Uno sguardo al di là del visibile
Trovarsi con un'ottica tanto omogenea nel comportamento, alle varie focali e alle varie distanze, accresce la curiosità di indagare anche nell'infrarosso. Scattare fotografie in infrarosso consente di allargare le proprie possibilità creative, si entra in un altro mondo della fotografia, con contrasti e tonalità totalmente diversi. Cieli scuri, prati candidi e contrasti esasperati. I primi mesi dell'anno non sono certo i migliori per dedicarsi alla fotografia IR, i prati infatti sono ancora bruciati dal freddo e l'assenza di clorofilla non permette di avere quei contrasti tonali tanto marcati nelle foto in IR, inoltre i cieli lattiginosi, poco si prestano a offrire un qualche aspetto coreografico all'immagine. Ma per valutare le prestazioni dell'ottica, non sono necessari, fortunatamente.
Per l'occasione ho utilizzato una Nikon D40 modificata con un filtro clear sul sensore e un filtro IR avvitato all'obiettivo con una banda passante libera dai 720nm in su. La reflex modificata ha permesso di scattare con tempi di posa molto brevi, evitando così il rischio di sfocature dovute al movimento dell'erba o dei rami degli alberi spinti dal vento. Infatti, con le reflex tradizionali, poco sensibili alle lunghezze d'onda tipiche dell'infrarosso, occorrono tempi di posa di svariati secondi, anche di giorno con il sole, aumentando il rischio di risultati contaminati dal movimento del soggetto stesso durante la posa. Inoltre, la Nikon D40, a parte il sensore in standard DX, offre una dimensione dei pixel molto vicina a quella dei fotorecettori del sensore della D700, rendendo così i risultati in parte confrontabili con quelli ottenibili dalla reflex full frame.
A sinistra lo scatto a tutta apertura mentre a destra la ripresa è stata effettuata con il diaframma chiuso a f/9.
Anche a tutta apertura, come si evince da questo particolare ingrandito, la resa è soddisfacente.
Chiudendo il diaframma a f/9 la qualità aumenta e si estende anche la profondità di campo, offrendo così una maggiore
sensazione di nitidezza complessiva dell'immagine.
A sinistra l'immagine a tutta apertura e a destra la ripresa a f/9. Si nota solo un leggero, quanto fisiologico,
aumento della vignettatura nello scatto a f/4.5.
Dire che sono uguali non si può, ma la differenza è davvero sottile. Ricordo che queste immagini non sono state trattate
con maschere di contrasto o altre procedure atte ad incrementare la sensazione di nitidezza, ma solo modificate tramite
le curve e i livelli per offrire il giusto contrasto alla fotografia. Procedendo con una leggera Maschera di Contrasto
“Unsharp Mask” è possibile incrementare ulteriormente la sensazione di nitidezza percepita.
A questo punto considerato passata anche la prova IR, con risultati molto buoni, migliori a 85mm ma comunque
pienamente utilizzabili anche alle focali inferiori.
UN CONFRONTO ALL'AMERICANA
Fin qui abbiamo visto gli ottimi risultati partoriti da quest'ottica, in particolare abbinata alla Nikon D700. Per avere ancora più chiara la percezione del valore di questo zoom ho voluto fare un confronto con un'ottica diversa, una focale fissa che, sulla carta, dovrebbe avere solo vantaggi rispetto a uno zoom. Ho scelto il Nikkor 24mm f/2.8, celebre per la sua nitidezza, anche se ottimizzata al centro ai diaframmi maggiori. Ho fatto una serie di scatti, con la reflex su treppiede a tra diaframmi: tutta apertura, f/5.6 e f/11.
A tutta apertura si nota una maggiore vignettatura nell'immagine ripresa con il 24mm f/2.8 fisso, la nitidezza del particolare ingrandito è invece del tutto comparabile per le due ottiche.
Tuttavia, andando a ingrandire una porzione del campo, e schiarendola allo stesso modo per entrambe le fotografie,
si nota come l'immagine ottenuta con lo zoom, a destra, contenga più informazioni e non presenti residui cromatici intorno
agli oggetti più luminosi, presenti invece nello scatto eseguito con l'ottica a focale fissa, un progetto ottico valido
ma ormai datato e che non utilizza vetri ED, presenti invece nello schema ottico dello zoom.
