Consigli

Portfolio

Augusto Pieroni

Portfolio! Costruzione e lettura delle sequenze fotografiche di Augusto Pieroni è un libro - utilissimo, profondo, pratico - appena pubblicato da Postcart (pp. 192, euro 25). Il portfolio è una sequenza di fotografie, sia essa un progetto coerente o una semplice raccolta. La cifra personale di ogni autore non si rivela solo nelle capacità tecniche e operative, ma nella concezione della propria sequenza, nella scelta delle foto, nella loro disposizione, nell’allestimento del lavoro e nelle testualità che lo circondano. Creare le sequenze fotografiche e leggerle, sono esperienze e abilità basilari sia per i professionisti che per gli appassionati. Portfolio! è un libro che illustra e sostiene tanto l’operatività quanto la riflessione, mettendo in luce tutte le variabili pratiche e creative di questa affascinante strumentazione. Il libro è diviso in due sezioni: nella prima l’autore affronta singolarmente tutti gli aspetti costitutivi valutativi di un portfolio; nella seconda sezione è raccolta una serie di approfondimenti: da letture portfolio di crescente complessità, all’analisi di testi o situazioni fondamentali per orientare le scelte funzionali ed espressive. Con sette casi di studio finali.
 


Portfolio! Costruzione e lettura delle sequenze fotografiche di Augusto Pieroni
Postcard
 

«Si dice, impropriamente», argomenta Pieroni, «che una fotografia vale mille parole; se è così, allora un portfolio vale come un romanzo, o una poesia, tanta è la ricchezza espressiva comunicativa di una sequenza fotografica, e tanto ampio lo spettro di interpretazioni che può attivare. Un portfolio è, in soldoni, una sequenza fotografica coerente, autosufficiente dal punto di vista comunicativo, formale, narrativo: autoriale. Serve a presentare al meglio le abilità, le competenze, gli interessi specifici o la creatività del proprio autore. […] Un tempo, all’evolversi del cinema novecentesco col montaggio e con le avanguardie, si affiancò la crescita della sequenza fotografica, poi definita photo-story (seguendo la prassi del fotogiornalismo all’americana) o réportage (secondo la fotografia umanistica alla francese), e da noi fotocronaca. La ricchezza della sequenza fotografica, sia foto per foto che nella loro sintassi, è arrivata fino a noi nell’idea di portfolio e di progetto fotografico.
 


© Gabriele Mercadante
 

La variabile della creatività è ancora oggi alquanto enigmatica e perciò non la considereremo vincolante. Chi è creativo spesso manca di strumenti di analisi e spesso è vero il contrario. Diciamo che ci interessa il portfolio perché è la forma di presentazione nella quale ricade sia un progetto autoriale, sia una serie con finalità professionali. E palla al centro. Ogni volta che si parla di costruzione del portfolio si fanno ricchi discorsi sulla progettualità, il flusso narrativo, la selezione e così via, ma si finisce sempre a dire che tutto è possibile purché si sappiano vedere le foto di cui si dispone. All’opposto, quando si discute sull’analisi delle immagini fotografiche, resta nel vago come si costruisca un testo fotografico dotato di senso. L’analisi critica della fotografia e la costruzione della sequenza, insomma, sono le due metà di un complesso edificio di azione e di pensiero».
 


© Luca Moretti
 

Di seguito, e in sintesi, alcuni elementi principali contenuti nei primi capitoli: «L’atto del vedere e dell’interpretare i testi visivi è estremamente sofisticato, realizzato com’è dal sistema occhi-cervello-corpo. Questo sistema coglierà l’articolazione delle configurazioni, anche di quelle involontarie; l’autore è colui che compie consapevolmente la maggior parte delle scelte - incluse quelle non razionali - e che traduce in linguaggio (capacità o intenzione espressiva e comunicativa) quella che per molti è sola operatività. L’ordine in cui sono sistemate le parti di un discorso visivo costruisce il senso di quel testo. Esempi ne sono i vari momenti di cui è composto un film, o un concerto, perfino un viaggio. Un portfolio è un contenitore, ma per estensione è il lavoro in esso contenuto che mostra esempi delle capacità di un autore: abilità tecniche, argomentazioni, sapienza nella scelta e nella sequenzializzazione, autocomprensione, originalità etc.
 


© Angelina Chavez
 

Le letture di portfolio sono eventi pubblici utili all’autore per guardare al proprio lavoro con altri occhi. Bisogna comporre il portfolio adeguatamente alla circostanza, capendo a chi lo si fa vedere e per quale finalità. Vi sono letture:
 didattiche, connesse allo svolgimento di corsi e workshop, i lavori sono correlati alle attività formative;
 autoriali, letture organizzate a rinforzo di rassegne ed eventi fotografici, spesso sono in palio premi, esposizioni e segnalazioni; professionali, letture che valutano la qualità del portfolio in vista di un lavoro, una qualifica professionale o una certificazione, a diverse certificazioni corrispondono diversi livelli di qualità.
 


© Maurizio Cogliandro
 

La difficoltà delle letture sta nell’imprevedibile incontro tra autore-portfolio-lettore. Si può sbagliare la categoria a cui corrisponde il proprio lavoro; si può sbagliare il lettore cui sottoporlo; si può sbagliare l’atteggiamento con cui ci si propone. Infatti tre sono i tipi caratteriali che si mescolano nell’approccio alla lettura del proprio portfolio: curioso, vuole sapere come si vede il proprio lavoro dal di fuori, cerca di portarsi via degli indizi per migliorare; narcisista, cerca una conferma di ciò che pensa di sé e del proprio operato, cerca di portarsi via dei complimenti; carrierista, partecipa alla lettura come a una tappa della sua affermazione settoriale, cerca di portarsi via una segnalazione ufficiale.
 


