Riproduzione di foto antiche con Reflex DSLR e successivo restauro software

A cura di: Marco Diodato

In aggiunta alle tecniche di riproduzione fotografica, tratteremo i temi di rimozione trame supporto sfruttando la fisica delle micro ombre incrociate. Quindi restauro software di porzioni deteriorate, normalmente abbondanti su fotografie antiche.

 

Le fasi del restauro digitale La stima dei danni sull'originale
La riproduzione fotografica Note sulla realizzazione di riproduzione
Inizio della post produzione: unione dei diversi scatti La Trasformata di Fourier in Photoshop
Interventi manuali Effetti creativi: vignettatura, grana e sharpening di output

Questo eXperience prende in considerazione un aspetto del fotoritocco piuttosto richiesto ma solitamente non trattato sulle esigenze di restauro digitale di fotografie antiche. Prima di addentrarci nei temi esecutivi quindi nelle tecniche, analizzeremo i concetti che stanno alla base, così che ognuno possa personalizzare il percorso di miglioramento dell'immagine a seconda delle personali conoscenze e dell'originale che si deve sottoporre a riproduzione e restauro. Molto spesso il restauro viene considerato come qualcosa di estremamente difficile, e si tende ad accontentarsi di risultati generalmente mediocri, partendo dalla considerazione che l'originale è in pessime condizioni. In fondo, se così non fosse non si renderebbe necessario un restauro. Non accontentavi: nella maggior parte dei casi è possibile ottenere ottimi risultati. Seppur un restauro spesso sfoci in una qualche forma di interpretazione personale da parte di chi lo esegue, e si renda perciò necessaria una certa sensibilità fotografica, gli strumenti e le tecniche sono sempre più o meno gli stessi. Con questa pubblicazione cercheremo di rendere accessibili queste tecniche a chiunque si trovi, per svago o per professione, a restaurare una vecchia immagine attraverso Photoshop per il quale si rende necessaria una conoscenza di base.

Le fasi del restauro digitale

La prima operazione da effettuare tra le variabili delle diverse fasi di un restauro, è la stima dei danni da correggere e la conseguente strategia di restauro. Non tutte le immagini presentano gli stessi danni, (anche se questi possono essere raccolti in macro-categorie) di conseguenza non tutte le strategie di restauro sono uguali.

È importante decidere cosa sia più importante da correggere prima di iniziare, pena il dover probabilmente ricominciare da capo, con conseguente perdita di tempo. Nonostante questo articolo non possa essere esaustivo di tutte le situazioni in cui sia possibile trovarsi, cercheremo se non altro di evidenziare le situazioni più tipiche.
Una volta compresi i meccanismi principali sarà piuttosto semplice scovare un rimedio anche per le situazioni più complesse. La seconda operazione da effettuare è l'acquisizione dell'immagine da restaurare. In merito segnalo alcune tra le diverse precedenti pubblicazioni eXperience.
I temi trattati negli eXperience segnalati risultano di completamento a quanto tratteremo nei primi capitoli di questo documento. I principali strumenti che abbiamo a disposizione per riprodurre un originale o una stampa sono due: scanner e fotocamera. Tralasciamo il primo, chiunque ne possieda uno di buona qualità di solito lo conosce abbastanza bene per utilizzarlo correttamente. In ogni caso, gran parte delle tecniche riportate di seguito sono applicabili anche a immagini da acquisire tramite scanner.

Ingrandisci l'immagineL'unico consiglio che mi sento di dare è quello di non demandare allo scanner operazioni di “miglioramento“ delle immagini quali aumento del contrasto o della nitidezza percepita: il restauro non è quasi mai un'operazione rapida, perciò abbiamo qualche minuto di tempo in più per compiere queste operazioni da noi, in modo migliore di quanto possa fare un software automatizzato.
Chi non può accedere ad uno scanner di buon livello non si preoccupi; oltre all'attrezzatura fotografica già in possesso basterà un investimento di poche decine di euro per riprodurre i vostri originali. Per capire cosa serve e come utilizzarlo, riprenderemo il discorso già trattato negli eXperience segnalati sopra e lo amplieremo per le nostre esigenze. Una volta acquisita l‘immagine è il momento di iniziare il restauro vero e proprio, eliminando in ordine di importanza tutti i difetti prodotti dal tempo, dall'incuria o anche solo dalla tipologia del supporto di stampa. Una volta ottenuta un'immagine “corretta” sarà possibile effettuare operazioni di miglioramento, quali l'aggiunta di grana, cornici, vignettature, viraggi o altro. L'ultima operazione sarà la stampa, che di per sé meriterebbe un libro a parte. Tratteremo solo brevemente della corretta applicazione dello sharpening di output, in base al tipo di carta e alle dimensioni del supporto.
 