A f/5.6 lo zoom mostra le stesse prestazioni ottenute a tutta apertura mentre l’ottica fissa migliora il contrasto.
A f/11 le prestazioni si riallineano con entrambe le ottiche che danno il meglio di sé.
A 24mm le prestazioni dello zoom sono ottimizzate per la massima apertura, con una resa sorprendentemente uniforme su tutto il fotogramma. Chiudere il diaframma non permette di migliorare la resa, se non a valori intorno a f/11 e comunque con prestazioni solo poco superiori rispetto al diaframma massimo, per cui è consigliabile sfruttare questo obiettivo ai diaframmi più aperti, e diaframmare solo per gestire l'estensione della profondità di campo. Il confronto con un'ottica fissa, è stato combattuto ad armi pari.
Prima di concludere, voglio mostrare l'effetto della diffrazione su di un'ottica come questa in abbinamento a un sensore
FX.
Alla focale di 85mm con un sensore FX la diffrazione influisce in modo leggero, seppur avvertibile, passando dal diaframma maggiore, f/4.5 (a sinistra), a quello più chiuso, f/29 (a destra). A differenza infatti dei piccoli sensori DX che, per le leggi
dell'ottica già da f/11 iniziano a soffrire per l'aumento della diffrazione, sui sensori più grandi ci si può spingere fino a f/16-22, prima che il problema diventi avvertibile.
Conclusioni
Sembra scontato, ma non si può che rimanere soddisfatti da un'ottica come questa. È un giusto complemento per la Nikon D700, in quanto le prestazioni di questo obiettivo ben si sposano con il sensore in formato FX. Inoltre, anche le prestazioni in DX non sono da meno e potrebbe rivelarsi un'ottima ottica da ritratto per le reflex dal sensore più piccolo. La nitidezza è molto buona, ottima a 85mm e un poco meno brillante a 24mm, ma a questa focale già a f/3.5 si ottiene già quasi il massimo delle prestazioni di cui è capace questo piccolo zoom, un particolare da non trascurare. Si tratta di un obiettivo dalla resa molto uniforme, a tutti i diaframmi e a tutte le focali; davvero rassicurante.
Le dimensioni compatte e la luminosità massima pari a f/3.5-4.5 lo rendono un tuttofare. L'autofocus, non ne ho parlato nel testo, ma è veloce e, soprattutto preciso. I motori a ultrasuoni ormai sono un sistema collaudato ed efficiente. Ci si potrebbe lamentare dell'assenza di un sistema VR, ormai presente in quasi tutti gli zoom di questa fascia, ma ciò avrebbe voluto dire un aumento delle dimensioni e del peso, che invece sono decisamente contenuti e rendono questo zoom molto pratico da portare sempre con sé. Davvero esemplare la resistenza ai riflessi e ai flare e ben corrette le principali aberrazioni ottiche, con la distorsione che passa da valori a barilotto a quelli a cuscinetto passando da 24mm a 85mm, ma sempre percentualmente bassa e quindi poco fastidiosa, se non per alcune tipologie di riprese come l'architettura o la riproduzione di documenti (salvo gestire le correzioni via software su scatti RAW/NEF); ma a 35-40mm la distorsione è virtualmente assente, e si può sfruttare questa lunghezza focale in caso di bisogno in tal senso. Brillante a distanza ravvicinata e in IR, ed in entrambi i casi, la focale di 85mm è quella che esibisce i migliori risultati. Buona la costruzione meccanica, con la baionetta in metallo e il movimento della zoomata lineare e senza scatti. I filtri da 67mm non sono uno standard in casa Nikon che di norma adotta le misure di 62mm o 72mm, anche se recentemente lo zoom Nikkor 16-85mm f/3.5-5.6G AF-S IF ED DX monta lo stesso tipo di filettatura da 67mm. Si tratta indubbiamente di uno dei migliori zoom “normali” dal costo e dimensioni contenute, superiore per molti aspetti al Nikkor 24-120mm f/3.5-5.6 AF-S VR IF ED che offre una maggiore escursione focale, uno stabilizzatore ottico ma anche un peso, dimensione e un prezzo ben diverso.
Un'ottica da considerare attentamente.