"La ricerca di un ordine guida l'occhio verso le linee, i contrasti netti, le sensazioni geometriche. È l'occhio ingenuo di chi guarda dall'altro lato della strada. Che non scappa a nascondersi per spiare, ma non corre neanche a sporcarsi. È un vasto paesaggio percorso in solitudine, con l'animo intenso di chi s'innamora delle cose, perché ne immagina le storie, senza troppo domandarsi quali esse siano o siano state davvero.
Le immagini di Andrea Ruggeri trasudano una suggestione verso la purezza. Quella degli eventi non ancora accaduti, che hanno il sapore di una conclusione lontana, e mai decisa. Nei ritratti invece la luce degli sguardi squarcia il velo della timidezza, rivelando il fragile tentativo di un avvicinamento, di un flebile parlare tra individui. L'obiettivo s'intrappola tra la carne delle persone, ne rimane affascinato e disarmato. Si aprono nuove visioni, immagini di caratteri e situazioni vissute da più vicino. Da dove il contatto con la vita ha inferto un colpo a quel peregrinare solitario. Ma neanche lì, dove l'esperienza intensa di un viaggio scopre i suoi odori, la sua fotografia cede al puro raccontare. Il suo occhio scova l'ordine, la chiarezza, la ragione. Un sistema in cui proteggersi.
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Brasile, Mato Grosso do Sul, riserva indigena di Dourados. Una guida spirituale Guaranì-Kaiowà
durante un rito. Alle spalle, i suoi figli giocano
sui rami di un albero. © Andrea Ruggeri
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Argentina, regione di Jujuy.
Alcuni cactus in una delle più aride regioni sudamericane.
© Andrea Ruggeri
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Brasile, Mato Grosso do Sul, territori occupati di Lagoa Rica. Giovani Guaranì giocano con archi e frecce.
© Andrea Rugger |
Alla morte di Giovanni Paolo II si scatena il delirio mediatico. È il gioco perverso dell'appropriazione di un evento inspiegabile: intimo a chi crede, ostile a chi non crede. Un evento di indicibile complessità, che paralizza per giorni la vita quotidiana delle persone tutte. Non ci si può sottarre.
"Davanti al dolore degli altri" le prospettive si moltiplicano. Ci si può spaventare, ci si può incontrare, si può scappare o inginocchiarsi. Si può godere o nausearsi. Anche qui, come una dichiarazione d'amore verso la propria fede, Andrea non azzarda alcuna interpretazione arbitraria. Accompagna silenzioso l'evento, cogliendone con discrezione poetica tutte le sfumature e riportandone, con lo sguardo appassionato di chi si mette in discussione, una cronaca emozionata.
Fedeli al Circo Massimo durante i funerali di Giovanni Paolo II.
© Andrea Ruggeri
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Nei paesaggi è un angolo incontaminato quello che di volta in volta l'obiettivo del fotografo traccia. Un luogo quasi del tutto immaginato, anche se sotto gli occhi di tutti. La presenza umana vi si affaccia come una presenza scomoda, come un insetto fastidioso che offusca la visuale. Insetto che minaccia costantemente la pace di quell'angolo, piccolo eterno testimone del tempo che scorre ma mai inghiotte.
Anche quando i temi affrontati sono socialmente faticosi, la discrezione rimane la cifra con cui si posa, seppure incessantemente, l'obiettivo di Andrea. Così i personaggi ritratti sono lontani da quello che lo circonda, hanno gli occhi sfuggenti di chi è altrove e sta pensando. Quando guardano in camera, lo fanno con l'aria un po' perplessa di chi è stato invitato a condividere quel limbo in cui sedeva. E non si fida subito della proposta ma l'accetta. E allora il dialogo che ne esce è un sussurrare delicato tra diverse solitudini".
[Valentina Casacchia, curatrice di eventi artistici e culturali]
Corviale, Roma. Lezioni di Boxe.
© Andrea Ruggeri
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Chi è
Andrea Ruggeri nasce a Roma nel 1980, e dopo gli studi classici si iscrive alla facoltà di filosofia.
Nel 2002 si avvicina alla fotografia e negli ultimi due anni collabora con riviste e agenzie nel campo musicale, televisivo e della ritrattistica, e con produzioni video attive nel reportage sociale.
Nel 2005 viaggia per quattro mesi attraverso il Sud America iniziando un lavoro sulle popolazioni indigene del sud del Brasile.
www.andrearuggeri.it