© Vinicio Drappo
 

Le qualità di un portfolio vengono valutate in molti modi sottilmente differenti, ma molto simili. Tra questi, ad esempio, la Royal Photographic Society valuta:
Seeing, lo sguardo fotografico;
Taking, l’abilità tecnico-pratica; Making, l’esecuzione materiale;
Presenting, costruzione fisica e presentazione concettuale.
Anche l’autore di questo libro dà attenzione prioritaria ad analoghe qualità e, in particolare, considera fondamentali: efficacia delle decisionistilistiche, tecniche, di trattamento;
concezione etematizzazione esplicite e implicite; assortimento,coerenza econsistenza della selezione; articolazione eandamento della sequenza; personalitànell’accogliere e trasformare cliché, modelli, regole e infrazioni.
 


© Niccolò Vonci
 

Un portfolio deve avere un buon motivo per essere guardato due volte. Profondità non vuol dire oscurità; la semplicitànon è per forza banale. E viceversa. Un portfolio può essere originale interessante, ma anche entrambe le cose. Il portfolio che contenga un progetto può crescere attraverso: la pianificazione;
 la ricerca e lo sviluppo;
 l’identificazione dei mezzi più idonei; la compilazione; 
feedback ripensamenti;
 la vita reale del lavoro.
 Alla sequenza fa bene sviluppare idee visive, più che verbali.
 È fondamentale la coerenza interna di un portfolio. Perciò si deve mettere a fuoco l’idea di fondo. Questa idea può nascere da preoccupazioni di natura: tematica;
 operativa;
 stilistica. L’idea di fondo può anche diventar chiara col farsi del lavoro, e non essere il motivo per cui si è iniziato a lavorare. Pensarci ci vivifica, diventa il motivo di esistenza del lavoro, il fulcro di appropriatezza attorno al quale compiremo tutte le scelte che daranno forma e senso al portfolio. La sequenza deve creare un circuito esperienziale (emotivo e cognitivo) mediante tutti gli elementi a disposizione dell’autore.
 


© Angelina Chavez
 

Qualche termine da chiarire per poterlo usare più consapevolmente: la concezione è focalizzazione dell’idea di fondo;
 la concettualità è il lavoro di riflessione che ne accompagna la crescita;
 il concettualismo è una tendenza dell’arte contemporanea. 
L’autore deve trovare la propria voce, ovvero il proprio stile, il proprio campo tematico, le proprie ossessioni. 
All’autore è richiesto anche di saper capire da quale punto di vista intende articolare il proprio discorso; se di tipo: oggettivo;
 soggettivo;
 coinvolto. È bene che l’autore sappia anche capire dove si trova il suo lavoro rispetto alla storia e rispetto al suo stesso campo nella contemporaneità. Il portfolio può avere: coerenza stilistica;
 coerenza narrativacoerenza emozionale.
 Per definire la sua posizione il portfolio può appoggiarsi a un genere o metterne in cortocircuito più d’uno.
 Ogni fotografia propone dei soggetti. Questi, contestualmente, declinano un argomento. Nel lavoro risuonano vari temi generali, sia definiti dall’autore che identificati dai lettori. Ognuno di questi livelli deve essere praticato consapevolmente.
 


© Vinicio Drappo
 

Cose da provare. Prese, senza sceglierle, 50-100 vostre fotografie in ordine sparso: tentare di separare i soggetti simili dagli argomenti simili; tentare di capire quali siano i temi generali che non sapevate di stare trattando; valutare quante di esse siano semplici e quante siano banali; quante non siano entrambe le cose; valutare quali siano i punti di vista e i modi di visualizzazione ricorrenti; valutare l’incidenza del fattore C (casualità) e quante volte ci si è serviti di esso o lo si è accettato passivamente; valutare quali siano i motivi di esistenza delle singole foto; considerare se collimino o meno con una o più idee di fondo comuni.
 


© Maurizio Cogliandro
 

Cose da provare. Data una massa di circa 40-50 foto: identificare i pezzi forti e quelli fuori serie; confrontare con le scelte di altre persone; raggruppare pezzi che abbiano somiglianze di tema / di visione / di composizione / di mood; distinguere due gruppi di immagini che denotino tonalità emotive opposte; selezionare 4 pilastri, e poi scegliere differenti tramezzi per creare un gruppo da max 8, una serie da max 12 e una sequenza da max 20; scegliere 10 foto e aggiungere altri 4-5 elementi usando oggetti, immagini o scritture trovate, coerenti con l’idea base; dividere a caso la massa in due metà uguali e trarre una sequenza ragionevole da ognuna delle due metà; obbligarsi a scegliere un numero di orizzontali proporzionale a quello dei verticali (doppio, uguale, metà etc.).
 


© Niccolò Vonci

 

Chi è

Augusto Pieroni (Roma, 1966). Storico e critico delle arti fotografiche contemporanee. Da oltre vent’anni docente di storia e critica della fotografia e di discipline creative, già all’Università di Roma-Sapienza e della Tuscia, presso la Scuola Romana di Fotografia, Officine Fotografiche, IED - Moda e RUFA. Curatore e saggista, tra i suoi libri, oltre a Leggere la fotografia (2° ed. 2006): Arti fotografiche del ‘900 (2010); Fotografia (2002), Fototensioni (1999). Come giornalista ha scritto per Aperture (New York), HotShoe (London), Eyemazing (Amsterdam), Muse (Milan), Around Photography (Bologna), FotoCult (Roma).

Per saperne di più:
- www.augustopieroni.com

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