La stima dei danni sull'originale

I principali difetti che ci troveremo a correggere saranno probabilmente la rimozione di texture geometriche ripetute come ad esempio nella carta millepunti, il ripristino del contrasto, la rimozione di dominanti di colore, lo sbiadimento dei colori, la rimozione di polvere, graffi, strappi, muffe e funghi e la ricostruzione di parti mancanti. A volte, inoltre, l'originale sarà “incorporato“ in un vetro o in una cornice che non sarà possibile rimuovere: ho in casa una foto che ha circa la mia età, dove mio fratello mi tiene in braccio appena nato. L'originale chissà quanti anni fa è andato perso. Non mi azzarderei mai a rimuovere un vetro che sembra incollato con il rischio di danneggiare irreversibilmente l'unica copia rimasta; quello è un compito per un restauratore “analogico“.
Cercando di riassumere ulteriormente i difetti tipici da correggere, possiamo restringere il campo a problemi riguardanti:

• il contrasto (foto sbiadite, strappi, graffi, pieghe, muffe)
• il colore (dominanti, perdite di saturazione, muffe)
• il supporto (trama della carta, argentatura)

È possibile trovare altri difetti, ma di solito questi sono “scomponibili“ in quelli sopra citati. Il terzo punto è quello determinante, più degli altri, per quanto riguarda la tecnica di acquisizione: carte che presentano una trama o foto che presentano il difetto dell'argentatura sono estremamente difficili da scansionare. Ma molto meno da riprodurre utilizzando una fotocamera.

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La riproduzione fotografica

 

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La trama della carta è da considerarsi un difetto da rimuovere, al pari di strappi e graffi. La foto rappresentata ha circa cinquant'anni di età ed è stampata su carta millepunti, un tipo di supporto piuttosto diffuso all'epoca. La trama è dovuta alla struttura stessa della carta quindi non è un reticolo stampato sull'immagine; ci troviamo di fronte a qualcosa di tridimensionale anche se in forma di ridottissimo volume. Per una migliore qualità operativa nelle fasi di ritocco è caldamente consigliata la ripresa in RAW/NEF per godere della maggiore qualità attraverso uno sviluppo in ViewNX 2 o Nikon Capture NX 2 con Nikon Picture Control Neutral.


La foto sopra rappresentata presenta un difetto che rende difficile l'acquisizione tramite scanner: la trama della carta.
La foto presa in esame ha circa cinquant'anni di età ed è stampata su carta millepunti, un tipo di supporto piuttosto diffuso all'epoca. Questa trama è dovuta alla struttura stessa della carta quindi ci troviamo di fronte a un soggetto simile a qualcosa di tridimensionale. Il motivo per cui lo scanner è difficile da utilizzare è piuttosto intuitivo: la luce dello scanner colpisce il soggetto da riprodurre con un angolo fisso, che mette in evidenza questo rilievo più di quanto si percepisca osservando la stampa tenendola in mano. La tecnica di solito utilizzata per eliminare questo difetto è quella dell'acquisizione multipla dell'originale variando la direzione della luce, di modo da avere quattro o più foto in cui le luci e le ombre riportate sulla carta si trovino in posizioni opposte e complementari, come semplificato nelle illustrazioni di seguito.

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Riproducendo una stampa non perfettamente “liscia” quindi in un certo senso “tridimensionale” si generano di fatto delle micro ombre orientate in base alla direzione della luce. Come mostrato a lato si può sintetizzare il concetto come su piccoli coni dove la parte scura rappresenta quella opposta al lato illuminante. Scattando quattro fotografie su stesso set di luci, ma ruotando l'originale ogni volta di circa 90°, otterremo lo stesso soggetto con ombre e luci opposte e complementari, semplici da rimuovere facendo la “media” delle immagini. Il concetto di micro ombre rimuovibili dalla funzione matematica “media” è perfetta allo scopo oltre che risultare applicabile anche in altri contesti di soggetti statici.
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Vediamo come trasformare la Nikon Reflex DSLR dotata di obiettivo Micro Nikkor in uno scanner. Per i primi test ho utilizzato una Nikon D700 poi completati con una D800 per la più alta risoluzione offerta, un AF-S VR Micro-Nikkor 105mm f/2.8G IF-ED, un treppiede Manfrotto 190xpro, una testa Manfrotto 410 a cremagliera, due lampeggiatori Nikon SB-910 su uno stativo e un ombrello bianco traslucido.

