Analizzeremo il funzionamento dell'esposimetro per ottenere esposizioni personalizzate, anche in condizioni limite. Vedremo l'operatività del “Fill Flash” di schiarita e riempimento, il “Motion Snapshot” e la “Cattura immagine migliore” attraverso alcune delle molteplici peculiarità offerte dalla robusta AW 1, compatta ad ottica intercambiabile del sistema Nikon 1.
È arrivato l'inverno e finalmente possiamo rispolverare gli sci per solcare le nostre amate piste in montagna, o semplicemente andare a rilassarci godendo della quiete invernale in un parco cittadino ricco di piccoli abitanti, ma da amanti della fotografia potremmo forse farci sfuggire l'occasione di portare a casa degli splendidi scatti? Ovviamente no, ma per non tornare a casa delusi, sarà utile comprendere come le moderne fotocamere digitali ragionano così da sfruttarne al meglio gli innovativi automatismi e massimizzare la creatività quando decidiamo di essere noi a determinare come dovrà essere lo scatto finale. I concetti di seguito espressi possono essere utili sia se si dispone di una fotocamera reflex, una mirrorless compatta ad ottiche intercambiabili, oppure una compatta; giova infatti ricordare che in campo fotografico non contano solo i megapixel, ma se state leggendo queste righe, sarete certo già pienamente coscienti di ciò. Naturalmente tutto sarà più agevole se state utilizzando o se pensate di utilizzare a breve un gioiellino tecnologico come la Nikon 1 AW1. Dopo aver visto le sue esclusive potenzialità subacquee attraverso l'eXperience di Erik Henchoz, vedremo adesso un impiego in montagna.
L'esposimetro: Matrix, Ponderata centrale e Spot
Quando si scatta una fotografia ci si affida sempre più spesso agli automatismi, grazie ai progressi della tecnica e del sistema esposimetrico Nikon Color Matrix, i risultati sono quasi sempre ottimi, ma talvolta in condizioni di luce “difficile” con qualunque fotocamera, dalla reflex super professionale alla compatta, si possono riscontrare interpretazioni incoerenti con quanto desiderato circa esposizione. Ciò accade tanto quando decidiamo di utilizzare i modi di scatto semi automatici (esposizione a priorità di diaframmi e priorità di tempi) che nel caso in cui la scelta ricada sulla modalità manuale. Una delle condizioni che notoriamente rende più dura la vita all'esposimetro, è la presenza di vaste zone coperte di neve, ed è proprio il caso in cui ci si imbatte sulle piste da sci; risulta quindi quanto mai utile conoscere i processi interpretativi della scena per consentire al fotografo di apportare quelle piccole ma determinanti correzioni che possono fare la differenza fra una foto ed una bella foto. Per i nostalgici della pellicola potremmo rispolverare la “regola del 16”, la quale dice empiricamente che in una giornata di pieno sole con un diaframma f/16 per ottenere una corretta esposizione dobbiamo semplicemente impostare un tempo di otturazione pari al reciproco della sensibilità ISO cui abbiamo settato la fotocamera digitale e di conseguenza tutte le coppie equivalenti. Ma ne siamo proprio sicuri? E se fossimo in ombra? Ma poi è questo il risultato che vogliamo ottenere?
Spesso si è abituati nei film ed in tv a vedere fotografi che, con in mano un esposimetro esterno, misurano la quantità di luce andandosi a posizionare là dove sono i soggetti. Argomento che avevamo visto nel corso di fotografia e cultura dell'immagine di NikonSchool che riprendiamo in questo contesto in senso pratico. Gli esposimetri esterni comunemente detti a “luce incidente”, misurano l'effettiva quantità di luce presente sulla scena, restituendo un dato molto preciso non influenzato dalla riflessione del soggetto, che consente di scegliere la più adeguata coppia tempo/diaframma permettendo di ottenere una oggettiva esposizione in qualsiasi situazione.
