L'attrezzatura:
"Fotocamera, Obiettivo, Scatto Remoto, Illuminazione, Braccio di Supporto, Filtro, Bilanciamento del Bianco, Esposizione, Treppiedi, Testa e Bolla"
- FOTOCAMERA
La Nikon D300 regina del formato DX oggi disponibile in versione D300s con funzionalità video, è risultata ideale per il lavoro di fotoriproduzione delle pergamene in condizioni di luce standard, assicurando un elevata qualità di immagine. Qualora si cercassero soluzioni ai massimi livelli di gamma, comunque non necessari in questi impieghi come dimostrato di seguito, ci si potrà orientare sull'ammiraglia full frame 35mm FX D3s oppure sulla D700.
Le curve di sensibilità e di trasmittanza allo spettro sono disponibili in questo eXperience.
- OBIETTIVO
L'obiettivo utilizzato è il Nikkor 50mm AF f/1.8D che notevoli risultati ha dato nella fotoriproduzione delle pergamene in condizioni di luce standard, in termini di messa a fuoco su tutta l'area della pergamena (e quindi con testo leggibile su tutta l'area fotografata) e resa cromatica degli inchiostri e delle pergamene. Benché l'obiettivo non sia di ultima generazione, lo schema ottico abbastanza simmetrico e la focale molto semplice, lo rendono un classico che oggi da ottimi risultati anche nel digitale, soprattutto nei sensori DX perché in questo modo, si sfrutta la parte centrale dell'ottica che è sempre la migliore. Inoltre il 50mm applicato alla D300 diventa, circa la relazione di angolo di campo, equivalente ad un 75mm e permette di mantenere una distanza dal soggetto tale per cui l'immagine non subisce una deformazione geometrica data, al contrario, da una distanza troppo ravvicinata.
Obiettivo NIKKOR 50mm f/1,8
- SCATTO REMOTO
Dovendo lavorare in condizioni di luce molto debole, i tempi di scatto si dilatano, e l'utilizzo dello scatto remoto Remote Cord MC-30, unitamente ad un treppiede, diventa indispensabile. Ovviamente restano impiegabili, se preferibili, soluzioni di scatto remoto Wi-Fi abbinate al software Camera Control PRO 2 o wireless via radio.
Scatto remoto
- ILLUMINAZIONE
La lampada di Wood utilizzata è la Model 18 Superlight della Stockeryale, illuminatore fluorescente circolare doppio, in grado di emettere UV a 365nm che non necessita di filtro UV barriera per la luce visibile parassita, essendo già incorporato al tubo che emette la radiazione UV. La particolarità di questa lampada di tipo anulare, è l'apertura centrale che consente il passaggio preciso dell'obiettivo 50mm Nikkor utilizzato che possiede un diametro di 52mm.
Lampada di Wood
- BRACCIO DI SUPPORTO
Al fine di posizionare la lampada di Wood perfettamente allineata all'obiettivo della fotocamera ed in posizione perpendicolare alle pergamene, grazie a Giorgio Siboni di Fotoflash di Ravenna, ho potuto avere a disposizione un supporto Manfrotto robusto ma allo stesso tempo maneggevole e leggero.
Supporto Manfrotto
Filtro UV Hoya
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- FILTRO
Nonostante la D300 monti un filtro UV cut, sono state fatte delle prove con un filtro UV della Hoya con passo 52mm per cercare di eliminare completamente l'UV riflesso che provoca l'azzurramento dell'immagine.
- BILANCIATORE DEL BIANCO E DELL'ESPOSIZIONE
Per bilanciare il bianco ho utilizzato l'Expodisc neutro, mentre per il bilanciamento dell'esposizione, ho utilizzato l'Ezybalance della Lastolite.
Expodisc
Ezybalance- Lastolite
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- CAVALLETTO, TESTA E BOLLA
Indispensabili per una immagine nitida e precisa per il lavoro di fotoriproduzione, sono il treppiedi, una testa ruotabile in tre direzioni adatta a supportare il peso della fotocamera con obiettivo (in questo caso della Manfrotto), e una bolla per reflex per posizionare perpendicolarmente la fotocamera al piano della pergamena.
Testa Manfrotto
Il progetto
Il progetto per il quale mi sono state commissionate le foto e da cui è nata questa eXperience, è parte di un programma avviato nel 1981 e denominato "Genizah italiana". Scopo di questo progetto è quello di censire, catalogare e, oggi, digitalizzare tutti i frammenti di manoscritti ebraici medievali rinvenuti in Italia. Attualmente, il progetto è portato avanti dal Prof. Mauro Perani, docente di Lingua e letteratura ebraica presso la Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna, sede di Ravenna e dalla Dott.ssa Enrica Sagradini, tecnico del Laboratorio di Codicologia ed Epigrafia Ebraica del Dipartimento di Storie e Metodi per la Conservazione dei Beni Culturali dell'Università di Bologna, sede di Ravenna. Con il termine "Genizah Italiana" si indica l'insieme dei frammenti di manoscritti ebraici che, riusati come legature, sono conservati nelle biblioteche e negli archivi italiani.
Il riuso del manoscritto, non solo quello ebraico, è un fenomeno noto sin da epoca antica, soprattutto a motivo delle proprietà di robustezza e resistenza della pergamena (generalmente in pelle di pecora), che proprio per tali motivi veniva riutilizzata per altri scopi, tra i quali appunto quello di avvolgere come copertina registri, atti o documenti di altro genere, oggi conservati in archivi e biblioteche.
Nel caso del manoscritto ebraico, tuttavia, questa prassi segnò un notevole incremento verso la metà del Cinquecento a seguito di un inasprirsi della politica della Chiesa e in particolare dell'Inquisizione nei confronti degli ebrei; vale la pena, in questo senso, ricordare la bolla papale Cum Nimis Absurdum emanata da Papa Paolo IV nel 1555.
Un altro elemento che favorì questo fenomeno di "riciclaggio della pergamena", facendo sì che migliaia di frammenti di manoscritti ebraici siano giunti sino a noi – ad oggi in Italia sono stati scoperti circa 10.000 frammenti –, è da attribuire anche al diffondersi, a metà del Cinquecento, del libro a stampa, che determinò un crollo del valore del manoscritto, di cui, gli stessi ebrei si liberavano volentieri per avere delle nuove edizioni a stampa.
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