Le due fasi della calibrazione monitor
La calibrazione del monitor avviene in due fasi: la prima, anche nota come precalibrazione, consiste nel regolare i comandi del monitor stesso – rotelline od On-Screen-Display che siano – fino ad avvicinarsi il più possibile ai valori che abbiamo scelto come target di calibrazione; la seconda consiste nel modificare i valori che vengono inviati al monitor dalla scheda video, intervenendo sulla Look-Up-Table di quest'ultima. Più ci si è avvicinati ai parametri con la precalibrazione del monitor, meno si dovrà intervenire nella LUT della scheda grafica, maggiore sarà lo spazio colore riproducibile da nostro monitor. Il perché è presto spiegato: i tre canali RGB in uscita dalla nostra scheda grafica possono assumere 256 diversi valori l'uno, consentendoci una visualizzazione di 256x256x256=16.777.216 diversi colori.
Ammettiamo di dover compensare nella LUT un eccesso di rosso del nostro monitor, abbassandone di una decina di unità il relativo valore: 246x256x256=16.121.856 Ecco che abbiamo già perso la possibilità di visualizzare circa 650.000 colori. Se consideriamo poi che tale correzione può avvenire, in diversi punti della curva, anche per gli altri canali, capiamo come una calibrazione effettuata solamente nella LUT possa influenzare la capacità di riproduzione dei colori da parte di un monitor. Esistono a tal proposito dei monitor di fascia medio-alta che incorporano una LUT di calibrazione che lavora con profondità colore maggiori: 12 o 14 bit. Con tali monitor la scheda grafica del computer lavora al meglio, fornendo tutti i 16,7 milioni di colori, e la calibrazione avviene nella LUT del monitor dove, disponendo di un maggior numero di valori su cui operare, riuscirà ad ottenere un ampio spazio colore e perfette sfumature.
Le operazioni di calibrazione monitor sin qui descritte si possono effettuare in modo visivo, con utility più o meno gratuite, quali l'Adobe Gamma installato da Photoshop, od in modo strumentale, con sistemi "hardware più software". Se, in tempi passati, il costo delle soluzioni di calibrazione strumentale era un forte deterrente e la scelta della calibrazione visiva rappresentava quasi una strada obbligata, grazie all'attuale offerta di sonde di calibrazione a costi contenuti, non è più così.
Non dimentichiamo che le varie utility di calibrazione visiva si basano su di uno strumento che non può essere né oggettivo né, soprattutto, costante: il nostro occhio. A tal proposito vi sarà già capitato di notare come la capacità visiva possa variare notevolmente dalla mattina alla sera, dopo una giornata di lavoro, o al variare delle condizioni ambientali. Inoltre tali applicativi non possono che "aggiustare" pochi punti delle curve di regolazione. Infine, non dimentichiamo che abbiamo sin qui parlato di calibrazione e dobbiamo ancora affrontare l'argomento "caratterizzazione", ovvero creazione di un profilo ICC. Questa è un'operazione che avviene inviando alla periferica numerosi valori noti e misurandone il conseguente risultato, per calcolarne il comportamento. È facile intuire come una tale operazione non possa aver luogo se non in modo strumentale!
Dalla teoria alla pratica
Ora che termini quali "punto di bianco", "caratterizzazione" e "valore di gamma" non hanno per voi più segreti, possiamo finalmente passare dalla teoria alla pratica, provando ad affrontare assieme la calibrazione, e conseguente profilatura, di un monitor con Spyder3Elite di Datacolor.
Grazie alla loro diffusione, frutto della semplicità d'uso e di un eccellente rapporto qualità/prezzo, i famosi "ragnetti" sono diventati l'icona stessa della calibrazione monitor giungendo alla terza generazione, sempre più performanti ed oggi anche con un occhio di riguardo all'estetica.
Unico strumento attualmente sul mercato basato su di una tecnologia a sette sensori, Spyder3 consente un'ottimale calibrazione anche dei monitor ad ampio spazio colore che si stanno affacciando sul mercato. Grazie all'ampia area di lettura è 4 volte più sensibile, consentendo una calibrazione in tempi estremamente brevi.