Ma come funziona l'esposimetro di una fotocamera che deve invece effettuare la misurazione dal punto in cui il fotografo scatterà la foto (quindi misurando la luce riflessa) e perché questo strumento può essere tratto in inganno da una scena sulla neve? Tutti gli esposimetri presenti nelle fotocamere per indicarci la corretta coppia tempo/diaframma quantificano l'intensità della “luce riflessa” dalla scena, in particolare le reflex e le mirrorless compatte ad ottica intercambiabile sono dotate di un esposimetro del tipo TTL (Through The Lens) che misura cioè l'effettiva quantità di luce che “attraversa l'obbiettivo” e giunge sul sensore al netto di tutto ciò che ad esso è anteposto e ne influenza l'intensità (tiraggio dell'ottica, tipo di lenti, filtri). La quantità di luce presente sulla scena è ovviamente un dato essenziale che, in funzione della sensibilità ISO a cui stiamo lavorando, ci permette di scegliere la coppia tempo/diaframma che riteniamo più adatta per ciò che vogliamo rappresentare con la nostra fotografia; ad esempio utilizzando un diaframma molto aperto ed un conseguente tempo veloce per un ritratto che si staglia su un meraviglioso sfondo sfocato o per congelare un amico impegnato in uno slalom oppure l'impiego di un tempo lento e quindi un diaframma piuttosto chiuso per potersi divertire con il “panning” e dare maggior “appeal” all'evoluzione di uno snowboarder. Il processore della fotocamera riceve quindi un'informazione sulla quantità di luce presente sulla scena che viene interpretata in funzione della misurazione esposimetrica selezionata nella fotocamera. I modi di esposizione più comuni, presenti anche sulla Nikon 1 AW1, sono: Matrix, Ponderata centrale e Spot.
Con la modalità Matrix la fotocamera esegue la misurazione su un'area estesa del fotogramma tenendo conto della distribuzione della luminosità, del colore, della composizione e della distanza dal soggetto; tutti questi dati vengono confrontati dal processore della fotocamera con un ampio database di situazioni luce ed una volta trovata quella più simile a ciò che stiamo misurando in quel momento, la fotocamera sarà in grado di suggerirci i corretti parametri di scatto nella maggior parte delle situazioni. Questa modalità è quella normalmente più efficace nelle situazioni al limite come gli scatti sulla neve. La seconda modalità Ponderata centrale legge anch'essa l'intero fotogramma ma assegna una maggiore importanza all'area centrale; è infatti la classica misurazione esposimetrica utilizzata per i ritratti, dove è certamente più importante la corretta esposizione del soggetto rispetto allo sfondo. Infine con il metodo Spot la fotocamera misura una piccola porzione del fotogramma in prossimità del punto di messa a fuoco selezionato. Quest'ultima modalità è utile al fotografo per fornire un'indicazione esposimetrica il più precisa possibile di ciò che si sta ritraendo senza che altre parti della scena possano influire sulla lettura.
Vi starete allora chiedendo perché la neve possa influenzare una corretta lettura esposimetrica, per comprenderlo è necessario ricordare che le fotocamere, pur dotate di sofisticata elettronica ed elevata “intelligenza artificiale”, non sono ancora in grado di “pensare” anche se la precisione dei risultati di fotocamere come la Nikon 1 AW1 potrebbero portarci a crederlo. L'esposimetro di una fotocamera non potrà quindi “mai” sapere o capire in autonomia se l'entità di luce misurata è frutto di una lettura diretta sul punto luce oppure la stessa riflessa (quindi la parte non assorbita dal soggetto) dal soggetto bianco, nero, grigio, colorato, variopinto ecc.
SPOT LUCE DIRETTA
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SPOT LUCE DIRETTA +1
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SPOT LUCE RIFLESSA
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SPOT LUCE RIFLESSA +1
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In misurazione Spot, sopra mostrata in modalità di esposizione Program “P”, la fotocamera impiegherà l'accoppiamento tempo/diaframma (ed ISO qualora attiva l'opzione ISO Auto) per rendere la scena esposta in luminosità come grigio medio. Per semplificare la lettura dell'istogramma abbiamo volontariamente riempito il fotogramma di unica intensità luminosa. A sinistra su cielo terso quindi luce diretta e a destra a luce riflessa inquadrando una scrivania bianca illuminata dalla luce a fluorescenza della stanza. Senza compensazioni l'istogramma sarà correttamente concentrato nelle densità luminose del terzo quadrante ed applicando una compensazione +1, si sposterà ulteriormente a destra.
