Il termine fotosub, anche se abbastanza moderno come uso e diffusione, è molto antico (tanto che il primo manuale di fotosub fu scritto nell'Ottocento).
Nel 1893 Lous Boutan pubblica "La photographie sous-marine et le progrès de la photographie" (chi è interessato può trovarne copia presso la Biblioteca Nazionale a Parigi, non sono a conoscenza di copie anastatiche), libro che non ha perso del tutto la sua attualità nella descrizione dei problemi fotografici che incontra chi si appresta ad andare sott'acqua con un apparecchio fotografico.
Boutan lavorò alla realizzazione di una custodia pensata per una fotocamera la "Detective" (una "compatta" formato 9x12 che permetteva la sostituzione delle lastre senza doverla aprire).
La custodia che venne fuori era fatta in rame, a fuoco fisso, dotata di tre oblò e con guarnizione in caucciù. Il problema della pressione idrostatica venne risolto collegando alla custodia un pallone in gomma contenente aria.
Già nell'estate del 1893 Boutan effettua le prime foto, mentre, successivamente, riesce a scafandrare una 18x24 con possibilità di messa a fuoco (si trova sempre a Parigi nella stessa Biblioteca).
Questo il metodo utilizzato per la realizzazione della foto che vediamo a fianco
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Arriviamo al 1899 quando viene pubblicata la prima serie di foto sub dalla rivista Mc Clures Magazine (le foto furono realizzate da Simon Lake).
Dopo pochi anni, nel 1923, il Dr. W.H. Longley grazie all'utilizzo delle lastre autochrome fornite espressamente dai fratelli Lumiere (da Wikipedia: L'autocromia (o autochrome) è un procedimento di fotografia a colori basato sulla sintesi additiva, brevettato il 17 dicembre 1903 dai fratelli Lumière, o più precisamente, dalla "Sociètè Anonyme des Plaques et Papières photographiques A. Lumière et ses Fils"), riuscì, assieme ad un esperto della immancabile National Geographic Society, a fare le prime foto a colori che saranno pubblicate sul National Geographic Magazine nel 1926.
Nel campo della cinematografia arriviamo a poco prima della seconda guerra mondiale quando l'austriaco Hans Hass realizza le prime riprese.
Hass passerà alla storia per avere realizzato e costruito la famosa custodia in metallo fuso Rolleimarin per la Rolleiflex biottica.
Ad altri due francesi dobbiamo altri passi importanti nel campo della fotografia e della cinematografia subacquea: Ivanoff e Rebikoff. Al primo dobbiamo la risoluzione dei problemi riguardanti la nitidezza dell'immagine di soggetti subacquei, mentre al secondo si devono le prove e le soluzioni relative all'uso dei lampeggiatori elettronici.
Nonostante tutti questi passi in avanti dobbiamo aspettare agli anni '60 quando, per merito dell'ingegnere belga Jean Water, si progetta e costruisce la Calypso Phot, la prima vera fotocamera anfibia della storia, che, dopo essere stata acquistata come progetto dalla Nikon, diventerà famosa nelle varie versioni di Nikonos.
Anche in Italia abbiamo avuto pionieri molto validi. Victor De Santis, fu il primo operatore subacqueo professionista e la custodia che costruì per la sua fotocamera Robot è ora al Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Il famoso regista Folco Quilici è stato il primo al mondo a realizzare un film a soggetto Sesto Continente girato interamente in Mar Rosso.
Gli appassionati cominciano a raccogliersi e iniziano la loro opera le riviste del settore. Nel 1958 nasce Mondo Sommerso rimasta a lungo rivista insuperata ed esempio di ricerca applicata al miglioramento della qualità di ripresa.
La storia della fotosub continua così, ormai più arte che sport, tra alti e bassi e fasi alterne, attività che va praticata prima e soprattutto per se stessi, poco clamorosa e poco pubblicizzata ma fondamentale per apprezzare la bellezza della vita del nostro mondo.
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