempi, inquadrature e tecniche proprie. Diventa, così, il primo interprete di un'opera e con il suo guardare discreto rivela le storie nascoste dietro i film e dietro i volti degli attori che gli confidano emozioni, contrasti, disagi, amori. Le sue fotografie testimoniano l'intera storia di un film, registrando la complessità del suo nascere, del suo divenire e del suo tradursi in opera finita. Ma il valore di una foto di scena non è dato solo dalla sua portata creativa e dalla sua capacità di documentare la preziosa storia di un film. Una foto di scena ha soprattutto un forte valore commerciale perché è il primo contatto del film con l'esterno, il primo tramite per costruire il lancio pubblicitario, i manifesti e la visibilità sui giornali di tutto il mondo. Un mezzo indispensabile per favorire la visibilità delle produzioni cinematografiche e degli attori, in grado di tenere viva l'attenzione di un vasto pubblico con le sue immagini fisse, sempre presenti.

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Film L’INTERVISTA
Fotografo di scena EMILIO LARI
Regia Federico Fellini, Prod. Academy Pictures, 1987

In questo gioco-confronto generazionale, aprono la mostra le immagini della prima generazione di cui fanno parte i professionisti nati fino ai primi anni '40. Mario Tursi, fotografo prediletto da Visconti, che ha lavorato su importanti set italiani (Petri, Pasolini, Troisi, tra gli altri) e internazionali (Polanski, Annaud fino al recentissimo "Gangs of New York" di Scorsese). Sergio Strizzi, fotografo di importanza internazionale per cui è sufficiente ricordare le produzioni più recenti: l'acclamatissimo "La vita è bella" di Benigni e il sensuale "Malena" di Tornatore; quindi si passa ai lavori di Umberto Montiroli "occhio" fedele dei fratelli Taviani e di Moretti (con cui ha lavorato anche per il commovente "La stanza del figlio"); infine Emilio Lari, che fotografò i mitici film dei Beatles, la saga de "Il padrino" e "L'intervista" di Fellini.

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Film MATRIMONI
Fotografo di scena PHILIPPE ANTONELLO
Regia Cristina Comencini, Prod. Cattleya, Filmauro, Carrere TV, 1998

Alla generazione centrale appartengono i fotografi nati negli anni '40, tra i quali spicca il nome di Gianfranco Salis raffinato ritrattista delle grandi dive (suoi i ritratti di Laura Morante per Armani) e fotografo personale di Tinto Brass. Incontriamo Roberto Calabrò, eclettico allievo di Angelo Novi, che ha lavorato, tra gli altri, ai set di "Giù la testa" di Leone e de "Il piccolo diavolo" di Benigni; poi Giovanni Caramanico fotografo di scena per Bellocchio e Brusati; Romolo Eucalitto che ha firmato "Harem Suarè" e "Le Fate ignoranti" di Ozpetek, "Marrakech Express" di Salvatores e "Atame!" di Almodovar e, ancora, Adriano Giordanella e Bruno Rukauer.

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Film AL CENTRO DELL’AREA DI RIGORE
Fotografo di scena GIANNI CARAMANICO
Regia Orano Garbuglia, Prod. D.D.S. Cinemat, Sunday Film, 1996

Infine l'ultima generazione della fotografia di scena, con i nati negli anni '50 e '60: Angelo Raffaele Turetta (nel 2001 vincitore del World Press Photo, Sezione Arte) e fotografo di film come "I cento passi" e "La meglio gioventù" di Giordana e "L'ultimo bacio" di Muccino; Alberto Ludovico Dionisi fotografo di scena per Lizzani, De Sica e Neri Parenti; Fabio Lovino che ha all'attivo circa 30 film; Philippe Antonello che ha seguito "Pane e tulipani" e "Ieri" di Soldini e le regie di Ciprì e Maresco; infine Claudio Iannone che ha firmato l'ultimo film di Francesca Archibugi "Renzo e Lucia".

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Film LA VITA E’ BELLA
Fotografo di scena SERGIO STRIZZI
Regia Roberto Benigni, Prod. Melampo Cinematografica, 1998


Immagini diverse per stili, sensibilità e tecniche che testimoniano quanto la foto di scena abbia saputo adattarsi ai cambiamenti del mondo cinematografico, ai suoi ritmi di lavoro sempre più frenetici, alle trasformazioni introdotte dai nuovi mezzi tecnici (scatti più veloci, riprese in digitale) pur mantenendo le sue peculiarità: fermare l'attimo ed enfatizzarlo per restituire sulla carta il senso di un'opera.

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Film MONELLA
Fotografo di scena GIANFRANCO SALIS
Regia Tinto Brass, Prod. California Film, 1997

Fino all'1 aprile il Museo di Roma in Trastevere ospita anche "Roberto Rossellini. Arte e scienza dell'Umanesimo", un viaggio ideale tra l'opera di Rossellini e quella dei grandi umanisti suoi maestri e ispiratori, progetto-esposizione (che nel mese di maggio sarà al Museo del Cinema di Torino) con cui si conclude il primo anno di celebrazioni del Centenario della nascita del grande regista.

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Roberto Rossellini sul set del film televisivo "Cartesius"?foto Gianni Assenza, 1972

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