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Nella realtà, per valutare la corretta coppia tempo/diaframma, gli esposimetri a “luce riflessa” assumono che il mondo che ci circonda sia fatto di toni medi (né troppo chiari, né troppo scuri) e sono stati tarati per restituire un valore corretto solo in questo “mondo grigio”. In pratica l'esposimetro legge la luce riflessa dalla scena, ed essendo appunto regolato sul valore di riferimento, individuato per convenzione con quello di un grigio medio che riflette circa il 18% della luce che lo colpisce, ci restituirà una coppia tempo diaframma che a sua volta farà si che la fotografia riproduca una perfetta scena in tono medio. In definitiva i valori restituiti dall'esposimetro saranno giusti solamente se il tono del soggetto è medio e/o se la scena da fotografare ha una equa distribuzione di zone chiare e scure. Ma se con la nostra fotocamera stessimo inquadrando una bella distesa di neve? Come si comporterebbe l'esposimetro? Ebbene essendo tarato su tonalità che riflettono circa il 18% di luce, e trovandosi invece davanti ad una situazione in cui si arriva a valori pari a circa l'80-90%, “penserebbe” che il nostro tono medio in quel momento sia fortemente illuminato e ci suggerirebbe di chiudere molto il diaframma o adottare un tempo di scatto molto veloce per riportare la scena a valori prossimi al 18% permettendoci così di ottenere una neve di un “meraviglioso” grigio medio.
Come può quindi intervenire il fotografo in quei casi in cui l'elettronica della fotocamera ha bisogno del nostro aiuto per interpretare la scena? La soluzione è piuttosto semplice. L'esposimetro, credendo erroneamente che la nostra distesa innevata sia un tono medio e trovandosi quindi molta più luce di quanta se ne aspetti (visto il potere riflettente della neve bianca rispetto al grigio medio), ci suggerirà di farne arrivare meno al sensore per ottenere una giusta esposizione della scena; a questo punto noi non dovremo seguire questa indicazione ma andare nella direzione opposta applicando cioè una sovraesposizione, in modo che possa pervenire più luce al sensore di quella suggeritaci dalla fotocamera.
Se stiamo scattando nel modo M (Manuale), guardando l'indicatore di esposizione dovremmo scegliere una coppia tempo/diaframma tale per cui il cursore si posizioni sulla posizione “0”, ad indicare una corretta esposizione della scena secondo la lettura della luce fatta dalla fotocamera; ebbene in questo caso la soluzione sarà invece quella di modificare i parametri aggiungendo circa 1 stop (questo valore è indicativo) di luce, ci troveremo di conseguenza con il cursore che sarà posizionato verso il segno “+”.
Ad esempio se l'indicatore si trova sullo “0” con i valori di diaframma f/16 e tempo di otturazione 1/250” per catturare più luce sarà sufficiente aprire il diaframma ad f/8 oppure ridurre il tempo di otturazione ad 1/125”. Se invece stiamo utilizzando i modi P, S, A in abbinamento alla misurazione Ponderata centrale o Spot, dobbiamo compensare l'esposizione introducendo una sovraesposizione di circa 1 stop (1EV).
Nei modi di scatto P, S, A è possibile impostare una compensazione dell'esposizione rispetto a quanto calcolato dagli automatismi della fotocamera. È sufficiente premere il pulsante che si trova sul multiselettore.
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Sempre con il multiselettore potremo scegliere dei valori positivi per sovraesporre o negativi per sottoesporre. Nella Nikon 1 AW1 la variazione in incrementi di 1/3 EV è possibile nel range compreso fra -3EV e +3EV.
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Per quanto riguarda le fotografie sul manto nevoso, una sovraesposizione di +1EV dovrebbe consentire di ottenere una neve bianca correttamente esposta.
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