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IL SET DI RIPRODUZIONE
- Cristallo “superchiaro”
- Originale da restaurare
- Carta millimetrata
- Supporto girevole
- Sgabello

Ho creato un supporto girevole con: uno sgabello, un portafrutta girevole di marmo (anche un supporto gira-TV va bene, meglio ancora una testa panoramica, se già la possedete), carta millimetrata, una lastra di cristallo “superchiaro” e un foglio di plastica nera alto un paio di millimetri facile da ritagliare con un normale cutter da carta.
É fondamentale riuscire a posizionare il sensore della reflex perfettamente parallelo al piano di acquisizione, io ho utilizzato il treppiede ruotando la colonna centrale in posizione orizzontale.

Tracciate con una matita sottile le diagonali su un foglio di carta millimetrata e posizionatelo su un supporto piano e girevole. Adagiate sopra la foto da riprodurre centrandola rispetto alle diagonali riportate a matita e allineandola con le righe del foglio, con un po' di attenzione riuscirete a centrarla in modo perfetto. Sopra posizionate la lastra di cristallo superchiaro da 1cm di spessore così da schiacciare l'originale e mantenerlo piano. Posizionate la reflex di modo che il sensore sia perfettamente parallelo al piano di acquisizione e risulti inoltre centrato rispetto al centro di rotazione del piano. Per evitare che il flash pop-up della Reflex (usato come master per comandare in Wireless i-TTL i flash Nikon SB-910) risulti visibile come riflesso sul cristallo, utilizzate l'accessorio Nikon SG-3IR oppure ritagliate un quadrato di plastica nera in modo che l'obiettivo sia infilato al suo interno e utilizzate il paraluce dell'obiettivo per bloccarlo. Se necessario potete utilizzare un paio di morsetti a molla per fissare la plastica al treppiede, nel caso il foglio sia troppo pesante. In ogni caso il risultato deve essere quello di bandierare il piccolo flash commander. Se volete essere certi del risultato posizionate uno specchio al posto del cristallo e fate uno scatto di prova: deve essere visibile solo la lente frontale dell'obiettivo contornata dal paraluce e da uno sfondo nero, cioè il nostro foglio di plastica. Può essere utilizzato allo stesso modo un pezzo di polistirolo a cui sia stato precedentemente accoppiato un cartoncino nero opaco o una striscia di stoffa nera non lucida. È sufficiente una spruzzata di colla spray, tipo Spraymount o simili, per ottenere un risultato eccellente.
 

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Come unità flash remote wireless i-TTL Nikon Creative Lighting System pilotati dall'opzione Commander del flash integrato, possono essere impiegati i flash macro SB-R200 oppure le unità flash Nikon Speedlight SB-700 oppure
SB-800/900/910.
Un dettaglio del foglio usato per “bandierare” e il morsetto che lo tiene fermo. È anche possibile utilizzare il Live View per la messa a fuoco a rilevazione di contrasto. Per evitare riflessi indesiderati spegnere le luci della stanza.

NOTE SUL COMANDO WIRELESS NIKON CREATIVE LIGHTING SYSTEM “CLS”
Tutte le Nikon Reflex DSLR supportano il sistema di illuminazione creativa wireless Nikon "CLS". In un sistema Creative Lighting System si distingue il ruolo del Master Commander (chi comanda il sistema wireless di comunicazione, misurazione quindi attivazione flash) e quanti flash remoti slave si desidera (unità flash che concorrono all'illuminazione). La funzione Commander (possibilità di pilotare in i-TTL wireless “CLS” le altre unità flash) è incorporata nel flash integrato di Reflex DSLR di fascia medio/alta come ad esempio Nikon D70/80/90/300s/700/7000/7100/600/800 ecc. Le Nikon Reflex di fascia bassa o le Reflex prive di flash incorporato che non possono adempiere al ruolo "Commander”, possono entrare a pieno titolo nel Nikon CLS adottando, sulla slitta superiore, un flash che operi da Master Commander (SU-800, SB-700/900/910) per tutte le altre unità remote slave. Le compatte COOLPIX P7700 e P7800 hanno opzione Commander operativa nel flash integrato ma possono comandare in wireless “CLS” un solo canale/gruppo.

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